Le nicchie creative

Di
Redazione Millionaire
5 Settembre 2012

La storia di Peter Thiel è singolare.

Al pari dei suoi coetanei americani, Peter era stato educato a prepararsi al meglio per affrontare gli esami e le sfide della vita, in cui, per vincere, avrebbe dovuto competere. Collezionò così alcune vittorie: dall’esame di ammissione all’Università di Stanford, all’esame di ammissione presso la Corte Federale.

L’unica sfida che non riuscì a vincere fu quella che gli avrebbe concesso un posto presso la Corte Suprema Americana. Thiel considerò questo episodio come una sconfitta, anche se da lì a poco avrebbe dovuto ricredersi.

Invece di diventare un impiegato, infatti, decise di creare la sua impresa, fondando niente meno che PayPal.

Un giorno qualcuno gli chiese:

Peter, sei dunque contento di non essere riuscito a vincere il posto alla Corte Suprema?

Questa domanda lo fece riflettere. Riflessioni che oggi sono parte di un corso di formazione al dipartimento di informatica dell’università di Stanford.

Una delle conclusioni principali a cui arrivò Peter fu che, purtroppo, tendiamo a confondere il capitalismo con la concorrenza. Tendiamo a pensare che chiunque vinca una competizione sia il migliore. Nella gara che ingaggiamo con terzi, infatti, spesso confondiamo lo sforzo con il valore, fino al punto in cui è l’intensità stessa della competizione a diventare il vero valore.

A tal proposito, Peter sostiene che – e in questo risiede il colpo di genio – noi non dovremmo cercare di essere buoni concorrenti: dovremmo puntare a essere bravi monopolisti! Invece di sforzarci di essere migliori di chiunque altro in un campo affollato, dovremmo ridirigere i nostri sforzi nel creare un nuovo mercato e dominarlo totalmente. I margini di profitto sarebbero superiori e così anche il valore di impresa.

Tanto per esser chiari, diventare monopolisti non significa eliminare uno ad uno i concorrenti, significa dar vita a qualcosa di così creativo da costituire un mercato distinto, una nicchia con una sua identità. Una nicchia creativa a cui tutti devono fare riferimento se vogliono quel prodotto o quel servizio che, nel suo genere, è riconosciuto unico.

Quello che Thiel sottintende è che, nel business, lo spirito competitivo e quello creativo sono l’uno l’antagonista dell’altro. Per capire meglio il concetto, basta pensare ai tratti peculiari che contraddistinguono le persone creative: non seguono le masse, cercano l’ignoto anziché il noto, ed invece di essere i più veloci su strade asfaltate, cercano di arrivare prima attraverso percorsi polverosi di boscaglia che nessuno conosce. Di contro, le persone competitive tendono invece a seguire piani di studio comuni che “devono” completare con il massimo dei voti, anche se non sono di loro interesse. Invece di scoprire nuovi domini, cercano di fare della solita ora di lavoro, l’ora più produttiva, non in assoluto, ma in riferimento ai loro concorrenti.

E l’effetto finale è sempre lo stesso: la competizione distrugge alla base la creatività e l’innovazione.

Quando si parla di business, i rimandi alla competitività sono dappertutto: basti pensare ai continui riferimenti che si fanno verso lo sport o verso la guerra. Sia la guerra che lo sport, infatti, sono attività competitive. In una partita di calcio, ad esempio, se una squadra fa due goal, quella avversaria deve farne almeno tre.

Nel business, però, abbiamo un’altra opzione: possiamo reinventare il gioco (invitare l’avversario a giocare con la palla ovale invece che tonda per esempio). Nel business, non dobbiamo necessariamente competere: possiamo inventare.

Come dimostrato da Thiel, viviamo in una realtà che ci fa respirare competizione in ogni momento, rafforzando in noi i muscoli dell’antagonismo. Ciò che dobbiamo imparare a fare se vogliamo dar vita a una nicchia creativa, in cui raggiungere soddisfazione personale e successo, non è eliminare del tutto questi muscoli, piuttosto rafforzarli insieme a quelli della creatività e dell’innovazione, qualità importantissime per evitare di ridurre tutto a una semplice lotta meccanica.

 

Raffaele Loscialpo 

Raffaele Larry Loscialpo è autore de “I piccoli passi di un grande consulente, nuove strategie d’azione” (Ed. F.Angeli 2003), “Qhaosing – l’arte del management creativo” (Ed. Lulu 2011). Ha fondato Qhaosing®, cloud community sul cambiamento individuale, di gruppo e sociale e su Facebook “Italiani che si fanno da soli”, per la valorizzazione dello spirito imprenditoriale. Oggi dirige il Customer Service di una grande multinazionale americana nel settore Health Care.

 

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