Meta e Amazon ti riscaldano la casa

Meta e Amazon ti riscaldano la casa

Di
Redazione Millionaire
9 Gennaio 2024

Digitalizzazione, intelligenza artificiale, data center, etc. Le grandi aziende tecnologiche stanno trovando nuovi utilizzi oltre alla gestione dei dati internet. Un esempio sorprendente proviene da Odense, in Danimarca, dove il calore generato dai server di Meta (Facebook) viene utilizzato per riscaldare le case. Questa pratica, che si sta espandendo in altre parti d’Europa (e non solo), solleva questioni interessanti su sostenibilità, economia e impatto sociale.

Il caso di Odense: un modello di sostenibilità?

Nel piccolo comune danese, il data center di Meta, esteso su 50.000 metri quadrati, convoglia l’aria calda prodotta dai suoi server nella rete di riscaldamento del distretto, riscaldando circa 100.000 abitazioni. Una soluzione che, almeno in teoria, sembra un modello di efficienza energetica e sostenibilità ambientale. Tuttavia, non mancano le sfide e le criticità.

Vantaggi e dilemmi

L’utilizzo del calore dei data center per il riscaldamento domestico presenta vantaggi innegabili. Riduce lo spreco di energia e utilizza una risorsa altrimenti dispersa nell’atmosfera, contribuendo agli obiettivi climatici delle grandi aziende tecnologiche. Per le comunità locali, questo significa potenzialmente ridurre i costi energetici e aumentare l’efficienza del riscaldamento.

D’altra parte, la presenza di questi giganti tecnologici non è priva di controversie. A Odense, ad esempio, si sollevano questioni sul giusto contributo fiscale di Meta e sull’impatto ambientale del data center. Inoltre, vi è la preoccupazione che, nonostante l’uso di energia rinnovabile, i data center possano esercitare pressioni aggiuntive sulle risorse energetiche locali.

Il modello di Odense non è unico. In Irlanda, un data center di Amazon contribuisce al riscaldamento dell’Università TU Dublin e in Finlandia, Microsoft sta costruendo quello che si prevede sarà il più grande sistema di riscaldamento da data center al mondo a Espoo. Un caso emblematico è anche quello di North Vancouver, in Canada. Una start-up tecnologica ha implementato un sistema che cattura il calore generato dal mining di Bitcoin per riscaldare l’acqua, utilizzata poi nel sistema di riscaldamento urbano. Questo approccio non solo fornisce una fonte di energia più ecologica per il riscaldamento, ma contribuisce anche a ridurre l’impatto ambientale spesso associato al mining di criptovalute.

Mentre l’idea di utilizzare il calore dei data center per riscaldare le case rappresenta un passo avanti nell’innovazione sostenibile, è fondamentale considerare attentamente l’impatto a lungo termine su comunità e ambiente. Questa tendenza emergente nel settore tecnologico pone interrogativi essenziali su come le grandi aziende possono e devono operare in un mondo sempre più orientato verso la sostenibilità.

Questi sviluppi pongono l’accento sull’importanza di una collaborazione tra aziende tecnologiche, governi locali e comunità per bilanciare i benefici economici e ambientali con le preoccupazioni sociali e infrastrutturali. La domanda cruciale rimane: chi trae realmente vantaggio da questi sistemi innovativi di riscaldamento? I residenti, le aziende tecnologiche o entrambi?

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