Volontari, ingegneri, insegnanti di scuola, startupper, che spiegano ai bambini le basi della programmazione. Gratuitamente. CoderDojo è un movimento senza scopo di lucro che nasce in Irlanda su iniziativa di un programmatore, James Whelton e un imprenditore, Bill Liao, nel 2011. L’idea si espande nel resto del mondo: 400 sedi a oggi.
L’Italia è uno dei Paesi più attivi del movimento: 30 scuole a Milano, Firenze, Bologna, Napoli, Catania. Passando per Roma. Qui su iniziativa di un’insegnante di scuola primaria, Agnese Addone e un’ingegnere elettronico, esperto di musica digitale, Marco Giordano, nasce CoderDojo Roma, che in questi giorni ha festeggiato un anno di attività:
Insegniamo ai ragazzi dai sette ai 18 anni. Imparano a costruire un software in maniera autonoma, o un videogioco. Partono da zero e con un programma semplice realizzano qualcosa con le loro mani. L’idea è di trasformarli da utenti passivi della Rete a creatori di contenuti» spiegano a Millionaire.
Partecipare è semplice. I genitori possono informarsi sui laboratori presenti sul territorio via Web ed effettuare la registrazione. Dopodiché accompagnano i loro figli e li assistono durante le lezioni in modo da notare i loro progressi:
È una rete che funziona solo se tutti gli attori coinvolti sono realmente motivati. Il mentor che presta la sua attività gratuitamente, i ragazzi che possono così imparare e iniziare a costruirsi un futuro. E i genitori che assistono ai i miglioramenti dei figli».
L’insegnamento mira a sviluppare lo spirito d’iniziativa dello studente. Lo strumento didattico principale si chiama Scratch: è un linguaggio di programmazione visuale che consente la programmazione tramite la manipolazione grafica di elementi colorati sullo schermo e non tramite sintassi scritta.
Non sono lezioni frontali. Tutti vengono invitati a partecipare e a dare il loro contributo. Solo così possono in poco tempo imparare concetti che con un approccio tradizionale impiegherebbero anni ad assimilare».
CoderDojo vuole essere un aiuto a molte scuole italiane che non riescono a stare al passo con i tempi. Sono diversi gli istituti che collaborano con l’organizzazione:
È innegabile che il nostro Paese è in ritardo rispetto ad altre nazioni sul fronte dell’insegnamento della programmazione ai ragazzi. Le scuole vivono ancora “sulla carta” e il passaggio al digitale viene considerato solo un problema di strumentazione (lavagne elettroniche, tablet). Ma il vero nodo da affrontare è la velocità della Rete: molte scuole navigano lentissime e altre non sono connesse: è qui che lo Stato deve intervenire».
INFO: http://coderdojoroma.wordpress.com/
http://www.coderdojoitalia.org/
Giancarlo Donadio