L’italiana D-Orbit sbarcherà a Wall Street. La società di logistica e trasporto spaziale si quoterà al Nasdaq attraverso la fusione con la statunitense Breeze Holdings Acquisition Corp, società di acquisizione per scopi speciali (SPAC). L’operazione dovrebbe concludersi entro il terzo trimestre del 2022. E porterà l’azienda a una valutazione di circa 1,28 miliardi di dollari. D-Orbit diventerà un unicorno.
«Sì, se tutto va bene, lo saremo dopo la quotazione. Ma io punto a diventare un rinoceronte. Forte, tosto, va avanti e produce valore. Il fine ultimo di un’azienda è questo: produrre valore e io lo vorrei fare a 360 gradi» ci racconta il Ceo Luca Rossettini.
«Quando Renato Panesi ed io abbiamo fondato D-Orbit nel 2011, avevamo la visione di creare la prima azienda di infrastrutture logistiche e trasporto spaziali. Sono lieto di confermare che è proprio ciò che abbiamo fatto. E questo annuncio rappresenta il passo successivo nel nostro viaggio per compiere la nostra missione: consentire l’espansione nello spazio e alimentare la new space economy».
L’azienda ha anche annunciato una partnership con The Bolden Group, organizzazione fondata dall’ex capo della Nasa Charlie Bolden, per la prossima fase di crescita.
«Abbiamo fatto enormi progressi. Siamo entusiasti di questa transazione con Breeze Holdings e The Bolden Group. E guardiamo avanti alla prossima fase di D-Orbit come una società quotata in Borsa» ha aggiunto Rossettini, che resterà alla guida dell’azienda anche dopo la fusione.
«Non avrei mai immaginato di arrivare fino a qui e ancora oggi non realizzo. Abbiamo lavorato un sacco: in quest’ultimo anno le missioni sono raddoppiate, abbiamo assunto persone, c’è stato il Covid. Ci siamo rimboccati le maniche. E oggi, dopo aver annunciato questa operazione, sto ricevendo moltissimi messaggi da altre aziende. Come fosse una notizia che facesse bene all’ecosistema. Abbiamo bisogno di credere in noi stessi. Si fa fatica a essere un’azienda europea, ma abbiamo talenti e innovazioni che il mondo ci invidia».
L’imprenditore con il sogno dello spazio
«Ho progettato tutta la mia vita per andare nello spazio» aveva raccontato a Millionaire. Laurea in ingegneria aerospaziale, due master, un Phd in propulsione spaziale avanzata, servizio militare da ufficiale paracadutista. Rossettini voleva diventare un astronauta. Nel 2008 ha partecipato al concorso dell’ESA. È arrivato 192° su 10mila candidati. Scartato nelle fasi finali, non ha abbandonato il suo sogno di andare nello spazio.
«Lo ricordo ancora il giorno in cui ho ricevuto la lettera che mi escludeva. Ero perso, era la mia unica chance. Avevo messo tutte le mie energie in quel concorso. Poi la vita fa sempre il suo corso. Qualche mese dopo, mi trovavo al Politecnico di Milano, ero andato in segreteria a ritirare un certificato. Girandomi di scatto, con lo zaino ho fatto cadere un rollup. Tirandolo in piedi l’ho guardato. Era il cartellone del Best, il programma della Commissione Fulbright. C’era un convegno proprio in quelle ore. Era la mia seconda occasione. Mi sono detto: costruirò la mia navicella per andare nello spazio. E farò un’impresa». Vi abbiamo raccontato qui la sua storia.
Oggi D-Orbit si occupa di trasporto e rilascio veloce in orbita di satelliti per clienti commerciali e istituzionali. Offre servizi di manutenzione orbitale. Sta sviluppando nuove possibilità legate al cloud edge computing. Ha realizzato soluzioni innovative per la rimozione e lo smaltimento dei detriti spaziali. «Siamo stati i primi a proporre soluzioni concrete per eliminare il problema dell’immondizia spaziale, e i primi a offrire servizi di taxi orbitale ai nuovi operatori satellitari commerciali».
Nel 2021 ha rilasciato in orbita decine di satelliti attraverso la sua piattaforma ION Satellite Carrier. Ad oggi ha lanciato sei missioni. Altre due sono già in programma per la prima metà del 2022.
«Guardo chi fa startup e li invito a non mollare. Se molli, perdi sempre. Invece un segreto per andare avanti c’è: bisogna leggere bene i cartelli, ossia le opportunità che arrivano, decidere velocemente e poi contare sull’ecosistema. Farsi aiutare. Creare scambi di esperienze. Ho portato in azienda super manager in pensione che avevano creato grandi aziende molto più avanti della mia. Da loro si può solo imparare».
«Lo spazio è la nuova frontiera»
Riguardo all’operazione, a quotarsi sarà la newco lussemburghese D-Orbit, che diventerà la holding sia di D-Orbit Spa sia di Breeze Holdings. Sarà la newco a emettere azioni ordinarie. Sul Nasdaq avrà il ticker DOBT. I proventi saranno utilizzati per accelerare gli investimenti nello ION Satellite Carrier, nei servizi avanzati, nelle capacità dell’infrastruttura cloud e nelle soluzioni di manutenzione orbitale. In più, D-Orbit amplierà il suo team.
Ad oggi, l’azienda ha 160 dipendenti, con uffici in Italia, Portogallo, Regno Unito, Stati Uniti.
«Puntiamo ad assumere nuovi talenti e soprattutto a trattenerli. Abbiamo creato una D-Orbit Academy per avere un impatto positivo sulle nuove generazioni, per spingerle a studiare le materie STEM».
In D-Orbit c’è una carta di valori condivisa. I primi valori? Libertà e responsabilità. «Le persone si devono sentire bene in azienda, devono poter considerare il loro lavoro un hobby. Non saranno valutati sul tempo passato al lavoro ma sui risultati che porteranno. Il secondo: in azienda ci deve essere collaborazione tra le persone. Non sei solo, e se hai un problema chiedi. Prima del Covid, a ogni nostro neoassunto veniva dato un pacco con la scrivania Ikea da montarsi da solo. Beh, passavano solo pochi minuti e il nuovo arrivato non rimaneva mai solo. Vedevi gli altri avvicinarsi per aiutarlo. Ognuno si sente D-Orbit, nessuno lavora in D-Orbit. E questa è la mia più grande soddisfazione».
Nel 2021 l’azienda ha generato ricavi per 3 milioni di euro. E ne prevede 399 milioni nel 2024. D-Orbit è stata anche la prima azienda spaziale a ottenere la certificazione di Benefit Corporation, per il suo modello di business che guarda alla sostenibilità e ad un impatto positivo per la società.
«Lo spazio è la nuova frontiera. Andremo a fare lì quello che oggi facciamo sulla Terra. Il new space è un settore giovane, che attira i giovani, ma porterà la nostra umanità a evolvere. Quello che vi sembra fantascienza è invece realtà. Stiamo attraversando un importante momento storico, paragonabile a quello in cui siamo passati dal costruire carrozze al costruire automobili. E in meno che non si creda saremo un’umanità spaziale».
Se dovessi fare un titolo a questo articolo? «Manderei un messaggio all’ecosistema italiano. Direi: Mettiamoci sotto e lavoriamo insieme. Guardiamoci in faccia. Possiamo competere a livello globale».