Italia: “i rider sono dipendenti a tutti gli effetti”

Di
Melania Guarda Ceccoli
7 Dicembre 2022

Il ricorso tra Glovo e il collaboratore licenziato circa un anno fa, si conclude con il reintegro a tempo pieno del lavoratore e un risarcimento per l’anno non lavorato.

 

È bastata un’interpretazione dell’articolo 2 del Jobs Art da parte del Giudice Riccardo Anastasio del Tribunale del lavoro di Milano per far arrivare una vera batosta a Glovo.

Un’interpretazione già fornita anche dalla Corte di Cassazione nel 2020 nel caso di cinque ex rider di Foodora.

Secondo l’art. 2, i collaboratori che lavorano per unazienda con continuità e che vengono organizzati dal committente con indicazioni in merito a tempi e luoghi di lavoro, devono avere le stesse  condizioni dei lavoratori subordinati. Nel caso dei rider si parla di etero-organizzazione, ossia quei lavoratori che sono a metà strada fra un dipendente e un collaboratore esterno.

Tutto era iniziato un anno fa quando Glovo aveva licenziato il fattorino per un presunto atto illegittimo compiuto durante il turno. Un’azione che però il giudizio non intravede e che ribalta la situazione. Questa volta è il fattorino a fare causa a Glovo e la collaborazione diventa così un vero e proprio contratto, non più part time, ma a tempo pieno. Al posto del tipico contratto logistico per i driver, si passa a quello del commercio, con condizioni nettamente migliori: partirà da una base di 1.400 euro/lordi con 14 mensilità.

Glovo è anche tenuta a riconoscere “un’indennità risarcitoria commisurata all’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto nella misura di € 717,88 lordi mensili dalla data del licenziamento fino a quella di effettiva reintegrazione (dedotto quanto il lavoratore abbia percepito per lo svolgimento di altre attività lavorative nonché quanto avrebbe potuto percepire) oltre interessi e rivalutazione monetaria” e a versare i contributi previdenziali e assistenziali dal giorno del licenziamento fino a quello di effettiva reintegrazione”.

La società, difesa dagli avvocati Francesco Tanca e Federica Pagani, è stata condannata a risarcire 6mila euro di spese legali e versare al lavoratore quanto avrebbe percepito dal giorno del licenziamento oltre ai contributi previdenziali e assistenziali. Per noi è una sentenza molto importante – dichiara a LaPresse Massimo Laratro, uno dei legali del rider e del sindacato Deliverance’ che opera fra a fattorini delle consegne a Milano – abbiamo centinaia di casi simili e pur mancando il riconoscimento del rapporto di lavoro subordinato lequiparazione al contratto nazionale è un passaggio fondamentale”.

Glovo Italia, a seguito della sentenza emessa dal Tribunale di Milano che ha disposto la riqualificazione del rapporto di lavoro come subordinato per un corriere, rende noto che, in attesa di conoscere le motivazioni del Giudice, valuterà tutti gli strumenti a sua disposizione per ribadire la legittimità del proprio modello operativo.

 

Il caso Just Eat

Proprio in questi giorni anche i rider di Just Eat sono scesi in piazza chiedendo laumento delle ore contrattuali. Il loro è un servizio che si può svolgere anche a tempo pieno e non limitato a 10/15 ore. Basta straordinari e part-time”, è la loro richiesta.

A Roma, lo scorso marzo ha aperto lHub Just Eat, il primo polo logistico del mercato food delivery. Lo spazio, di circa 500 metri quadrati, rivoluziona le modalità di lavoro del settore, fornendo mezzi aziendali ai lavoratori. I mezzi utilizzati sono elettrici: 120 scooter Cooltra per una mobilità sempre più green, con 150 courier regolarmente assunti nellHub romano. Il nuovo modello di deliveryper Just Eat è iniziato il 29 marzo del 2021 grazie allaccordo sindacale con Filt Cgil, Fit-Cisl e Uil Trasporti. Nasce così il primo contratto collettivo per i rider in Europa che ha permesso lassunzione di oltre 6mila courier dipendenti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Il modello dellHub romano sarà ripetuto a Milano e Firenze.

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