intelligenza artificiale ChatGPT

Intelligenza artificiale: di chi è il diritto d’autore?

Di
Luca Francescangeli
21 Febbraio 2023

In queste settimane siamo un po’ tutti pazzi per l’intelligenza artificiale o IA. In particolare, milioni di persone in tutto il mondo stanno testando le capacità, talvolta stupefacenti, di Chat GPT-3, l’ultima soluzione creata dall’americana OpenAI. Si tratta di una sorta di genio della lampada che può – apparentemente – rispondere a qualsiasi quesito, imparando dalle nostre stesse domande. Chat GPT-3 può produrre testi di qualsiasi tipo: da articoli accademici a testi musicali, da strategie di marketing ad articoli di giornale. Alcune redazioni, come Buzzfeed in USA e il canale tematico Pop Economy in Italia, hanno già dichiarato di voler creare contenuti, anche giornalistici, attraverso l’IA.

 

Ernesto Belisario

 

Ma il diritto d’autore di questi testi a chi appartiene? All’utente che lo ha generato oppure a OpenAI? 

Abbiamo chiesto un parere all’avvocato Ernesto Belisario, senior partner dello studio E-Lex e specializzato in diritto delle telecomunicazioni.

“Il contenuto generato dall’utente può essere liberamente pubblicato dall’utente stesso – spiega l’avvocato Belisario – Lo stabiliscono i termini d’uso del servizio (https://openai.com/api/policies/service-terms/), all’interno dei quali sono riportate anche le regole che devono essere rispettate dagli utenti per la condivisione dei contenuti. A tal proposito, è previsto che l’utente debba indicare se stesso come autore del contenuto, così come deve esplicitare che lo stesso è stato realizzato attraverso la IA. In  pratica è come se chat GPT fosse solo uno strumento attraverso il quale l’utente crea il contenuto in questione”.

Inoltre, Chat GPT-3 utilizza per sua stessa natura una massa enorme di informazioni, spesso anche testi e risorse protette da diritto d’autore, per fornire le proprie risposte. Fonti che peraltro non è in grado di citare.

 

Cosa succede se nelle risposte date da Chat GPT vengono utilizzati passaggi protetti da diritto d’autore?

“I termini d’uso prevedono appositi recapiti, fisico ed elettronico, ai quali possa rivolgersi chiunque ritenga che sia stata violata la propria proprietà intellettuale. Questo consentirà al gestore del servizio di valutare la fondatezza del reclamo e le eventuali azioni da intraprendere, anche con riferimento alle modalità con cui l’algoritmo apprende”. 

 

Cosa succede se l’IA produce lo stesso testo per due utenti diversi ed entrambi poi pubblicano il testo come proprio?

“Si tratta di una eventualità non remota – risponde ancora l’avvocato Belisario – ricollegata alla natura stessa della tecnologia utilizzata, quella cioè del machine learning. Di conseguenza, in tal caso, nessuno degli utenti può vantare privative sul contenuto, anche in considerazione del fatto per cui – secondo le regole di pubblicazione – gli utenti devono sempre esplicitare che il contenuto è stato prodotto attraverso una soluzione di IA”.

 

Per utilizzare Chat GPT bisogna avere almeno 18 anni. Questo limite può scoraggiare l’utilizzo da parte di quegli studenti che vogliono utilizzarlo per barare su tesine e compiti a casa?  

Il limite dei 18 anni per l’utilizzo del servizio mi pare più che altro determinato dalla necessità di garantire un’adeguata consapevolezza in merito alle caratteristiche e ai limiti di tali soluzioni di IA – conclude l’avvocato Ernesto Belisario dello studio E-Lex – Ovviamente, accettando i termini d’uso, l’utente garantisce di usare il servizio lecitamente, manlevando il gestore da ogni responsabilità. Copiare è sempre vietato, indipendentemente dall’età. Le IA sono strumenti informatici e gli esseri umani rispondono dell’utilizzo che ne fanno. Del resto, nel mondo che tutti già ben conosciamo, nessuno penserebbe di fare causa ad Apple o Wikipedia perché magari uno studente li utilizza per copiare all’esame di maturità”.

Insomma, come tutti i settori ad alto impatto innovativo, anche le IA sollevano diversi dubbi legali e scoprono alcune criticità. Un esempio è il fatto che l’attuale informativa sulla privacy di ChatGPT non contenga le informazioni richieste dal GDPR europeo, ma faccia riferimento alla sola legge sulla privacy della California. In pratica per i cittadini europei non c’è trasparenza sul trattamento del dato. Il consiglio è di non condividere informazioni potenzialmente sensibili con la IA.

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