Incredibile ma vero, il folle capitolo dell’operazione “Open to Meraviglia” ideata dal Ministero del Turismo continua a tessere la trama di uno spreco finanziario senza fine. Non si tratta più delle solite critiche dell’opposizione o dei commenti sarcastici dei cittadini sui social media; questa volta è la Corte dei Conti a scendere in campo, aprendo un’inchiesta sul disastroso fiasco della campagna e sulla misteriosa scomparsa dell’’influencer’ Venere.
Dopo aver assistito alla nascita di questa campagna di comunicazione, pensata apparentemente per rilanciare il turismo italiano all’estero, sembrava quasi impossibile che le cose potessero andare ancora peggio.
La Venere in questione, che nulla ha a che fare con l’iconico dipinto di Botticelli ma che si presenta come una sorta di versione moderna e digitale, era stata designata come la testimonial principale di Open to Meraviglia. E come se la scelta non fosse già abbastanza controversa, questa figura “influente” è scomparsa dalla rete durante l’intera estate, proprio nel periodo in cui avrebbe dovuto attirare il flusso di turisti verso il nostro Paese.
Non si tratta di una vacanza improvvisa, almeno così sostiene la Corte dei Conti. Mentre molti scherzano sull’ipotesi che anche la Venere abbia deciso di godersi un po’ di tempo libero, le autorità non condividono questa visione. L’ultima pubblicazione di “Venere Italia 23”, come si autodefinisce il profilo sui social, risale al 27 giugno, e da allora è come se la figura fosse scomparsa nel nulla, sia su Instagram che su Facebook e Twitter.
E così, mentre l’Italia si aspettava un’esplosione di contenuti e la promozione delle sue meraviglie attraverso questa campagna, l’unica cosa che sembra esserci stata è l’esplosione di critiche e il crollo delle speranze di un rilancio turistico.
Ma c’è di più. La Corte dei Conti non è rimasta a guardare e ha deciso che è giunto il momento di agire. Questa svolta, a quanto pare, non è scaturita da una richiesta formale né da denunce legali presentate da associazioni come il Codacons o da partiti come +Europa, che avevano sollevato questioni sul possibile sperpero di denaro pubblico. No, sembra che la decisione sia stata mossa semplicemente dalle notizie circolate sui media.
E mentre il Ministero del Turismo guidato da Daniela Santanchè cercava di difendersi dagli attacchi, sottolineando che la sospensione dell’attività dell'”influencer” non fosse dovuta a problemi contrattuali con l’agenzia di comunicazione incaricata, ma a una “scelta ponderata” per concentrarsi su altre campagne, resta da vedere se queste giustificazioni saranno sufficienti per distogliere l’attenzione da ciò che sembra un altro capitolo di sprechi e inefficacia amministrativa.
In un Paese in cui il settore turistico avrebbe bisogno di un vero e proprio balzo in avanti, sembra che l’unica cosa che stia facendo un balzo siano i soldi dei contribuenti, direttamente nel baratro di un’operazione tanto discutibile quanto costosa.