Resto o me ne vado? Il dilemma degli "impatriati" ingannati

Resto o me ne vado? Il dilemma degli “impatriati” ingannati

Di
Redazione Millionaire
19 Ottobre 2023

Sono 6 milioni gli italiani residenti all’estero, circa il 50% risiede in Europa. Nel 2021 hanno lasciato il Paese in 94 mila, di questi un quarto non è nato in Italia. Di contro, nel 2021, sono rimpatriati in 75 mila, di questi 21 mila hanno beneficiato delle agevolazioni fiscali previste per legge (fonte Istat https://www.istat.it/it/archivio/281182). Questi dati rappresentano quella che ogni anno, puntualmente e con gli stessi articoli di rito, ci viene rappresentata come una tragedia per il nostro Paese, fuga dei ‘cervelli’, fuga dei ‘talenti’, etc. Termini tanto inappropriati, quanto sommari. Non si tratta di fuga, non si tratta di cervelli o scappati di casa. Stiamo parlando di persone, ciascuna con la sua storia personale, fatta di alti e bassi e di una scelta che per molti si rivela ‘life-changing’.

Chi parte, quasi sempre poi torna e per primo non ama definirsi come ‘cervello in fuga’. Soprattutto ad emigrare non sono solo laureati che vanno a fare i ‘banker’ o i ricercatori al MIT. Parliamo di decine di migliaia di giovani e famiglie che seguono opportunità di lavoro, un loro progetto di vita, o semplicemente vogliono mettersi alla prova con un’esperienza diversa. Le agevolazioni fiscali hanno sicuramente comportato un forte incentivo al rientro. Un incentivo tuttavia che non è quasi mai l’unica ragione di una scelta complessa, soprattutto se riguarda il nucleo familiare che all’estero si è formato. Il fattore umano, la famiglia, la voglia di ‘riprovarci’ in Italia influisce tantissimo in questa scelta. 

Migliaia di famiglie che si sentono ora tradite da una scelta del Governo di mettere mano a queste agevolazioni in modo pesante e immediato, andando a colpire anche chi si è appena spostato o ha comunque scelto di trasferirsi nei prossimi mesi (a questo link, al punto 3., le norme introdotte dal decreto legislativo in esame preliminare https://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-54/23937). Per capire la portata della misura può essere utile una prima analisi del testo e delle sue ricadute, a cura del Prof. Stefano Loconte (https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2023/10/17/residenza-fiscale-impatriati-reshoring-prevede-riforma-fiscalita-internazionale). Non entriamo adesso nelle valutazioni di quelle che potrebbero essere le ripercussioni di questa scelta di Governo. Nelle prossime ore daremo ampio spazio a petizioni, lettere, pareri opposti e testimonianze. Abbiamo anche in programma una speciale ‘live’ con esperti legali e fiscali che forniranno indicazioni e consigli. Ma in questo momento, Millionaire ha voluto dare ascolto e voce a decine di lettere indirizzate al sottoscritto dopo un semplice post in Linkedin sull’argomento che in poche ore ha raccolto centinaia di migliaia di visualizzazioni.

Abbiamo voluto raccogliere le testimonianze di alcune delle famiglie colpite da questo decreto e che potrebbero avere il loro rientro in Italia trasformato in un vero e proprio incubo, vittime di una norma che ha fatto male i conti. Si tratta di nuclei familiari che si troverebbero nel limbo ignorato da questo decreto. Le prime (potenziali) vittime reali. Gente normale che rischia vedere infranti anni di sacrifici solo per essersi fidati di una legge dello Stato italiano. Ne parliamo perché da sempre Millionaire ha voluto raccontare e sostenere professionisti e imprenditori che con le storie, anche dall’estero, hanno ispirato tanti di noi a fare scelte importanti nella vita. Non potevamo che essere a loro fianco, nella speranza che ci sia ancora tempo e modo per intervenire e correggere questo decreto. 

Ecco alcune delle loro storie. Abbiamo scelto di aggiungere poco alle loro parole che dicono tutto. 

Alberto ci scrive: “Io sono rientrato, per motivi personali, con un taglio di RAL del 50%, ma andava comunque bene date le condizioni. Condizioni ora cambiate. Possibile che chi ha scritto questo decreto non si è accorto che cambiava le carte in tavola a centinaia di persone che hanno già firmato contratti?”

