Scioperi, denunce e lavoro da casa segreto: come i lavoratori protestano contro il ritorno in ufficio (RTO – return to office).
Aziende come Amazon, Dell e persino Tesco stanno richiedendo che il personale remoto torni a lavorare in sede. Ma i loro dipendenti stanno iniziando a ribellarsi.
La lotta dei lavoratori
Il tema del ritorno in ufficio si sta trasformando in una battaglia tra datori di lavoro e dipendenti. Da una parte, aziende come Tesco, Dell e Amazon ordinano al personale remoto o ibrido di tornare a timbrare in ufficio. Dall’altra, i lavoratori stanno reagendo.
La loro arma principale sono i comportamenti lesivi verso le aziende (e la loro stessa carriera). Il personale arriva a mettere a rischio la propria carriera nella speranza di mantenere l’equilibrio tra vita privata e lavoro che il lavoro da casa garantirebbe loro. Settimana scorsa, i dipendenti dell’Office for National Statistics (ONS) nel Regno Unito hanno persino votato per lo sciopero dopo una disputa di un anno con i dirigenti su quante volte devono recarsi in ufficio.
Ma a quali misure sono arrivati i lavoratori più risoluti di questa sorta di novella ‘Internazionale’ del lavoro da casa?
Scioperi
I dipendenti dell’ONS hanno votato per adottare la risposta più estrema alle imposizioni dell’RTO. Il 92% dei membri del sindacato Public and Commercial Services Union (PCS) ha concordato di scioperare dopo il rifiuto di aumentare la loro presenza in ufficio a due giorni alla settimana, come richiesto a maggio.
Il conflitto non riguarda solo le ore in ufficio. I membri del PCS rifiutano anche di fare straordinari o di lavorare fuori dalla propria fascia salariale.
Il segretario generale del PCS, Fran Heathcote, ha esortato l’ONS a iniziare le trattative. “Abbiamo detto che i nostri membri possono lavorare da casa altrettanto bene, se non meglio, che in ufficio,” ha affermato. “Ora, con l’autorizzazione a dichiarare uno sciopero completo nei prossimi sei mesi, la situazione potrebbe cambiare.”
Lavoro da casa (in segreto)
Poiché le imposizioni di RTO più pubblicizzate sono quelle delle grandi aziende, molte di queste iniziative sono state introdotte dall’alto.
Questo ha portato molti dirigenti intermedi a “coprire” i loro collaboratori, permettendo segretamente ai membri del team di lavorare da casa, nonostante l’esplicita richiesta di tornare in ufficio.
Secondo una ricerca di Owl Labs, il 70% dei manager nel Regno Unito ha ammesso di permettere al personale di violare le regole RTO, in quella che viene definita la tendenza del ‘lavoro ibrido silenzioso’.
A marzo, Dell ha minacciato sanzioni se il personale non fosse tornato in ufficio a tempo pieno. Tre mesi dopo, Business Insider ha riferito che un terzo della forza lavoro globale della società tecnologica continuava a lavorare da casa. Negli Stati Uniti, il 50% del personale continuava a lavorare da remoto.
Rinunciare alle promozioni
Dell ha spinto oltre rispetto alla maggior parte delle altre aziende con la sua politica di RTO. Ha dichiarato che il personale remoto difficilmente sarebbe stato preso in considerazione per promozioni o aumenti di stipendio, insinuando che i manager li avrebbero messi da parte.
Nonostante questo ultimatum, sembra che una buona parte della forza lavoro non abbia cambiato il proprio modello di lavoro. In un sondaggio su 1.000 lavoratori nel Regno Unito, il 6% ha affermato che preferirebbe avere un modello di lavoro flessibile piuttosto che un bonus. Il 7% lo sceglierebbe rispetto agli straordinari pagati, dimostrando che i dipendenti danno ormai più valore alle politiche di lavoro da casa rispetto alla retribuzione.
Candidature di massa per vendetta
Anche Amazon sta sperimentando un rapporto difficile con i propri dipendenti quest’anno. A settembre, ha confermato un aumento salariale per il personale dei magazzini dopo mesi di pressioni e scioperi da parte del sindacato GMB, che rappresenta i lavoratori di Amazon.
Purtroppo, la sua politica di RTO sembra aver ulteriormente peggiorato i rapporti. Il personale amministrativo è stato avvisato che, dall’inizio del prossimo anno, dovrà lavorare in ufficio cinque giorni a settimana.
