Lavorare 4 giorni a settimana inizia ad essere una realtà

Lavorare 4 giorni a settimana inizia ad essere una realtà

Di
Alessandra Litrico
22 Maggio 2023

Lavorare meno per lavorare meglio, dunque più felici, è possibile. L’assunto da cui si parte, già sperimentato con successo da altri paesi, è che il minor tempo impiegato al lavoro produca maggiori stimoli e migliori la qualità della vita. Più benessere si traduce in beneficio collettivo.  Intanto, la gazzetta ufficiale spagnola ha pubblicato l’assegnazione di 9,6 milioni di euro per le imprese che prevedono un taglio dell’orario lavorativo di almeno il 10%, a parità di salario, per i prossimi due anni. 

 

La situazione globale

Anche altri paesi hanno scelto la settimana corta sul posto di lavoro o sono in fase di sperimentazione, tra cui Regno Unito, Belgio, Islanda, Germania e Portogallo. In Inghilterra, il test è durato ben sei mesi e su 2900 dipendenti di 61 aziende, il 71% ha dichiarato di sentirsi molto meno stressato. Si è assistito ad una riduzione del 65% dei giorni di malattia e un calo del 57% dei licenziamenti. Una sperimentazione “estremamente riuscita”, come dichiarato dai vertici, che conferma la volontà di rendere permanente la decisione.

Nel febbraio del 2022, in Belgio, i lavoratori hanno ottenuto la settimana corta senza adeguamenti retributivi. “L’obiettivo è dare alle persone e alle aziende più libertà di organizzare il proprio orario di lavoro: se si confronta il nostro Paese con gli altri, spesso si vedrà che siamo molto meno dinamici”, ha affermato il Premier belga Alexander de Croo.

Già dal 2015, anche in Islanda si ricorre alla formula ridotta, con un successo che ha portato all’adozione del progetto pilota in tutto il paese. Emerge una maggiore produttività nella maggior parte dei contesti lavorativi e i dipendenti hanno dichiarato di essere meno stressati, riuscendo a bilanciare meglio lavoro e vita privata.

Secondo il World Economic Forum (WEF), è la Germania ad ospitare una delle settimane lavorative medie più brevi in Europa: 34,2 ore, ma, nonostante ciò, i sindacati chiedono un ulteriore sforzo. Da capire se la misura verrà attuata del tutto: finora, ad aver aderito, sono state le startup tedesche.

Il Portogallo è in fase di testing dall’inizio di quest’anno, anche nel suo caso, a parità di salario. Il test durerà sei mesi e, in caso di esito positivo, si potrebbe estendere anche alla pubblica amministrazione. Ogni valutazione è procrastinata al 2024.

Fuori dal continente, anche altri paesi stanno testando la formula, tra cui Nuova Zelanda, Stati Uniti e Giappone. Ma è il governo degli Emirati Arabi ad averla introdotta in maniera ufficiale. Una misura che punta ad aumentare la competitività, garantire un tenore di vita migliore e rendere più semplici le transazioni finanziarie e commerciali con gli altri paesi.

 

Primi test anche in Italia

Nel nostro paese, sono due i gruppi che hanno iniziato a testare la settimana corta (Intesa Sanpaolo e Lavazza). Il tutto, su base volontaria e compatibilmente con le esigenze aziendali. Se questa modalità darà i suoi frutti, c’è da confidare in una presa di coscienza anche da parte di altre aziende, visto che il 53% dei direttori del personale si dichiara favorevole e secondo una ricerca del Randstad Workmonitor su mille dipendenti, il 29% vorrebbe testarla. Anche perché, più che lavorare meno, le ore di lavoro sono condensate in meno giorni e ciò potrebbe rappresentare uno stimolo per una maggiore e migliore produttività, come i test sembrano dimostrare.

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