donna che scannerizza codice a barre di un prodotto al supermercato

TrackIt, il progetto per certificare l’autenticità dei prodotti made in Italy

Di
Redazione Millionaire
14 Febbraio 2023

300 PMI, otto fornitori e 2,6 milioni di euro per dare il via al progetto di certificazione dei prodotti made in Italy attraverso la tecnologia blockchain.

 

Un patentino in tecnologia blockchain per certificare l’autenticità dei prodotti made in Italy. Questa è l’idea di ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, intenzionata a finanziare il progetto con un appalto di Stato di 2,62 milioni di euro. Prodotti genuini con alti standard qualitativi come i prodotti Made in Italy, sono spesso soggetti a cloni e imitazioni di vendita all’estero, per questo è importante tracciare ogni passo della filiera. Da questa necessità nasce TrackIt, il progetto Ice per riuscire a realizzare una filiera autentica e costantemente tracciata. 

Il bando

All’appello verranno chiamate 300 piccole e medie imprese dei settori agroalimentare e moda, completamente digiune da blockchain e digitale. Dall’altro polo troviamo otto gruppi di imprese specializzate nella tecnologia, che dovranno adottare per un anno e mezzo un numero di PMI, mettendo a disposizione le proprie piattaforme e le proprie conoscenze per certificare su blockchain. Sul piatto 2,6 milioni di euro, che verranno distribuiti alle otto società vincitrici, selezionate per l’erogazione ufficiale dei propri servizi alle PMI. 

Ognuno dei vincitori dell’appalto dovrà quindi convertire il proprio gruppo di PMI alla blockchain. La sfida più grande sarà proprio quella dell’introduzione iniziale. Secondo l’assegnazione avvenuta il 26 maggio, le otto società selezionate sono: Hspi, gruppo specializzato in consulenza aziendale a cui spetterà il 28% del contratto, sia in termini di denaro che di PMI adottate; Apio che annovera tra i propri soci il Var Group si aggiudica il 20% del contratto; Ex Lab il 15%. Segue Flosslab con il 10% e Foodchain con sede nell’incubatore ComoNext, con la biellese Domina, entrambe con l’8%. Infine, il 6% andrà al colosso Ernst & Young e il 5% a Mangrovia e il gruppo Webgenesys.

Come funziona

I dati saranno relativi alla filiera, all’origine del prodotto e ai processi di realizzazione. Una volta registrate le informazioni, per ogni prodotto è previsto un QR code attraverso il quale sarà possibile visualizzare l’autenticità dello stesso e tutte le informazioni relative al prodotto stesso; al momento tutto si gioca nel campo del marketing. L’utilizzo del QR code consentirà l’accesso diretto a una landing page contenente tutte le informazioni più rilevanti, contribuendo a creare un rapporto diretto con il consumatore. Sarà inoltre possibile realizzare anche uno storytelling all’avanguardia in grado di raccogliere le informazioni più rilevanti.

Perché la blockchain 

Secondo Ice, la blockchain è la tecnologia giusta per questo tipo di progetto. “Il tracciamento di filiera o di prodotto con tecnologia blockchain agevola la riconoscibilità del prodotto realmente italiano e contribuisce a contrastare i fenomeni legati alla contraffazione” dichiara Andrea Degl’innocenti, dirigente dell’ufficio Ice di Milano. A differenza di altre tecnologie, la blockchain ha potenzialità molto più ampie in termini di implementazione per aziende non circoscritte alle criptovalute. L’obiettivo è quello di creare una serie di automatismi a monte, che forniscano dati con cui alimentare il libro mastro a valle. “Abbiamo calcolato che una digitalizzazione della filiera che alimenta in automatico la chain, può generare un risparmio tra il 20% e il 25% di attività time consuming”, dichiara Giuseppe Perrone, blockchain leader di Ey. 

Punti di domanda

La sperimentazione Ice è ai blocchi di partenza ma la domanda che tutti già si fanno è: cosa succederà alla fine test? A oggi le PMI non sono ancora disposte a investire nel settore. Al momento a coprire i costi troviamo i fondi dell’Agenzia per il commercio estero. Ma un domani? Sarà difficile mantenere nel tempo un elevato standard qualitativo e tecnologico, considerando l’impegno che questo richiede alle PMI, soprattutto perché ci sono forti gap di conoscenza e di competenza nello sfruttamento delle risorse a disposizione. “Le PMI sembrano avere altre priorità in questo momento, come il caro bollette” dichiara uno degli operatori sotto richiesta di anonimato. “C’è il cloud, l’hosting, la manutenzione – osserva la medesima fonte -. È una grande barriera”.

Secondo quanto dichiarato invece dalle società incaricate, l’obiettivo sarà quello di dare continuità all’iniziativa nel tempo e creare dei processi che restino nel tempo sia all’impresa più strutturata, che alla micro-impresa. Sembra però esserci un secondo problema a ostacolare questo traguardo: il pot-pourri di soluzioni imbarcate da Ice. Ogni raggruppamento di imprese porta la propria tecnologia, quindi se una PMI a fine test decidesse di passare da un fornitore all’altro, dovrebbe ricostruire tutto da zero. 

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