Mentre le economie globali esplorano il concetto di adattare i salari al costo della vita locale, Milano prende in considerazione l’idea di un “salario minimo regionale”. La metropoli italiana sta valutando un modello che segue da vicino il “London Living Wage”, una tariffa oraria che supera di qualche sterlina il salario minimo nazionale britannico.
Il movimento di media activism “Adesso!” ha sollevato l’idea di introdurre un “salario minimo milanese”. Questa proposta, secondo il movimento, dovrebbe coinvolgere attivamente il Comune di Milano. In particolare, il Palazzo Marino, sede storica del Comune, potrebbe istituire una commissione formata da rappresentanti delle imprese e dai sindacati, con l’obiettivo di stabilire un tasso di retribuzione minima per la città.
Tuttavia, la proposta, sebbene considerata da alcuni membri dell’amministrazione comunale, non ha ancora ottenuto un sostegno unanime. Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, ha fornito alcuni dati per sottolineare che molti settori a Milano già pagano ben al di sopra dei 9 euro lordi l’ora, il benchmark nazionale proposto. Barbieri ha messo in evidenza che nel settore turistico e della ristorazione, ad esempio, le tariffe possono arrivare fino a 16,97 euro lordi per ora.
Per Barbieri, il vero problema non risiede nella bassa retribuzione, ma piuttosto nell’applicazione incoerente dei contratti collettivi e nel crescente costo della vita a Milano. Per affrontare la questione, bisognerebbe evitare l’applicazione di contratti non approvati dai principali sindacati e intervenire direttamente sui costi di vita, in particolare sul costo degli alloggi.
Enrico Vizza, segretario generale della Uil Lombardia, ha ribadito l’importanza di concentrarsi sull’applicazione dei contratti e ha sottolineato che l’attuale contrattazione di secondo livello copre solo una minoranza dei lavoratori. Ha proposto che le aziende potrebbero reinvestire parte dei loro profitti per sostenere questo tipo di contrattazione.
Mentre la proposta del “salario minimo milanese” sta guadagnando trazione, rimangono significative sfide e differenze di opinione su come garantire un tenore di vita equo per tutti i lavoratori della città. La discussione è un riflesso delle tendenze globali in materia di salari e costi della vita nelle principali metropoli mondiali.