Significativa la lettera di Rocco: “Abbiamo pianificato il nostro ritorno in Italia con gioia e speranza, desiderosi di contribuire allo sviluppo del nostro Paese con le competenze acquisite all’estero e di riunire finalmente la nostra famiglia. La proposta di modifica della normativa sugli incentivi fiscali rischia di vanificare i sacrifici fatti finora, quali il mantenimento di una relazione a distanza e il perseguimento di carriere all’estero. […] Il nostro desiderio di creare una famiglia in Italia si basa sulla passione per il nostro Paese e la volontà di contribuire al suo progresso. Tuttavia, la proposta attuale rappresenta un grave ostacolo a queste aspirazioni.”

Nicholas: “Situazione della mia famiglia: io ingegnere specializzato in industria 4.0, 9 anni di lavoro tra Francia e Lussemburgo; mia moglie, ingegnere specializzata in supply chain, 9 anni di lavoro in Lussemburgo, mia figlia di 1.5 anni. Rientrati il 1 ottobre 2023. Stipendi negoziati basandoci sulle agevolazioni fiscali. Io rientro con stessa azienda, per me non ci sarà nessun bonus. Siamo già in trattativa per un appartamento ma dovremo rivedere i nostri piani. Probabilmente, se non cambia niente, fra un annetto ricominceremo a cercare lavoro fuori.”

Luca: “Quasi 3 anni all’estero. Dopo tantissime discussioni con la mia ragazza decido di voler tornare e trasferirmi di nuovo in Italia. Ho richiesto trasferimento interno all’azienda (che era valido come previsto dalla Legge) e dovrebbe avvenire intorno a inizio 2024. Nel frattempo ho anche comprato casa in Italia, per allungare l’agevolazione fiscale di ulteriori 5 anni (previsto dal decreto legislativo, in caso di acquisto prima casa nei 12 mesi prima del rimpatrio, o nei primi 5 anni di esso). Ovviamente, rata mutuo calcolata considerando lo sgravo fiscale. Se dovesse passare la bozza mi ritroverei con l’impossibilità di rientrare nell’agevolazione, perché non vale più il trasferimento interno. Inoltre, mi ritroverei in difficoltà con la rata del mutuo. Per non parlare dell’impatto personale date le promesse e i piani fatti con la mia fidanzata.”

La mail di Giovanni non tradisce il profondo sconforto e preoccupazione: “Sono un Italiano appena rientrato dall’Austria. In famiglia siamo in sei: quattro figli piccoli, per cui ci siamo chiesti se valesse la pena avvicinarci ai nonni. Lasciare l’Austria per una famiglia come la nostra non ha molto senso: gli stipendi per i laureati sono molto più alti (nel mio caso il lordo è circa il doppio di quanto prendo in Italia), i servizi sono ad un altro livello e gli aiuti alla famiglia sono molto più sostanziosi (indipendentemente dal reddito si parte da circa 200 euro al mese per figlio  di assegno familiare + sconto sulle tasse annuale di 2000 euro per figlio). Ma, ci siamo detti, con il regime per lavoratori rimpatriati per 10 anni in qualche modo, con qualche sacrificio, si fa. A maggio abbiamo comprato casa e iniziato a pagare un mutuo (con interessi belli salati), abbiamo speso circa 10 mila euro per traslocare e iniziare una nuova vita in Italia… e ora, appena entrati in casa a inizio ottobre, scopriamo che forse il bonus non ci sarà o sarà significativamente inferiore. Questo significa, molto semplicemente, che se prima sognavo di ristrutturare la casa ora spero di poter pagare il mutuo e di riuscire a mantenere uno stile di vita semplice, ma dignitoso. Con 4 figli piccoli è difficile traslocare ma, se le cose si mettono male, non escluderei un nuovo espatrio.”

