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Richard Branson chiede un prestito statale per salvare Virgin Atlantic. E ipoteca la sua isola privata

La crisi da Coronavirus colpisce anche le grandi imprese. Perfino il miliardario Richard Branson, fondatore del gruppo Virgin, si ritrova a chiedere un finanziamento pubblico per salvare la sua compagnia aerea. E, in una lunga lettera aperta ai dipendenti, lancia un appello al governo inglese.

«Insieme al team di Virgin Atlantic, faremo tutto il possibile per mantenere in vita la compagnia ma avremo bisogno del supporto del governo per riuscirci, a fronte della grave incertezza sulle prospettive del settore viaggi e non sapendo quanto a lungo gli aerei rimarranno a terra» scrive sir Branson.

L’aiuto «sarebbe sotto forma di prestito commerciale. Non si tratterebbe di denaro “gratis”. E la compagnia lo ripagherebbe (come farà easyJet con il prestito da 600 milioni ricevuto di recente)».

Secondo quanto riportano i media britannici, il prestito richiesto ammonta a 500 milioni di sterline. Dopo un primo rifiuto da parte del governo, Branson ha deciso di offrire la sua isola privata a garanzia del prestito. L’imprenditore vive da anni a Necker Island, nelle Isole Vergini britanniche. «L’ho acquistata a 29 anni, era un’isola disabitata. Nel corso del tempo, abbiamo costruito qui la nostra casa di famiglia e gestito il resto come un’azienda, che oggi impiega 175 persone».

Dopo la prima richiesta di finanziamento, in molti hanno criticato Branson. Nella lettera l’imprenditore dice di aver letto molti commenti sul suo patrimonio netto (di oltre 4 miliardi di dollari), ma «quella cifra è calcolata sul valore delle aziende Virgin in tutto il mondo prima della crisi, non è denaro in contante pronto per il prelievo» spiega Branson. «Il problema adesso è che non ci sono soldi in entrata, ma ce ne sono molti in uscita. Abbiamo già investito 250 milioni di dollari e continueremo a fare il possibile».

Ma non basta. «In 50 anni di attività, questo è il momento più che abbiamo mai affrontato… Lavoro giorno e notte per proteggere il maggior numero possibile di posti di lavoro. Operiamo in molti dei settori più colpiti, compagnie aeree, hotel, crociere, svago e abbiamo più di 70mila persone in 35 Paesi che lavorano per le compagnie Virgin. Stiamo facendo il possibile per rimanere a galla».

Branson ricorda anche l’impegno del gruppo per l’emergenza, come le donazioni per il sistema sanitario o i ventilatori e dispositivi medici sviluppati da Virgin Orbit e Virgin Galactic.

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