In media nel 2022 i prezzi al consumo registrano una crescita pari a +8,1%
Se quindi da una parte sembra essere iniziata la curva discendente, pane e pasta, insieme ai cereali, si sono collocati al primo posto nella classifica dei rincari, portando ogni famiglia italiana nel 2022 a spendere in media 513 euro in più rispetto all’anno precedente.
L’aumento dei prezzi
Ma l’aumento dei prezzi lo si vede in quasi tutti gli alimenti, con al secondo posto l’aumento dell’11% delle verdure e +7,2% del prezzo delle carni, soprattutto del pollame, che costa circa 30 euro in più. Latte, formaggi e uova (+9,5%, pari a 69 euro), poi pesci e prodotti ittici (+7,7%, 40 euro), al sesto posto la frutta (+7,1%, 36 euro). Per quanto riguarda invece i prodotti non alimentari, al primo posto troviamo l’energia elettrica, con un astronomico +110,4%”, afferma l’Unc che indica al secondo posto i voli internazionali (+85,9%) e al terzo il gas naturale e di città (+73,7%)
Al netto degli energetici e degli alimentari freschi, i prezzi al consumo crescono del 3,8% (+0,8% nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici del 4,1% (+0,8% nel 2021).
Il rallentamento su base tendenziale dell’inflazione è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici, (che, pur mantenendo una crescita molto sostenuta, passano da +67,6% di novembre a +64,7%), in particolare della componente non regolamentata e ai prezzi dei Beni alimentari non lavorati e dei Servizi relativi ai trasporti;
In riferimento al dato annuale l’Istat precisa che si tratta «dell’aumento più ampio dal 1985 (quando fu pari a +9,2%), principalmente a causa dall’andamento dei prezzi dei beni energetici (+50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021)».
Guardando agli altri Paesi dell’Unione Europea, la risalita dei prezzi resta alta a dicembre ma rallenta nei confronti del mese precedente, con l’Italia che si mantiene al di sopra delle altre maggiori economie continentali. Basti pensare alla Germania (9,6), Francia (6,7) e Spagna (5,6). Il motivo principale? Il costo dell’energia e il nostro dipendere dall’estero.
Anche i Paesi dell’est Europa hanno registrato tassi molto alti: oltre il 20% in Lettonia e Lituania, 17,5% in Estonia, 15% in Slovacchia.
E il 2023?
Gli economisti parlano di un calo graduale a livello mondiale, ma sempre relativamente alle diverse aree.