E ancora, Gabriele: “Lavoro all’estero ininterrottamente dal 2004, con gli ultimi 10 anni trascorsi a Londra. Nel settembre 2023, io e la mia compagna abbiamo deciso di trasferirci a Milano con i nostri 3 bambini minorenni. Ho accettato un’offerta di lavoro da parte della mia attuale azienda in Italia. Il mio nuovo contratto prevede uno stipendio inferiore del 40% rispetto al mio attuale. Abbiamo venduto la casa di Londra. Abbiamo organizzato un trasloco internazionale. Abbiamo già preso un appartamento a Milano, pagando anticipatamente per 6 mesi con l’obbligo di coprire almeno altri sei mesi. Uno dei nostri figli e’ stato iscritto alla BSM (British School of Milan), con un costo di circa 15.000 euro all’anno e inizierebbe il 6 Novembre.  Ho ufficialmente dichiarato il mio ritorno in Italia all’AIRE con una lettera al consolato italiano a Londra nel settembre 2023. Tutte queste decisioni sono state prese considerando il regime fiscale del 2023, che sembrerebbe essere stato recentemente modificato. Se cambiamo il regime su cui abbiamo basato tutti i nostri conti, ci troveremo di fronte a gravi problematiche riguardanti tutte le spese.

Matteo da Belfast: “Ho vissuto per 15 anni a Belfast. […] La mia azienda mi ha proposto di aprire una filiale in Italia per cui, allettato anche dalle agevolazioni fiscali, ho deciso di partire. Le agevolazioni nel mio caso sono state decisive perché essendo mia moglie straniera e non parlando Italiano, difficilmente avrebbe trovato lavoro non essendo laureata o specializzata. Così abbiamo deciso di partire io, mia moglie e mia figlia di 9 anni. Tra problemi burocratici e legislativi, la nuova filiale è pronta a partire da Novembre, per cui a Settembre ho spostato tutta la famiglia. Mia moglie ha lasciato il suo lavoro e abbiamo venduto la nostra casa di Belfast comprata con tanti sacrifici. In più l’azienda ha aperto la filiale a Monza dove i costi sono molto alti e considerando che mia moglie non lavora, adesso ci troviamo in difficoltà.”

Commovente la storia di Cecilia e Konrad: “Siamo una giovane coppia sposata in attesa di una bambina, di rientro in Italia dopo 6 bellissimi anni passati in Baviera. Rientrando in Italia portiamo con noi poche valigie, tante nuove conoscenze e abilità e molti sogni di un futuro all’altezza di quello che abbiamo lasciato indietro nella nostra Baviera.  Siamo rientrati in agosto 2023 chiedendo un trasferimento alla nostra azienda, lasciando un contratto di lavoro a tempo indeterminato ben pagato, ma contando su uno stipendio italiano adeguato alle nostre esigenze grazie alle agevolazioni fiscali che rimarrebbe comunque inferiore a quello percepito in Baviera. La scelta di tornare è stata ponderata per diversi mesi e presa in funzione delle prospettate entrate e uscite mensili per la nostra famiglia che si sta allargando. Siamo estremamente preoccupati adesso leggendo il comunicato stampa dopo il Cdm del 16 ottobre 2023. La nostra situazione al momento è problematica: non possiamo tornare in Baviera (avendo dato le dimissioni e avendo iniziato un lavoro in Italia), non possiamo rimanere in Italia con le stesse aspettative, ma avendo già intrapreso diverse spese come asilo nido (600 euro al mese), ristrutturazione di casa, una macchina, etc. contando sugli incentivi fiscali. Secondo la bozza pubblicata dal Cdm non potremo usufruire dei nuovi incentivi fiscali: stiamo rientrando con trasferimento intra-gruppo, ed essendo rientrati nel secondo trimestre 2023, la residenza fiscale viene acquisita solo nel periodo di imposta 2024. Bisogna considerare queste casistiche, di persone che avendo fatto dei piani sulla base delle attuali regole valide li vedono frantumarsi sotto i piedi generando problematiche importanti. Una normativa transitoria per i casi come il mio è non solo auspicata, ma direi d’obbligo. Pur avendo maturato i requisiti richiesti dall’attuale normativa, in base alla bozza circolata del nuovo Decreto Legislativo perderemmo completamente il diritto alle agevolazioni fiscali. Ciò senza pur tuttavia poter riavvolgere il nastro, avendo già dato le dimissioni (dal mio datore di lavoro estero) e sottoscritto una nuova offerta di lavoro in Italia.”

