Riconoscere gli odori con la realtà virtuale e i sensori olfattivi

Riconoscere gli odori con la realtà virtuale e i sensori olfattivi

Di
Alessandra Litrico
4 Giugno 2023

Un nuovo dispositivo super leggero e indossabile che, sfruttando la realtà virtuale e un generatore di odori, permette alle persone di annusare profumi e sostanze chimiche. La rivoluzione arriva direttamente dalla Cina, dove la nuova sfida della realtà virtuale è stimolare le funzioni olfattive. Il dispositivo è stato oggetto di attenzione di uno studio pubblicato su Nature Communication, che spiega come funziona il tutto. Il generatore di odori incorporato permette all’utilizzatore di annusare fino a 30 cibi, profumi come l’ananas, il caramello, il tè verde e varie sostanze chimiche. Lo sviluppo si deve a Yuhang Li, dell’Università di Beihang, in Cina.

Il mondo dell’arte non è estraneo al tema, se pensiamo che i futuristi ricorrevano alla flora plastica per far saggiare un’esperienza sensoriale totalizzante, capace di creare una profonda immersione nell’opera d’arte, cosi da carpirne il profumo e l’essenza nel modo più verosimile possibile.

Le moderne tecnologie non sono da meno, dato che già dal 2016 sono in commercio i visori 3D e i guanti sensorizzati, molto utili per studiare ogni singolo movimento e per misurare i 27 gradi di libertà che ha una mano. Con la possibilità di sentire gli odori, però, l’esperienza si fa multisensoriale e in un certo senso rivoluzionaria, grazie all’innovazione che si spinge sempre oltre ciò che era possibile solo immaginare. 

 

Il funzionamento dei generatori di odori

I ricercatori cinesi hanno realizzato dei kit applicabili al naso delle persone o integrati in maschere morbide, capaci di produrre molteplici odori. I generatori contengono cera di paraffina profumata che, una volta riscaldata, rilascia in appena 14,4 secondi diversi odori in un’area precisa. 

Gli autori suggeriscono diverse applicazioni del dispositivo, ad esempio per diffondere messaggi odorosi come metodo di comunicazione alternativo o per attivare ricordi emotivi e, ancora, per migliorare l’interazione con gli utenti nei mondi VR.

I nuovi dispositivi sono molto diversi dai sistemi olfattivi fino ad oggi contemplati, perché questi ultimi si sono rivelati spesso ingombranti e difficili da utilizzare. Leggerezza e praticità rappresentano plus difficili da comparare ad altri strumenti fino ad oggi concepiti. 

 

I sensori olfattivi in Italia

Anche nel nostro paese esistono realtà con progetti ambiziosi. Tra queste, c’è la marchigiana HCOMM, focalizzata sulle tecnologie multisensoriali anche per il miglioramento dello stato psico-fisico o di supporto alle performance personali, con un approccio capace di incidere sulla capacità creativa o sul cambiamento di abitudini sbagliate. All’interno dello spazio sensoriale e interattivo si sperimentano odori, ma anche suoni ed immagini. La tecnologia sfrutta un sistema che genera le essenze naturali, creando esperienze personalizzabili in base alle richieste degli utenti, dei quali fanno parte pubblici anche del settore luxury, uffici e cliniche. “Questa tecnologia è l’unica al mondo che riesce a gestire e controllare in maniera armonizzata nello spazio in cui viene installata l’audio, il video, stimoli olfattivi, stimoli frequenziali-vibrazionali, effetti climatici e lighting”, spiega Roberto Di Giacomo, general manager HCOMM.


L’azienda è in procinto di aprire negli Stati Uniti, e successivamente in Far-East. Per accelerare l’implementazione del piano di marketing l’azienda sta valutando l’apertura di un round per l’ingresso di investitori. E poi c’è Senior, startup con sede a Varese che sta digitalizzando l’olfatto. La tecnologia che sta sviluppando, Mastersense, sfrutta quattro sensori MOS per rilevare profumi provenienti dal cibo. I dati acquisiti vengono elaborati per giudicare la freschezza dei cibi, soprattutto di carne e pesce. Una soluzione molto utile, se si pensa ai vantaggi che darebbe questa tecnologia nella GDO, ad esempio, per monitorare la freschezza dei prodotti messi in vendita o in magazzino, ma anche per valutare la buona tenuta di un packaging. 

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