La carica degli “Eet” (Employed, Educated and Trained), i giovani che si inventano un lavoro e fanno impresa.

Di
Matteo Cerri
20 Ottobre 2024

Un’Italia che rinasce dai giovani imprenditori
Nonostante le numerose difficoltà economiche e sociali, l’Italia non è solo il paese dei “Neet” (Not in Education, Employment or Training). Al contrario, emerge con forza la figura degli “Eet” (Employed, Educated and Trained), giovani intraprendenti che decidono di fare impresa, creare lavoro e mettere le proprie competenze al servizio dell’innovazione e del mercato. È questa la fotografia che emerge dal nuovo Focus Censis-Confcooperative: uno studio che rivela come, in Italia, siano ben 144.000 i giovani imprenditori tra i 15 e i 29 anni, con un terzo di loro presenti nel Mezzogiorno.

 

Chi sono gli Eet e perché rappresentano il futuro dell’Italia?
Gli Eet sono giovani che si distinguono per il loro dinamismo e la capacità di adattarsi alle nuove esigenze del mercato del lavoro. Si tratta di un piccolo esercito di ragazzi e ragazze che, grazie all’autoimprenditorialità, hanno aperto attività in settori innovativi e tecnologici, ma non solo. Non aspettano passivamente un’opportunità, ma la creano, mettendo in pratica le competenze acquisite durante il percorso formativo o professionale.

La comunicazione e le tecnologie digitali sono tra i settori principali dove questi giovani emergono con successo. L’innovazione è il motore trainante di queste attività: i giovani si sono proposti come protagonisti in un mercato in continua evoluzione, capaci di adattarsi a cambiamenti rapidi e sfruttare le competenze in ambito digitale, spiazzando spesso le generazioni precedenti.

 

Il boom dell’occupazione giovanile
I dati del Focus Censis-Confcooperative confermano un altro fenomeno positivo: il boom dell’occupazione giovanile. Nel 2024, il numero dei giovani occupati in Italia ha superato quota 3 milioni (precisamente 3,029 milioni), rappresentando il 13,3% del totale degli occupati. In termini economici, questo si traduce in un contributo significativo al PIL nazionale: il lavoro dei giovani vale infatti 52,2 miliardi di euro, equivalenti al 2,5% del PIL.

Di questi occupati, circa 1,8 milioni sono uomini, mentre 1,2 milioni sono donne. Il gap di genere, purtroppo, rimane una realtà ancora evidente: nel 2023, il tasso di occupazione maschile si attesta al 39,7%, mentre quello femminile al 29,3%, con una differenza di 10,4 punti percentuali. Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a una leggera diminuzione di questo divario, segno che alcune dinamiche stanno cambiando, anche se molto lentamente.

 

L’autoimprenditorialità: una risposta alla crisi
Uno degli aspetti più interessanti emersi dallo studio è il ruolo crescente dell’autoimprenditorialità. Sebbene il numero di titolari di imprese giovani sia in calo rispetto agli anni precedenti (dal 2016 al 2023 si è registrato un calo del 16,9%), l’apertura di nuove imprese giovanili in settori strategici e ad alto valore aggiunto è triplicata. Un esempio su tutti è il settore della pubblicità e delle ricerche di mercato, dove il numero di imprese giovanili è aumentato del 228,7% dal 2017 al 2024.

Anche altri comparti hanno visto un forte aumento della presenza giovanile: la gestione aziendale e la consulenza gestionale hanno visto un incremento del 206,4%, seguiti dalla produzione cinematografica, televisiva e musicale (+65,9%) e dalla produzione di software e consulenza informatica (+52,4%). In questi settori, l’innovazione e la creatività dei giovani si sposano perfettamente con le nuove esigenze del mercato, consentendo loro di ritagliarsi spazi sempre più rilevanti.

 

Il Sud come protagonista inaspettato
Un dato che sorprende positivamente è la distribuzione geografica dei giovani imprenditori. Circa il 35,4% di essi si trova nel Mezzogiorno, una regione tradizionalmente caratterizzata da alti tassi di disoccupazione giovanile. Seguono il Nord-Ovest con il 28,5%, il Nord-Est con il 19,4%, e il Centro con il 16,7%. Questo dato rappresenta un’ inversione di tendenza significativa per il Sud Italia, da tempo ritenuto il fanalino di coda per quanto riguarda l’occupazione giovanile.

Questi giovani imprenditori del Sud stanno dimostrando che, nonostante le difficoltà economiche e strutturali, è possibile creare valore e innovazione anche nelle regioni più svantaggiate. La loro attività non solo crea posti di lavoro, ma ha anche un impatto positivo sull’intero tessuto sociale ed economico del Mezzogiorno, dimostrando che con le giuste competenze e un forte spirito imprenditoriale, il Sud può diventare un motore di crescita.

 

L’evoluzione del mercato occupazionale giovanile evidenzia una tendenza sempre più marcata verso un’economia delle competenze. Secondo i dati, il 23,5% dei giovani occupati possiede una laurea o un titolo post-laurea, un aumento del 3,1% rispetto al 2019. Parallelamente, si riduce la quota di giovani con solo la licenza media, scesa al 16,6% nel 2023. Questo suggerisce che il futuro del lavoro richiederà sempre più figure altamente qualificate, e l’istruzione e la formazione saranno elementi cruciali per affrontare questa sfida.

L’Italia, quindi, non è solo il paese dei Neet, ma anche degli Eet: giovani preparati, motivati e intraprendenti che, grazie alle loro competenze, riescono a costruire il proprio futuro e a contribuire in maniera significativa all’economia del paese. Per noi di Millionaire un segnale particolarmente positivo. Gli Eet sono il ‘nostro popolo’ e siamo fieri di un Paese che, contro ogni sospetto, sembra in grado di mandare messaggi positivi, in particolare al Sud. Ci piace pensare che con il nostro lavoro si possa contribuire a questo fenomeno.

 

 

 

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