La fuga dei capitali italiani nei paradisi fiscali: un fenomeno che ha ripreso a correre

La fuga dei capitali italiani nei paradisi fiscali: un fenomeno che ha ripreso a correre

Di
Redazione Millionaire
6 Gennaio 2024

La ricchezza offshore degli italiani è qualcosa che non si è mai veramente riuscita a fermare, nonostante tentativi diversi di governi di diversi colori, e sta assumendo dimensioni sempre più rilevanti. Secondo i dati dell’Osservatorio fiscale europeo, nel 2022 i patrimoni di italiani custoditi all’estero ammontavano a 196,5 miliardi di euro, pari al 10,6% del Pil nazionale. Si tratta di una cifra enorme, che corrisponde a circa 8 volte la manovra del governo Meloni, una volta e mezzo la spesa sanitaria e quasi quattro volte i fondi pubblici destinati alla scuola.

La maggior parte di questi soldi (181 miliardi di euro) è depositata in conti correnti bancari o investita in attività finanziarie, come azioni, obbligazioni e fondi d’investimento. Altri 15,5 miliardi sono stati invece utilizzati per acquistare immobili in località esclusive, come la Costa Azzurra, Parigi, Londra, Dubai e Singapore.

Il fenomeno della fuga dei capitali offshore è in crescita da diversi anni, ma ha registrato una forte accelerazione negli ultimi anni. Tra il 2016 e il 2022, il patrimonio offshore italiano è aumentato di ben 144%.

Ci sono diverse ragioni che spiegano questo fenomeno. La globalizzazione ha reso più facile spostare denaro da un Paese all’altro. I paradisi fiscali offrono condizioni fiscali molto vantaggiose, che attraggono gli investitori. L’evasione fiscale è un reato sempre più diffuso, coperto da intermediari finanziari che lo permettono e da una innata riluttanza del nostro Paese a pagare le tasse e/o a giustificare l’evasione come una sorta di auto-difesa rispetto ad un Fisco vorace.

Le conseguenze del fenomeno della fuga dei capitali offshore sono molteplici. Innanzitutto, comporta una perdita di gettito fiscale per i Paesi di origine dei capitali. In secondo luogo, distorce la concorrenza tra imprese, in quanto le imprese che operano in Paesi con regimi fiscali più vantaggiosi hanno un vantaggio competitivo rispetto alle imprese che operano in Paesi con regimi fiscali più onerosi. In terzo luogo, alimenta l’instabilità finanziaria, in quanto i capitali offshore sono spesso utilizzati per attività speculative.

Il governo italiano ha messo in atto alcune misure per contrastare il fenomeno della fuga dei capitali offshore. Nel 2015, è stata introdotta la voluntary disclosure, una procedura che consente ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione fiscale pagando una sanzione ridotta. Nel 2020, è stato approvato il decreto fiscale, che ha introdotto nuovi obblighi di trasparenza per i conti correnti bancari e le attività finanziarie detenute all’estero.

Tuttavia, queste misure non sono sufficienti a contrastare il fenomeno in modo efficace. Occorre una cooperazione internazionale più stretta per rendere più difficile l’utilizzo dei paradisi fiscali per scopi illeciti.

Ecco alcuni dati e approfondimenti che fanno riflettere:

-La Svizzera è il Paese che ospita la maggior parte dei patrimoni offshore italiani, con 82,6 miliardi di euro. Seguono l’Unione Europea (61,5 miliardi di euro), l’Asia (26,6 miliardi di euro) e l’America (11 miliardi di euro).

-La maggior parte dei patrimoni offshore italiani è detenuta da persone fisiche (175,2 miliardi di euro). Le società detengono invece 21,3 miliardi di euro.

-Il settore che attira la maggior parte dei capitali offshore italiani è quello finanziario, con 181 miliardi di euro. Seguono l’immobiliare (15,5 miliardi di euro) e le altre attività (5 miliardi di euro).

Le conseguenze del fenomeno della fuga dei capitali offshore sono molteplici e riguardano diversi aspetti, economici, sociali e politici. Dal punto di vista economico, la fuga dei capitali offshore comporta una perdita di gettito fiscale per i Paesi di origine dei capitali. Questo può avere un impatto negativo sulla spesa pubblica, sulla crescita economica e sulla distribuzione della ricchezza.

Dal punto di vista sociale, la fuga dei capitali offshore può contribuire a creare disuguaglianze, in quanto i contribuenti che detengono capitali offshore possono beneficiare di un trattamento fiscale più vantaggioso rispetto ai contribuenti che non detengono capitali offshore. Dal punto di vista politico, la fuga dei capitali offshore può danneggiare la credibilità dei governi e erodere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

La lotta alla fuga dei capitali offshore è una sfida complessa, che richiede un impegno internazionale concertato. I governi devono rafforzare la cooperazione tra loro e con le autorità finanziarie internazionali, ma al momento è più facile che diversi paesi, anche entro l’Unione Europea, pensino più a farsi competizione (si pensi a Irlanda, Lussemburgo, Malta, etc.) che a cooperare.

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