Startup, quando l’entusiasmo diventa successo

Di
5 Novembre 2012

Zest significa entusiasmo.

Proprio questo è il sentimento che dovrebbe spingere, più di ogni altro,  le aziende, specie nella fase di startup.

E  l’entusiasmo è una qualità che non manca di certo a tre giovani imprenditori che da meno di un anno hanno messo in piedi Zest,  laboratorio di idee green, e agenzia che aiuta le aziende nel loro percorso di sostenibilità.

Mezzo anno di vita che è stato già sufficiente per ottenere premi e riconoscimenti prestigiosi. Come la vittoria nel giugno 2012 nella selezione regionale del premio Talento delle idee della Confidustria e Unicredit.  O come la recente presentazione in Triennale a Milano del loro  “Greenb02x”, segnalato come miglior progetto di eco sostenibilità ambientale da Material ConneXion Italia.

Conosciamo da vicino Zest attraverso le parole della responsabile Marketing e Comunicazione, Chiara Davanzo.

 Greenb02x FreeAirBaby, sono i vostri progetti di punta. Potresti spiegarci di cosa si tratta?

[blockquote align=”center” variation=”green”]GreenbO2x è un componente di arredo urbano che unisce un’anima green e una digital. L’idea è di creare uno spazio ad usufrutto pubblico (panchina o pensilina) contenente al suo interno una mini serra in grado di ridurre significativamente le polveri sottili, gli idrocarburi policiclici aromatici e altri composti provenienti dall’incompleta combustione della benzina e del gasolio.

Oltre a ciò la panchina è integrata da un sistema multimediale per lo scambio di informazioni testuali, audio, video e di connessione wireless. Il nome “GreenbO2x” riassume l’essenza del progetto: GREEN inteso come ecologico, a basso o nullo impatto ambientale; bO2x invece rappresenta il contenitore-serra in grado di trasformare gli agenti inquinanti e la CO2 in ossigeno O2.

FreeAirBaby è invece una speciale cappotte da applicare sui passeggini per proteggere i bambini dall’aria inquinata. Ed evitare che da grandi vedano la loro salute compromessa .[/blockquote]

 

 

Come si affrontano le spese che la gestione della vostra attività comporta?

Le spese iniziali di avviamento del progetto le abbiamo coperte grazie ad un bando vinto. Gli investimenti basilari per la comunicazione (immagine coordinata, creazione di un sito web) siamo riusciti ad ammortizzarli con le nostre competenze interne. Per quanto concerne i grossi investimenti in ricerca e sviluppo, li stiamo affrontando con uso sapiente dei voucher sull’innovazione.

 Quanto è difficile in Italia avviare una “startup con lo sguardo rivolto al futuro” come Zest?

In Italia il problema maggiore è rappresentato dalla lentezza del mercato dei capitali. Un dato di fatto che diventa una sfida per chi come noi investe in innovazione.

Come si supera questo challenge?

[blockquote align=”center” variation=”green”] Suggeriamo, innanzitutto, di concepire idee sempre più solide nella fase del business modelling.

Inoltre, di essere flessibili. Il guaio dei progetti è che sono come i nostri figli e possono sembrare perfetti a noi che li realizziamo. Al contrario, è necessario ascoltare l’opinione di chi ne sa di più.

Infine, non bisogna essere troppo Italia-centrici e guardare all’estero, non soltanto agli Stati Uniti, ma ai Paesi Nordici, che insegnano tanto in materia di business sostenibili. C’è sempre tanto da imparare. Ovunque.[/blockquote]

Come avete fatto a comunicare il vostro progetto?

[blockquote align=”center” variation=”green”]Abbiamo differenziato le leve di comunicazione con un mix di offline e online. I social oggi sono utili a raggiungere una customer base ma c’è una parte di mondo che viaggia anche sull’offline e va affrontato attraverso attività di PR, e attività below the line.

Che sia online o offline, bisogna sapersi distinguere. Noi ad esempio, realizziamo brochure con materiale riciclato. Un  messaggio nel messaggio.[/blockquote]

Hai lavorato come responsabile marketing per aziende per ben 11 anni. Chi te l’ha fatto fare di metterti in proprio?

È una cosa inspiegabile. Personalmente, lavoravo con grande passione anche da dipendente, ma solo il fatto di essere “dipendente” per l’appunto, mi metteva in una condizione di passività rispetto a qualcun altro. Invece quando sei tu a realizzare qualcosa butti il cuore all’ostacolo tutti i giorni. E non ti pesa.

 

Giancarlo Donadio

 

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