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L’Italia ama certificarsi

Di
Laura Donatoni
10 Aprile 2023

Che si tratti di startup o di azienda storica, di impresa a conduzione familiare o multinazionale, di settore aerospaziale o di ristorazione, l’argomento certificazione resta un cavallo vincente sul quale puntare.

Le certificazioni UNI EN ISO che possono riguardare: la qualità del servizio o prodotto, l’impatto sull’ambiente, la sicurezza o la parità di genere; sono indice di attenzione da parte di un imprenditore per ciò che ha a cuore di proporre.

Esse si sono evolute e migliorate nel tempo, inducendo i titolari di attività a certificarsi volontariamente, al fine di soddisfare un requisito di valore. Se consideriamo la UNI ISO 9001:2015 “Sistema di gestione qualità”, trattiamo il pregio di un prodotto o servizio. 

 

Ma siamo certi che l’obiettivo sia solo la soddisfazione del cliente?

Le norme passano dall’essere prescrittive e, quasi, intimidatorie a propositive e di più libera interpretazione. Questo cambiamento influisce sul modo di vivere la propria azienda. La norma copre a 360° gli aspetti salienti dell’attività trattata. Si considera la politica aziendale fino al benessere dei lavoratori che, si propone di: responsabilizzare, formare e premiare con i giusti mezzi. In effetti l’obiettivo vero e palpabile dell’ente certificatore è appurare che l’organizzazione abbia come obiettivo il miglioramento continuo.

Vedere la norma sotto questo aspetto comporta un innalzamento aziendale dal punto di vista dei processi, del benessere dell’ambiente lavorativo, della capacità di produrre meglio e in maniera più fluida. Va considerato che un ambiente di lavoro dove i dipendenti sono soddisfatti e le cose vanno nel miglior modo possibile, permette di avere un prodotto finito di pregio. 

Non è da trascurare che una filiera controllata deve essere intesa anche come un risparmio nei costi; in quanto, abbattendo le non conformità e le rilavorazioni, otteniamo un prodotto o un servizio di elevato livello ad un prezzo corretto.

Quest’ultimo proposito è fondamentale perché lo scopo ultimo non è avere un prodotto a basso costo. Certificarsi vuol dire: qualità, made in Italy, prodotti di nicchia, che non vanno svenduti ma valorizzati. Il prezzo finale deve tenere conto del tempo di produzione ottimizzato e permettere alla fetta di mercato che vuole usufruirne di acquistare al giusto prezzo.

Pertanto certificarsi racchiude in sé: valore, specificità e concorrenzialità. La certificazione volontaria è un atto di responsabilità verso l’utente a cui ci si rivolge e al personale che lavora nella presente attività. Porta visibilità alla qualità di un prodotto locale e permette di tutelare il mercato nazionale dalla concorrenza.

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