Sì alle rinnovabili, No alla speculazione: quando l’energia ‘verde’, senza criterio, va contro il territorio.

Di
Redazione Millionaire.it
19 Ottobre 2024

La crescente consapevolezza dell’importanza delle energie rinnovabili si accompagna oggi a un dibattito sempre più acceso sulla gestione del territorio. In particolare, la Sardegna è al centro di una mobilitazione che sta raccogliendo migliaia di firme, come quella inviata alla premier Giorgia Meloni e al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, per fermare quella che viene definita “speculazione energetica”. L’iniziativa, promossa dal Gruppo d’Intervento Giuridico (Grig), punta a una moratoria nazionale sugli impianti da fonti rinnovabili, con un messaggio chiaro: sì all’energia pulita, ma no allo sfruttamento indiscriminato del territorio.

 

Il problema, infatti, non è tanto lo sviluppo delle energie rinnovabili, quanto il modo in cui vengono implementate. Il territorio italiano è un patrimonio inestimabile di bellezza naturale e culturale, che rischia di essere devastato da un’installazione selvaggia di impianti fotovoltaici e eolici. Le richieste di connessione per nuovi impianti presentate a Terna, alla fine di agosto 2024, ammontano a quasi 6.000, per una potenza complessiva di 342,10 GW. Solo in Sardegna, si contano 804 progetti che coprirebbero una potenza di 53,78 GW, ovvero circa 30 volte la capacità attualmente installata sull’isola. Ma a quale costo per il paesaggio e l’ambiente?

 

La questione sollevata dai promotori della petizione è duplice. Da un lato, si denuncia la mancanza di una pianificazione strategica che tenga conto dell’impatto ambientale e paesaggistico di questi impianti. Dall’altro, si punta il dito contro una speculazione che sembra anteporre gli interessi economici alla tutela del territorio. I pannelli solari, per esempio, vengono spesso importati dalla Cina, dove i processi di produzione comportano alti costi ambientali. Inoltre, la loro vita utile è limitata: quando saranno da smaltire, è probabile che finiscano in discariche non regolamentate, con il rischio concreto che molti di questi rifiuti tecnologici vengano esportati in Africa, alimentando un ciclo di inquinamento e sfruttamento.

 

C’è un modo alternativo di sfruttare l’energia solare che non comporta la deturpazione del territorio: le installazioni sui tetti degli edifici. L’Italia è piena di aree già urbanizzate che potrebbero ospitare pannelli fotovoltaici senza invadere spazi verdi o agricoli, ma si preferisce spesso optare per soluzioni più semplici e rapide, come i grandi parchi solari a terra, che però consumano vasti tratti di territorio.

 

Non si tratta di una battaglia contro l’energia rinnovabile, ma contro la cecità di alcune scelte di breve termine, che rischiano di tramutarsi in pratiche di greenwashing. Presentare la costruzione di questi impianti come un passo verso la sostenibilità ambientale, senza considerare il contesto più ampio, rischia di creare più danni che benefici. Siamo sicuri che riempire interi paesaggi di pannelli solari o turbine eoliche sia sempre la scelta più sostenibile? A chi conviene davvero questo sviluppo? Queste sono le domande che si pongono i firmatari della petizione, tra cui molte personalità della cultura, della scienza e dello spettacolo, tutte accomunate dall’impegno per la tutela del patrimonio naturale e paesaggistico italiano.

 

La petizione non è solo un atto di protesta, ma un invito a riflettere su un modello di sviluppo energetico più rispettoso e consapevole. Non si può trattare il territorio come una risorsa inesauribile da sacrificare in nome di una presunta transizione ecologica, senza considerare le conseguenze a lungo termine. L’Italia, con il suo paesaggio variegato e fragile, non è un deserto senza alternative: esistono soluzioni più intelligenti e sostenibili che non implicano la devastazione del nostro patrimonio culturale e naturale.

 

In definitiva, il messaggio è chiaro: sì alle rinnovabili, ma non ovunque e a ogni costo. È necessario un approccio che metta al centro non solo la produzione di energia pulita, ma anche la tutela del paesaggio, dell’agricoltura e dell’identità culturale del nostro Paese. Una pianificazione attenta e rispettosa dell’ambiente e del territorio è l’unica strada per garantire un futuro realmente sostenibile e ci sono assolutamente gli spazi (non solo fisici) per farlo.

 

 

 

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