Secondo un recente articolo pubblicato su Inc.com, molte aziende stanno licenziando i primi membri della Generazione Z, ovvero i nati tra il 1997 e il 2012, che hanno appena iniziato la loro carriera lavorativa. Questo fenomeno, che riguarda una percentuale significativa di giovani lavoratori, ha suscitato preoccupazione e domande sulle reali motivazioni dietro tali decisioni.
Licenziamenti e prestazioni insoddisfacenti
Un sondaggio condotto dalla piattaforma Intelligent, che fornisce consigli sull’educazione e la carriera, ha rivelato che circa il 60% delle aziende ha licenziato dipendenti appartenenti alla Generazione Z nell’anno corrente. Di 966 aziende intervistate, il 75% ha dichiarato che le prestazioni dei nuovi assunti non erano all’altezza delle aspettative. Questo dato si basa su tre principali osservazioni da parte dei datori di lavoro: il 50% degli intervistati ha indicato una mancanza di motivazione nei giovani lavoratori, il 46% ha rilevato una scarsa professionalità e il 39% ha lamentato problemi nelle abilità comunicative.
Questi risultati hanno portato alcune aziende a rivedere le loro politiche di assunzione per il futuro. Il 15% delle aziende intervistate ha espresso dubbi o ha pianificato di non assumere nuovi laureati nel 2025. La principale preoccupazione riguarda la preparazione al mondo del lavoro, basata sulle esperienze negative passate.
La Generazione Z: un paragone con i Millennial
È interessante notare che questa non è la prima volta che una generazione affronta difficoltà simili entrando nel mondo del lavoro. I Millennial, che hanno preceduto la Generazione Z, furono anch’essi accusati di mancanza di etica del lavoro quando iniziarono le loro carriere. Tuttavia, col tempo, sono riusciti a raggiungere ruoli dirigenziali e imprenditoriali. Questo suggerisce che anche per la Generazione Z ci potrebbe essere un futuro positivo, nonostante le attuali difficoltà.
Diversità nelle modalità di comunicazione e percezione
Un aspetto fondamentale che emerge è la differenza nelle modalità di comunicazione tra le diverse generazioni. Un’intervistata, giovane laureata che ha lavorato per la fintech Afterpay, sottolinea che la Generazione Z preferisce una comunicazione diretta e onesta. A differenza dei Millennial, che potrebbero preferire un approccio più delicato, i membri della Generazione Z, vogliono feedback sinceri e costruttivi per migliorarsi. A dire il vero la ‘sensibilità eccessiva’ o il disinteresse per le proprie responsabilità sono alcune delle accuse rivolte più frequentemente alle nuove ‘reclute’.
La ricerca di un equilibrio tra vita e lavoro
Un altro tema centrale per la Generazione Z è la ricerca di un equilibrio tra vita privata e lavoro. L’accusa è proprio di conoscere ancora poco o nulla di quale sia ‘il lavoro’ e come possa risultare difficile cercare un equilibrio. Eppure il tema è presente in pressoché tutte le ricerche sull’argomento. Un altro intervistato, un ingegnere software di 24 anni, ritiene che la sua generazione sia più concentrata su questo aspetto rispetto a generazioni precedenti. Tuttavia, riconosce che molti dei suoi coetanei non sono disposti a lavorare oltre le 40 ore settimanali, preferendo mantenere un equilibrio più salutare. Ma c’è anche chi, come lo stesso intervistato, ammette di lavorare ben oltre l’orario standard e di vedere questo impegno come un investimento per costruire la propria carriera e ottenere uno stile di vita migliore.
Emerge inoltre in modo evidente la difficoltà nel creare connessioni professionali quando si lavora in remoto. Molti giovani preferiscono ruoli ibridi, ma lavorare in presenza può essere essenziale per costruire relazioni utili per la carriera, specialmente nelle prime fasi professionali.
Le difficoltà inevitabili e l’adattamento necessario
I problemi incontrati dalla Generazione Z sul posto di lavoro non sono nuovi. La ricerca attribuisce gran parte delle difficoltà a differenze psicologiche tra generazioni, influenzate dal contesto in cui sono cresciuti i membri della Generazione Z. Definita spesso come la “generazione ansiosa”, la Generazione Z è stata educata in un’epoca di crescente protezione da parte dei genitori (accompagnata da distanza affettiva), con una struttura più rigida rispetto alle generazioni precedenti.
Questa protezione può aver influenzato le aspettative sul lavoro, con alcuni giovani che potrebbero cercare una guida più strutturata dai loro manager, simile a quella ricevuta dai genitori. Inoltre, i datori di lavoro devono essere pronti a fornire una formazione sulle cosiddette “soft skills”, come la comunicazione e la collaborazione, che i giovani potrebbero non aver sviluppato appieno.
E in Italia?
In Italia il fenomeno è forse agli inizi per una ragione che può sembrare forse banale: i Gen Z sul lavoro sono ancora relativamente pochi. Tuttavia non mancano evidenze simili.
Secondo diverse ricerche, anche nel nostro Paese uno degli elementi più citati riguarda il desiderio della Gen Z di trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata. Questo gruppo tende a dare molta importanza al benessere personale e alla salute mentale, rifiutando spesso di accettare situazioni lavorative che considerano dannose per la loro felicità e qualità della vita. Molti di loro cercano lavori che offrano flessibilità e significato, ma questa mentalità a volte viene vista dalle aziende come mancanza di impegno o volontà di adattarsi alle richieste del mercato.
Uno studio condotto da Il Sole 24 Ore sottolinea che i giovani della Gen Z in Italia sono tra i meno soddisfatti del proprio lavoro. Solo il 44% di loro si dichiara felice, e molti di loro cambierebbero lavoro entro l’anno se ne avessero l’opportunità. La flessibilità è un altro aspetto fondamentale: l’85% dei giovani è disposto a cambiare impiego ogni due anni, e una parte significativa lascerebbe il proprio lavoro anche senza avere un’altra offerta. Tuttavia, questa tendenza al cambiamento frequente, se da un lato denota un forte desiderio di crescere, dall’altro può essere interpretata dai datori di lavoro come instabilità o mancanza di fedeltà.
La Generazione Z sta affrontando una transizione difficile nel mondo del lavoro, caratterizzata da licenziamenti e prestazioni insoddisfacenti per alcuni datori di lavoro. Tuttavia, come accaduto per altre generazioni, si tratta di un percorso di adattamento inevitabile. Nonostante le sfide, i giovani lavoratori stanno cercando di trovare un equilibrio tra le proprie aspirazioni personali e le aspettative professionali, e potrebbero avere un impatto significativo sul futuro della cultura lavorativa, anche se, per ora, devono adattarsi alle regole esistenti.
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