Giorgio da Londra: “Sono da 5 anni a Londra dove ho iniziato la mia carriera lavorativa. Da qualche mese a questa parte ho iniziato il processo di rientro e il 1 novembre mi sarei dovuto trasferire presso la branch italiana della mia società, decisione fatta in ottica di costruire una famiglia in Italia contando sui benefici fiscali che andrebbero a compensare la riduzione di stipendio. Ho fatto un mutuo per comprare casa in Italia che diventerebbe insostenibile qualora rientrassi senza beneficio (città di Milano). Cambiando le carte in tavola e i requisiti nonostante io rientri nell’anno 2023, secondo il decreto verrei accomunato al regime 2024 e non godrei di benefici al punto tale da trovarmi in una situazione paradossale. Non sarei mai rientrato in Italia senza il beneficio poiché ci sono minori opportunità lavorative e si guadagna di meno. Sarei costretto a cambiare lavoro in Italia presso un’altra azienda o addirittura rientrerei spedito in UK per un altro datore di lavoro.”

La storia di Giada: “Ti scrivo la nostra esperienza. Siamo una famiglia con 3 bambini (8 , 5 e 2 anni). Ci siamo trasferiti in Italia a fine luglio (dopo un periodo di depressione da parte mia causa lontananza dalla mia terra d’origine). Dopo 5 lunghi anni di vita all’estero abbiamo deciso di dare una seconda possibilità alla nostra Italia. Mio marito ha firmato ad inizio mese il nuovo contratto e ha dato le dimissioni al suo attuale datore di lavoro. I bambini hanno iniziato la scuola in Italia già a settembre e la settimana scorsa abbiamo firmato per una casa in Italia. Siamo inoltre in procinto di vendere la nostra casa all’estero perché abbiamo bisogno di qualche soldo per avere un gruzzoletto che ci permetta di richiedere un mutuo in Italia. Abbiamo fatto un sacco di sacrifici e siamo tutti ora in difficoltà. Non mento se ora ti dico che siamo terrorizzati all’idea di concretizzare il tutto senza una parte di denaro sulla quale noi contavamo per poter campare un po’ meglio. Mio marito si è già visto sparire metà dello stipendio (bentornati in Italia!) e ora pure questa mazzata. Ci siamo fidati e ora ci stiamo mangiando le mani. Non possiamo essere trattati come giocattoli e soprattutto soffro all’idea che a rimetterci sono anche i miei figli.”

Ultima almeno per questo primo racconto di oggi, la storia di Vincenzo: “Ho vissuto in Irlanda per 9 anni, dal 2014 fino a Luglio del 2023. A Febbraio 2023 ho iniziato a cercare lavoro in Italia anche per usufruire del regime impatriati. Ho ottenuto un’offerta a Maggio, con data di inizio per Agosto, così ho trasferito la residenza a Luglio 2023 in preparazione all’inizio del nuovo lavoro. E quindi mi trovo in questo limbo di cui si è già parlato. Ovviamente il regime impatriati è stato una delle leve più forti nel decidere di tornare in Italia. Abbiamo lasciato una vita agiata per tornare. Mia moglie ha lasciato il lavoro (senza una alternativa in Italia) e il più grande dei miei figli ha lasciato scuola per iniziarla qui. Abbiamo dovuto affrontare una certa quantità di stress per il trasloco e costi elevatissimi. Ma lo abbiamo fatto con la speranza di recuperare una volta attivato il regime. Venire al corrente dei cambiamenti in corso con così poco preavviso fa un po’ paura, in un certo senso. Mi sento ingannato dallo Stato e penso che vorrei tornare indietro, se la legge dovesse essere approvata con l’attuale testo. Ma so che, alla fine, tornare indietro non è possibile: trovare un lavoro in Irlanda potrebbe richiedere mesi (e sarebbe la parte più facile). Trovare casa a Dublino è impossibile al momento (specialmente se hai famiglia) e ci sono prezzi folli. Inoltre trovare posto a scuola e al nido è ancora più difficile e bisogna pensarci con un anno di anticipo. Oggi ho trascorso momenti in cui, se avessi potuto, sarei tornato indietro nel tempo per annullare la decisione di rientrare. Sembra tutto così assurdo e spero che il decreto venga modificato per darci un attimo di respiro. É incredibile pensare che, in un periodo così incerto, si decida di rendere le cose ancora peggio!”

Quello che più colpisce è come queste siano tutte storie di famiglie che hanno fatto scelte non facili prima di rientrare in Italia. E proprio nei giorni del loro rientro si prospetta l’ipotesi che tutto possa crollare sotto i loro piedi. Costretti in un limbo tra un Paese che non ha fatto i conti con le migliaia di storie come le loro e un difficile, se non impossibile, passo indietro.

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