Luciano Benetton ha annunciato il suo addio definitivo all’azienda che ha fondato, lasciandosi alle spalle un’eredità significativa nel mondo della moda (e non solo). In una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera, Benetton ha espresso un profondo senso di tradimento e amarezza nei confronti della gestione attuale dell’azienda. Queste parole sono un duro colpo, non solo per la famiglia Benetton, ma per tutti coloro che hanno seguito e ammirato il percorso di questa storica impresa.
Luciano Benetton ha raccontato di come, negli ultimi anni, abbia cominciato a percepire che qualcosa non andava nei conti dell’azienda. La fiducia riposta nei manager si è rivelata mal riposta, poiché è emerso un buco di bilancio di circa 100 milioni di euro. Questa vicenda ha ulteriormente colpito l’immagine di un brand che, fin dalla sua fondazione negli anni ’60, si era distinto per innovazione e capacità imprenditoriale. Inutile ricordare infatti come i Benetton – o meglio l’allora controllata Autostrade – avevano già subito un forte contraccolpo dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova.
Benetton ha dichiarato: “Mi sono fidato e ho sbagliato. Sono stato tradito nel vero senso della parola.” Queste parole sottolineano il dramma personale di un imprenditore che ha sempre cercato di fare il meglio per la sua azienda e per le persone che vi lavorano. Benetton ha ricordato come, fin dall’inizio, l’obiettivo fosse quello di creare posti di lavoro e contribuire allo sviluppo economico di un Veneto ancora agricolo e depresso. Eppure, oggi, si trova costretto a fare i conti con errori gestionali che hanno compromesso la stabilità dell’azienda. Dove finisca la responsabilità, almeno morale, dell’imprenditore e inizi quella dei manager è un dubbio che ci rimane, ma questa è altra storia.
La decisione di Luciano Benetton di lasciare l’azienda arriva in un momento cruciale, in cui è necessario guardare al futuro con un piano ben definito per risollevare le sorti del gruppo. Ha sottolineato che ci saranno sacrifici da fare, ma ha anche espresso la volontà di ritrovare l’energia e l’entusiasmo dei tempi migliori.
Un momento di riflessione per tutti noi, su come la fiducia e la gestione responsabile siano fondamentali per il successo e la sostenibilità di qualsiasi impresa. Luciano Benetton ci lascia con un’eredità non solo di prodotti di alta qualità, ma anche di valori e principi, della ‘prima’ Benetton che devono continuare a guidare il gruppo verso il futuro, anche attraverso i fatti e gli errori degli ultimi anni (Ponte Morandi in primis) che hanno macchiato l’immagine di un’impresa di cui l’Italia era sempre andata fiera.
L’augurio è che i Benetton possano ritrovare la freschezza, lo slancio e voglia di innovazione che ha caratterizzato i loro inizi. Alcuni membri della famiglia dimostrano di esserne capaci e a Luciano Benetton (89 anni), che di fatto già da 12 anni non era operativo in azienda, l’onore delle armi. Anche se lo sfogo a mezzo stampa è qualcosa che forse stona con lo stile che gli si attribuiva.