“Stai sciupato? Mangia”. L’idea di Casa Surace, dai video online al pacco da giù

Di
Silvia Messa
17 Giugno 2021

Stai sciupato! Somma preoccupazione delle mamme e delle nonne del Sud verso i figli lontani. Come rimediare? Mandare un pacco da giù e incitare il figlio a mangiate gagliarde. E magari, nel caso di Nonna Rosetta, stimolare a fare il proprio dovere e usare il buon senso. I video social e virali che descrivono il pacco da giù sono tra i cavalli di battaglia di Casa Surace, il gruppo di ragazzi di Sala Consilina, che ha iniziato per gioco a postare video sui social, ma ora è un’impresa di comunicazione Made in Sud che dà lavoro a 13 dipendenti, coinvolge per ogni video una trentina di persone tra attori, professionisti e non, troupe e produzione, per promuovere piccole e grandi aziende con l’umorismo.

Nel 2019 ha lanciato StaisciuPacco, il portale che permette a tutti di ricevere un pacco da giù. L’idea forte? Il baratto. StaisciuPacco non acquista i prodotti, ma li riceve dai produttori in cambio di visibilità e di una campagna professionale di comunicazione. Tra gli obiettivi: realizzare un e-commerce che farà da vetrina ai produttori e da traino a tutte le regioni Italiane, anche all’estero. Ce ne parlano Daniele Pugliese, cofondatore di Casa Surace e oggi impegnato al 100% in Staisciupacco, e Luca Persichetti, professionista del digital marketing di Show Reel Media Group.

Com’è nata casa Surace?

«Nel 2015, tra ragazzi di Sala Consilina e Napoli, appassionati di cinema, teatro e linguaggi social. Avevamo 2.000 fan sui social. Ora, a 30 anni, contiamo su una community di 4 milioni di persone e su un miliardo di visualizzazioni su Facebook e YouTube. Il video “Pasqua ai tempi del Covid” ha avuto 12 milioni di visualizzazioni in 3 giorni» racconta Daniele, ingegnere civile. Lui per primo, con Andrea, Simone, Alessio, è stato un “terrone fuori sede”, bisognoso di pacchi da giù. Per evitare di bruciarsi, hanno scelto Luca, che ha consigliato loro un percorso professionale di sviluppo. Scelta vincente.

«Casa Surace la sento come un’impresa mia. Ho avuto subito una visione dello sviluppo del progetto. Non è il percorso classico degli artisti. Abbiamo costruito un teatro nostro e cerchiamo le persone giuste per raccontare storie» spiega Luca.

Perché le vostre storie piacciono?

«Raccontiamo la provincia, il vicino della porta accanto, che non racconta più nessuno. Abbiamo trovato il nostro spazio. Stimoliamo l’identificazione, facciamo ridere, ma anche emozionare. Con Rosetta, la nonna vera di Beppe, del nostro team, che oggi vive una seconda giovinezza, abbiamo girato e postato in una mattina un video sui consigli contro il Covid: 300 milioni di visualizzazioni, ce l’hanno richiesto 40 canali televisivi internazionali. Poi, siamo del Sud e abbiamo deciso di fare impresa al Sud, a Napoli. Casa Surace è la targa sul palazzo dove abbiamo girato i nostri video, fin dall’inizio» racconta Daniele.

Il 2020 com’è andato?

«Abbiamo lavorato molto di più rispetto all’anno prima. Ogni anno ci sono 200 aziende che chiedono di lavorare con noi. Noi ne “attiviamo” solo 30, quasi 40 nel 2020. Facciamo 3 attivazioni al mese, un lavoro a settimana, che occupa una decina di persone. Abbiamo lavorato con big spender, abituati ai budget pubblicitari della tv. Siamo in gara anche per campagne per alcuni Ministeri. Il fatturato è a 6 zeri» precisa Luca.

Com’è nato StaisciuPacco?

«Nel 2016 due ragazzi, uno dal Belgio, uno da Napoli, hanno espresso una richiesta: ricevere un pacco in cui viaggiassero anche storia e sentimento, non solo cibo. Le aziende che ci danno i loro prodotti, con ogni operazione di pacco (sono a tema, in edizioni limitate: Caldo e Fresco Natale, Dolci, Fuori sede, Pasta…) raggiungono quasi un milione di persone. Poi realizziamo per l’azienda un video, con la storia del prodotto. Il produttore se vuole la racconta personalmente. Il valore di merce che investe è di circa 2mila euro. Ma riceve in cambio il nostro “marchio di qualità”. Noi ci mettiamo la faccia sulla bontà del prodotto e lo portiamo fino al piatto di chi lo compra» racconta Daniele.

Chi assaggia?

«Io. Ho preso 20 kg in un anno» rivela Daniele.

Che aziende entrano nel progetto?

«Piccole e grandi. Nel pacco pasta c’era il produttore di paese, ma anche Garofalo».

Chi segue le spedizioni?

«Io. Al Paese siamo abituati a fare tutto da soli», spiega Daniele. «Abbiamo creato un magazzino, 300 mq a Sala Consilina. Ci lavoriamo in 5. Poi c’è un corriere per il fresco e per i prodotti normali. A dicembre abbiamo spedito 1.000 pacchi. L’idea è diventare l’Amazon delle piccole e medie imprese. Finora abbiamo investito 60mila euro. L’investimento maggiore è nel digitale (realizzazione sito e sua gestione)».

Chi sono i clienti finali?

«Fuori sede, ragazzi che frequentano l’università o si sono stabiliti all’estero. Ci sono anche genitori che mandano regali ai figli. E aziende. Chi vuole può anche donare i nostri “pacchi sospesi”, a chi ha bisogno».

Prezzi dei pacchi?

«Da 40 a 100 euro. Non è solo cibo, ci sono anche prodotti artigianali e “sociali”, come la pasta prodotta nel carcere di Alessandria, con mattarello e spianatoia. O gadget. In Una Nonna tascabile, c’è uno zoccolo, dissuasione educativa, la statuetta di Nonna Rosetta, le caramelle Rossana».

Il futuro?

«Avviare il progetto StaisciuPacco a Parigi e in Inghilterra. Non solo per portare là prodotti italiani, ma anche per pubblicizzare quelli fatti da italiani in altri Paesi» conclude Daniele.

Tratto dall’articolo “Il pacco da giù (un nuovo business)” pubblicato su Millionaire di febbraio 2021. 

pacco da giù business
L’apertura dell’articolo pubblicato su Millionaire di febbraio 2021.
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