L’AI che supporta il benessere mentale dei dipendenti

L’AI che supporta il benessere mentale dei dipendenti

Di
Elisa Marasca
24 Novembre 2023

Vi sentireste più a vostro agio a raccontare i vostri sentimenti più profondi e personali a una macchina o ad un umano? Probabilmente alla prima, soprattutto se vi state affacciando al mondo della terapia per la prima volta. I chatbot e l’intelligenza artificiale (AI) sono infatti sempre più utilizzati per offrire consigli e una linea di comunicazione costante ai pazienti con disturbi di salute mentale. Questi strumenti possono aiutare le persone a gestire i sintomi o a individuare le parole chiave che potrebbero far scattare un contatto diretto con lo psicoterapeuta che li sta già seguendo (o che viene proposto).

I dati parlano chiaro: dal 2020, più persone che mai hanno cercato aiuto per problemi di salute mentale. Secondo l’OMS, solamente nel primo anno della pandemia Covid-19, la prevalenza globale di ansia e depressione è aumentata di ben il 25%. Comprendendo questi fenomeni che alterano anche le performance, le aziende hanno iniziato a prestarci attenzione inserendo servizi a supporto nel progetto di welfare design. Anche questo settore, infatti, negli ultimi anni ha aperto le porte alle terapie per il benessere a 360 gradi, comprendendo tutte le soluzioni e i trattamenti digitali dedicati alla salute psicologica, emotiva e comportamentale. L’offerta comprende una vasta gamma di approcci, dai consigli di respirazione e meditazione fino alle terapie per specifiche condizioni psicologiche legate al lavoro, come il burnout.

 

 

La telemedicina ha aperto le porte alla sperimentazione 

Il tema della salute mentale in Italia, però, ancora oggi è considerato da alcuni un tabù, come se farsi seguire da un professionista fosse un segno di debolezza, un’ammissione di colpa. E spesso questi servizi elargiti dalle aziende non vengono utilizzati, nonostante i loro benefici. Clinici, terapeuti e ricercatori stanno intanto confermando in tutto il mondo che l’AI può essere un valido strumento di assistenza. I chatbot alimentati dall’apprendimento automatico, per esempio, fanno sentire gli utenti meno giudicati e inibiti nel dialogo rispetto a quello con una persona, e sono sempre disponibili, senza che il paziente debba aspettare un appuntamento o contattare un terapeuta in orari specifici. Quindi, se è appurato che la tecnologia oggi sia il miglior alleato nella medicina, e che l’AI insieme ai big data possono analizzare con grande velocità e precisione le tendenze e calcolare i miliardi di processi nello sviluppo di nuovi farmaci come i vaccini, perché non provare a usarla nell’ambito della salute mentale (con le dovute precauzioni)?

Esiste una piattaforma per ogni bisogno

Un esempio di chatbot terapeutico è un’App (Woebot) che impara ad adattarsi alla personalità dei suoi utenti ed è in grado di guidarli attraverso terapie ed esercizi di conversazione comunemente utilizzati per aiutare i pazienti ad affrontare una serie di condizioni di stallo. Un altro software (MindDoc) che si può trovare nei piani di welfare è specializzato nella comprensione di condizioni di salute mentale quali depressione, ansia, disturbi alimentari e insonnia. L’interfaccia consente di accedere facilmente a risorse utili, esercizi e raccomandazioni personalizzate. Oppure, esiste un chatbot AI (Replika) che può costruire un personaggio digitale dell’utente in base alle caratteristiche della sua personalità, aiutandolo a gestire lo stress. È adatto alle persone che desiderano avere conversazioni approfondite e riflessive, offrendo uno spazio sicuro per il sostegno emotivo.

La missione di Youper, un’altra azienda tecnologica del settore sanitario, è rendere il benessere mentale accessibile a tutti. Anche il suo assistente AI, quindi, intrattiene conversazioni significative con gli utenti per valutare il loro umore, e fornisce soluzioni personalizzate basate sulle informazioni raccolte. Tutti questi strumenti sono pensati per andare oltre la semplice offerta di nozioni terapeutiche predefinite: sono progettati per applicare la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e assistere le persone nell’identificare errori nella formulazione di determinati pensieri o credenze che alimentano emozioni o comportamenti che causano disagio.

La maggior parte di queste piattaforme usate nei contesti lavorativi, inoltre, punta a un cambiamento culturale del wellness aziendale, permettendo ai collaboratori di osservare e capire il trend del proprio benessere, e comportarsi di conseguenza. Tra l’altro, secondo un recente studio di Harvard Business Review, il ritorno sull’investimento stimato per le organizzazioni che destinano 1 dollaro alla salute mentale dei lavoratori va dai 2 ai 6 dollari. E, lato terapista, fornisce dati rilevanti per agire con maggiore precisione nel supporto al lavoratore. Perché ricordiamo che la tecnologia è uno strumento a servizio delle professioni di cura, ma la presenza umana e terapeutica non è sostituibile.

 

Articolo pubblicato su Millionaire di ottobre 2023.

 

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