I dipendenti hanno reagito con quello che viene chiamato ‘rage applying’, ovvero inviare candidature di lavoro in massa per frustrazione verso il proprio ruolo attuale.
Tuttavia, l’elevato turnover è in realtà una caratteristica di Amazon. L’ex CEO Jeff Bezos ha dichiarato che aiuta a mantenere la cultura aziendale vivace, e alcuni esperti hanno suggerito che la politica di RTO dell’azienda sia una cortina di fumo per ridurre il personale.
In un recente sondaggio, un quarto degli alti dirigenti e un quinto dei professionisti delle risorse umane hanno ammesso che le loro politiche di RTO erano state attuate con la speranza di spingere il personale a licenziarsi.
#Opentowork su Linkedin
Forse in risposta ai sospetti che le politiche di RTO siano un pretesto per tagliare il personale, molti dipendenti stanno reagendo mettendo in atto un “Piano B”, noto anche come ‘career cushioning’.
Si dice che migliaia di lavoratori di Amazon e Boots (che ha richiesto al personale di tornare in ufficio per cinque giorni a settimana da settembre) abbiano attivato l’opzione “Aperto a nuove opportunità” sui loro profili LinkedIn dopo l’annuncio delle rispettive politiche di RTO.
Dato che molte aziende hanno dichiarato al personale “o torni in ufficio o ti licenzi”, come nel caso del Manchester United FC, questa sembra una strategia intelligente per prevenire potenziali catastrofi professionali. Dichiararsi alla ricerca di un nuovo lavoro per non dire di essere stato licenziato per ‘insubordinazione’.
Presenzialismo senza impegno (o quiet quitting)
Alcuni lavoratori e leader aziendali sostengono che le politiche di RTO non siano necessarie. Dicono che riguardino più la presenza fisica che la reale produttività del personale.
I dipendenti stanno reagendo adottando il ‘presenzialismo’. Si recano in ufficio, si mostrano occupati ma svolgono il minimo indispensabile. È anche conosciuto come ‘quiet quitting’ o ‘coffee badging’, ovvero si presenta in ufficio, si beve un caffè e poi si torna a casa.
Questo trend soddisfa la richiesta dei datori di lavoro di avere più personale in ufficio, ma produce una forza lavoro distaccata. È diventato un problema talmente diffuso che persino il primo ministro, Sir Keir Starmer, ha dichiarato di voler risolverlo.
Ad agosto, Starmer ha condannato il presenzialismo, affermando che le aziende devono trovare un “equilibrio tra sfruttare al meglio le pratiche di lavoro flessibili e garantire che le persone rimangano produttive”.
Denunce contro i datori di lavoro
Dopo l’entrata in vigore (nel Regno Unito) del Flexible Working Bill lo scorso luglio, i dipendenti hanno ottenuto maggiori tutele riguardo al diritto al lavoro flessibile. Molti stanno esercitando questa nuova libertà.
Secondo la nuova normativa, il personale può richiedere arrangiamenti flessibili fin dal primo giorno di lavoro. Le aziende che rifiutano una richiesta devono fornire una spiegazione, e molti lavoratori insoddisfatti stanno portando i loro casi davanti ai tribunali del lavoro.
I rischi di spingere sul RTO o di trincerarsi sul lavoro da casa ‘a prescindere’
Le piccole aziende spesso guardano alle grandi società per ricevere indicazioni su come gestire il personale. Quando si tratta di RTO, i casi sopracitati dovrebbero essere un monito: puntare a riempire gli uffici potrebbe facilmente ritorcersi contro.
Grandi aziende come Amazon e Dell possono permettersi di commettere errori con politiche di RTO mal gestite, ma le piccole e medie imprese devono essere più caute e la vera arma di lavoratori potrebbe essere proprio la scarsità di personale.
A fare i conti, alla fine, sono tutti. Imprese alla ricerca di lavoratori, gestibili e a costo sostenibile, come pure lavoratori che devono capire quanto sono disposti a sacrificare pur di lavorare da casa. Quello che è certo è che imprese, sindacati e lavoratori al momento stanno letteralmente sfidandosi a colpi di ‘dispetti’, senza avere la certezza su che cosa valga veramente la pena scommettere.
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