Nestlè, Gucci, Shell, EasyJet ma anche la band rock Pearl Jam, hanno aderito allo schema Redd+ (Reducing emissions from deforestation and forest degradation in developing countries), un progetto che nasce per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre le emissioni di CO2 e la deforestazione. A distanza di 10 anni da quando Redd+ è stato avviato, viene scoperto che circa il 94% dei progetti certificati da Verra sono “crediti fantasma” e non rappresentano reali riduzioni di carbonio.
Il mercato volontario del carbonio, creato per consentire alle aziende di compensare le loro emissioni con dei progetti anti-deforestazione, è in crisi. Dieci anni fa, dopo la conferenza sul clima delle Nazioni Unite a Varsavia, tantissime grandi multinazionali, hanno aderito allo schema Redd+. Questo programma offre alle aziende la possibilità di investire in ‘crediti’ di carbonio per controbilanciare il loro impatto sull’ambiente. Attraverso il sistema di acquisto di ‘crediti’ di carbonio, le aziende riducono la loro impronta di CO2.
Per ogni tonnellata di emissioni negative, ‘inevitabili’ per aziende di grosse dimensioni, si possono acquistare dei crediti che consentono alle multinazionali di etichettarsi come ‘green’. Queste etichette sono particolarmente importanti nelle strategie di marketing, quindi l’interesse economico nell’ottenere crediti di carbonio è funzionale alla salvaguardia del clima.
Questo significa che alcune multinazionali hanno potuto pubblicizzare i loro prodotti come ‘sostenibili’, dicendo ai consumatori che potevano volare, comprare vestiti o mangiare certi alimenti senza peggiorare la crisi climatica. Ma come avviene, nella pratica, l’abbattimento delle loro emissioni?
Lo schema Redd+ include dei progetti di anti-deforestazione e riforestazione per contrastare i gas ad effetto serra, responsabili del riscaldamento climatico globale. Questi progetti sono certificati da Verra, è un’organizzazione non governativa con sede a Washington che coordina una serie di iniziative nel campo degli standard ambientali, promuovendo azioni per il clima e lo sviluppo sostenibile. Tra queste iniziative, spicca il loro contributo significativo allo standard di carbonio verificato (VCS), con l’emissione di oltre un miliardo di crediti di carbonio.
Lo scandalo dei crediti
Un’indagine di The Guardian, Die Zeit e SourceMaterial del 18 gennaio ha mostrato che il 94% delle compensazioni delle emissioni legate alla foresta pluviale certificate da Verra, circa il 40% dei crediti globali approvati dall’ente, erano spazzatura: non hanno avuto alcun effetto sul cambiamento climatico. Dei potenziali 89 milioni di crediti, solo 5,4 milioni (il 6%) risultano effettivamente collegati a riduzioni di carbonio attraverso la conservazione degli alberi, dati confermati anche dalla rivista Science.
Secondo l’analisi di uno studio dell’Università di Cambridge del 2022, la superficie boschiva sotto minaccia di deforestazione è stata sopravvalutata in media di circa il 400 per cento per i progetti Verra. Sono stati inoltre rilevati casi di violazione di diritti umani in relazione a progetti approvati da Verra, o casi in cui la deforestazione è stata semplicemente spostata in zone meno controllate. Verra nega la veridicità dell’inchiesta.
La perdita di fiducia e l’impatto sul settore
Secondo Bloomberg Nef, la notizia dei crediti di carbonio fasulli ha creato scompiglio nel settore. Nel 2023 gli investimenti nel mercato volontario del carbonio sono diminuiti del sei per cento. Le aziende investono sempre meno in Redd+, con la convinzione che i crediti acquistati siano ormai del tutto spazzatura.
Si tratta di una brutta notizia per le nazioni più povere, che rischiano di perdere i fondi provenienti dalle multinazionali per finanziare progetti di salvaguardia del clima. Anche le istituzioni hanno lanciato l’allarme: le Nazioni Unite e la Voluntary carbon markets integrity initiative (Vcmi) hanno entrambi sconsigliato di adottare questo tipo di crediti.
Il Parlamento europeo, inoltre, vieterà l’uso di certificazioni di sostenibilità basate solo su sistemi generici di compensazione del carbonio a partire dal prossimo anno.