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Maschere da sub trasformate in respiratorie con la stampa 3D: l’ingegno di una startup bresciana salva le vite

Di
Redazione Millionaire
21 Marzo 2020

Prima hanno stampato in 3D 100 valvole per respiratori, ora prendono maschere da snorkeling, lavorano sul boccaglio, stampano in 3D alcuni pezzi e le trasformano in maschere respiratorie. Salvando la vita a centinaia di persone in pochissimo tempo. È la meravigliosa storia di Cristian Fracassi, un ingegnere di 36 anni e del suo team. «Non chiamateci eroi, abbiamo fatto solo il nostro dovere».

Facciamo un passo indietro.

Sabato 14 marzo all’ospedale di Chiari, in provincia di Brescia, mancano valvole per i respiratori. C’è il rischio di morte per molte persone, l’azienda fornitrice non è in grado di produrli e consegnarli in tempi brevi. Cristian Fracassi è in ufficio a Brescia a dipingere la sede. Risponde a una telefonata di Massimo Temporelli, fisico e divulgatore scientifico e la sua vita cambia improvvisamente. «Servono valvole per i respiratori, pensi di essere in grado di stamparle in 3D?». Cristian molla tutto e con il collega Alessandro Romaioli corre in ospedale, prende la valvola che manca, la disegna, la rinforza e la stampa in 3D. Funziona. In tre giorni ne produce 100 (ma probabilmente il numero è maggiore), salva molte vite umane. La notizia in 24 ore da Brescia arriva sul New York Times. Lo chiamano la BBC, Fox News, la tv australiana, la stampa greca. Riceve i complimenti dal direttore dell’università di Lussemburgo, dalla HP alla General Motors, perfino il produttore dei Griffin.

C’è di più. Dopo le valvole, mancheranno le maschere respiratorie che vanno sostituite per ogni paziente. Cristian, due giorni fa, riceve la telefonata di un primario in pensione Renato Favero che dice pressappoco così: “Vorrei usare una machera da snorkeling e convertirla in una maschera respiratoria. Mi date una mano a progettarla?” Cristian si mette subito al lavoro su questo progetto ancora più grande. Con l’aiuto di Massimo Temporelli, contatta la Decathon e parte con l’innovazione. «Ci hanno regalato 20 maschere, a cui abbiamo sostituito il boccaglio con una valvola stampata in 3D che permette di agganciarsi ai tubi dell’ossigeno. Questa nuova valvola si chiama Charlotte. Abbiamo testato il prodotto, una, due, tre, volte. Abbiamo provato in due ospedali, modificando la valvola su indicazioni dei medici. E finalmente ha funzionato. Un progetto semplice e replicabile: abbiamo depositato il brevetto e lo daremo gratuitamente a tutti, in modo che possa essere stampato anche da altri».

Fracassi ha ricevuto messaggi di solidarietà da tutto il mondo. Offerte di ogni tipo. Assistenza legale gratuita dagli Usa, offerte di viaggi alle Cayman, proposte di collette. «Non mi servono soldi, mi potrebbe servire piuttosto sapere di che cosa hanno bisogno gli ospedali» ci racconta.

Laurea in ingegneria edile e architettura, dottorato in ingegneria dei materiali, master in economia, Fracassi ha alle spalle molti brevetti, da un mattone di plastica a un cubo di acqua e sale in grado di capire se un alimento congelato è stato scongelato e poi congelato di nuovo. A un certo punto trova un imprenditore che crede in lui («io metto i soldi, tu metti le idee»): insieme fondano Isinnova, startup che ha già registrato 50 brevetti, 5 sono già aziende, e 14 dipendenti.

«Questa storia mi ha insegnato molte cose. La prima è: se ti metti di impegno puoi raggiugere tutti i tuoi obiettivi. La seconda: la tecnologia della stampa 3D è matura e in grado di arrivare dove altri non arrivano. La terza: con i giornalisti bisogna tenere la bocca chiusa. Sono anche riusciti a scrivere che l’azienda delle valvole ci voleva fare causa».

C’è altro. Centinaia di persone da tutto il mondo hanno chiesto a Cristian di diffondere il file della valvola, quelle istruzioni informatiche che mandate alla stampante permettono di farla partire e produrre il pezzo fisico. «Non lo abbiamo fatto e questo ci ha attirato molte critiche. Siamo convinti della nostra scelta: esistono diversi tipi di valvole e se tu le monti su un macchinario sbagliato comprometti la salute del paziente. La valvola ha fori da 0,6 millimetri e non tutte le stampanti 3D riescono a farlo. Il pezzo originale è sempre migliore dell’oggetto replicato. Noi purtroppo siamo all’ultima spiaggia, stiamo lavorando su prodotti non certificati, abbiamo agito di corsa. Avete presente nei film, quando qualcuno sta per cadere nel burrone? Di solito in quel momento arriva il protagonista e gli lancia una corda, ma questa corda si sfilaccia…e il tempo corre. In quel momento non ti chiedi se la corda sia a norma, o che sia di altri. In quel momento si pensa solo a salvare chi sta cadendo. Poi, una volta al sicuro, col fiatone e l’adrenalina che cala, si può ragionare. Ed è quello che stiamo facendo ora….». Diritto di innovare. Così la tecnologia ci salva la vita.

di Eleonora Chioda

 

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