ermes cybersecurity

«Sono gli esseri umani il tramite attraverso il quale gli hacker entrano nei sistemi aziendali»

Di
Tiziana Tripepi
25 Febbraio 2022

Hassan Metwalley, torinese con papà egiziano, è il fondatore di Ermes, tra le startup italiane più in crescita nel campo della cybersecurity. Fornisce alle aziende un software che individua i potenziali attacchi degli hacker via Internet e protegge i dispositivi degli utenti.

ermes teamHa fondato la sua startup nel 2018, al suo terzo anno di dottorato che svolgeva tra l’Italia (Politecnico di Torino) e gli Stati Uniti, dopo un anno in consulenza e un’esperienza in Ferrero. Ha raccolto a oggi 4,5 milioni di euro. Tra i suoi clienti, Reale Mutua, Cuki, Carrefour, Bonelli Erede e Studio Chiomenti. Impiega 30 persone e ha chiuso il 2021 con un fatturato di 1,2 milioni di euro.

«Il mondo degli uffici è radicalmente cambiato» ha spiegato Hassan. «Prima entravi timbrando il cartellino, accendevi il tuo pc, lavoravi, lo spegnevi e uscivi dall’ufficio. Oggi si lavora da casa, in viaggio, si accede alla email aziendale dal computer del figlio, oppure sono i figli a usare il tuo computer… un disastro per la sicurezza dei dati».

Un lavoro molto tecnico, al confine con l’intelligence. «La nostra è cybersecurity difensiva, ma c’è anche quella offensiva. La cybersecurity è accomunata al mondo militare, siamo produttori di armi a tutti gli effetti».

Ma che cos’è Ermes?

«È un software che si installa in automatico da un pc aziendale “principale” a quello di tutti i dipendenti. Se uno di essi contrae una nuova minaccia, gli algoritmi lo capiscono e lo trasmettono ai pc dei colleghi e a noi, che provvediamo ad aggiornare i dispositivi. L’azienda paga un canone annuo in base al numero di dipendenti (da 30 euro a dipendente in su). Gartner, l’agenzia che certifica le soluzioni di security, ci ha inserito tra le “Top 100” organizzazioni che sfruttano l’intelligenza artificiale per difendere le aziende dagli attacchi alla sicurezza».

Una startup come tutte le altre?

«Rispetto a una startup digitale, nella cybersecurity devi andare alla velocità della luce. Dopo 12 mesi il tuo prodotto è già vecchio. E i competitor sono società gigantesche, come Cisco e Google. Non ci sono barriere all’ingresso».

Un piccolo ce la fa?

«La cybersecurity è come un muro, fatto da tanti mattoni. Si può decidere di presidiare un mattone, specializzarsi, offrire un servizio in più. La cybersecurity, insieme al green, è un moltiplicatore di investimento. E lo sarà per i prossimi 20-30 anni».

 

Tratto dall’articolo “Come ti difendo dai cyberattacchi” pubblicato su Millionaire di dicembre/gennaio 2022.

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L’apertura dell’articolo pubblicato su Millionaire di dicembre/gennaio 2022.
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