Si è concluso ieri uno degli eventi più attesi del mese, TechChill ospitato dalI’Università Bocconi Milano, al quale hanno partecipato più di 250 startup e decine di investitori. Nel panel di apertura, il quadro degli investimenti di venture capital in Italia.
“If you can make it there you’ll make it anywhere”. La frase, ripresa da una celebre canzone di Frank Sinatra, pronunciata da Enrico De Luchi, Ceo di Polihub, ieri mattina in uno dei panel di apertura di TechChill, il grande evento lettone dedicato a startup e investitori (di cui Millionaire è media partner), che per il secondo anno consecutivo arriva in Italia, negli spazi dell’università Bocconi, sembra la migliore a descrivere la situazione delle startup in Italia in questo momento.
Dopo un 2022 molto positivo per gli investimenti di venture capital, che ha visto tra gli altri i due grandi round di Satispay e Scalapay, diventati unicorni proprio lo scorso anno, il 2023 sembra riportare il nostro Paese ai livelli di investimento del 2021. «Il dato del funding italiano aggiornato a una settimana fa è infatti di soli 838 milioni di euro (fonte Dealroom)», come spiegano Ruggero Di Spigna e Federico Scolari, Intelligence Startup Analyst di Sifted, testata online sul mondo delle startup. «Dato che fa prevedere una chiusura dell’anno in linea con il 2021 (1,2 miliardi di euro)». Il 2022, sempre secondo Dealroom, aveva visto gli investimenti in Italia ammontare a 1,8 miliardi di euro (secondo altre fonti avevano superato i due miliardi).
Le startup italiane faticano ancora a trovare i fondi per crescere, e questo può essere dovuto al ritardo della nascita del nostro ecosistema rispetto ad altri Paesi europei, come ha spiegato Giuseppe Donvito, partner di P101 e presidente di Italian Tech Alliance («lo stiamo ancora pagando»), alle poche idee imprenditoriali veramente globali, come ha sottolineato Alessandra Mazzilli di Cavalry Ventures, società di venture capital con base a Berlino («quando analizziamo le startup non guardiamo il paese di provenienza») o al calo nel numero delle startup nate in Italia nell’ultimo anno (solo 1.200 secondo i dati del registro delle imprese innovative).
Il rallentamento degli investimenti in startup in Italia del 2023 riflette una tendenza europea, che ha risentito del contesto macroeconomico, tra crisi energetica e situazione geopolitica, e della crisi della Silicon Valley. Nonostante queste notizie, l’Italia è un player importante a livello tecnologico e può fare la sua parte. Se il valore dei round si serie C è crollato, gli investimenti early stage sono stabili dal 2018, e sono cresciuti quest’anno rispetto all’anno scorso. Altra buona notizia: Milano è una delle poche città europee ad aver ottenuto nel 2022 risultati migliori rispetto al 2021 (il 55% degli acceleratori e incubatori si trova al nord, il 24% in Lombardia).
Il settore in cui le startup italiane hanno ricevuto più fondi? A livello cumulato dal 2015 è il fintech (seguito da salute/health e cibo/food), ma nel 2023 a ricevere più investimenti è stato il cosiddetto enterprise software, il software b2b a servizio delle aziende, seguito da energia e salute.