banchiere giannini
L'apertura dell'articolo pubblicato su Millionaire di maggio 2020.

Amadeo Peter Giannini, storia del più grande banchiere del mondo (visionario e gentiluomo)

Di
Lucia Ingrosso
20 Settembre 2020

Generoso, onesto, visionario, lungimirante, coraggioso, Amadeo Peter Giannini rifiutò denaro, onori, cariche. Ma non sfide, responsabilità e opportunità. Personaggio grandioso e attualissimo, superò una catastrofe simile al Covid-19. E innovò il mondo del credito.

Amadeo Peter Giannini è l’imprenditore che finanziò il primo film di Chaplin, Il monello, la creazione della 20th Century Fox, la costruzione del Golden Gate a San Francisco e la nascita della Hewlett-Packard. L’uomo che rifiutò l’endorsement a Benito Mussolini («Si finge un agnello, è un lupo famelico») e contribuì a far eleggere Franklin Delano Roosevelt. L’affarista che capì il talento di Walt Disney e gli diede l’idea (e i soldi) per realizzare un film leggendario: Biancaneve e i sette nani. Il banchiere che permise a migliaia di onesti lavoratori e immigrati di mettersi in proprio e diede ai suoi dipendenti l’accesso alle cure mediche e agli studi per i figli. Il visionario che anticipò il Piano Marshall, puntò sulla pubblicità, diede opportunità e potere alle donne. Il combattente che tenne testa a Rockefeller e J.P. Morgan e seppe risollevarsi dopo un terremoto devastante. L’uomo che si fece amare dalla sua famiglia, dai suoi collaboratori e da due nazioni: gli Usa, in cui crebbe, e l’Italia, la sua terra d’origine. Quello che, da più parti, è stato definito “il più grande banchiere del mondo”, in grado di creare un impero da 517 filiali con un patrimonio di oltre 6 miliardi di dollari.

Stiamo parlando di una storia lontana nel tempo: Giannini è nato il 6 maggio del 1870, 150 anni fa, e morto nel 1949. Eppure la sua figura è moderna e più che mai attuale. A causa di un terremoto, ma non solo. La sua storia è quasi leggendaria.

Gli inizi difficili a San Jose, il padre viene ucciso

Tutto comincia nel 1869, quando Luigi e Virginia Giannini lasciano la natia cittadina di Favale di Malvaro, in provincia di Genova, per emigrare negli Stati Uniti. In California, a San Jose, dove hanno avviato un’impresa agricola, il 6 maggio 1870 (150 anni fa) nasce Amadeo Peter, detto Appi. Il padre gli insegna i valori dell’onestà e del duro lavoro, ma, quando Appi ha solo 7 anni, viene ucciso da un bracciante per una controversia da un dollaro. Il trauma è enorme. Per fortuna, la madre si risposa con Lorenzo, amico di famiglia e agricoltore. La famiglia si trasferisce a San Francisco, dove il mercato è più fiorente.

«A 14 anni, Amadeo lascia la scuola. Lavora nell’impresa agricola del patrigno e capisce che la frutta va raccolta acerba e che è meglio commerciare che coltivare. In più, pensa subito a come farla crescere. A 15 anni, inventa il mailing. Scrive infatti una lettera che propone i servizi dell’azienda a potenziali clienti e la ricopia per ben 100 volte. Conseguenza? 100 nuovi clienti! Successivamente, farà largo uso degli strumenti pubblicitari: spot radiofonici, annunci sui quotidiani, interviste sui giornali. Capisce l’importanza di rivolgersi nel modo giusto al target giusto. Quando cerca clienti fra gli immigrati, scrive volantini pubblicitari nelle varie lingue» racconta Giorgio A. Chiarva, autore della sua biografia Amadeo Peter Giannini. Il banchiere galantuomo.

I primi successi: una banca con facilità di accesso al credito

A 20 anni è un ragazzone di 100 kg alto 180 cm, con le idee molto chiare. Sposa Clorinda, figlia di un grande banchiere. All’inizio il suocero è scettico e lo definisce “Quel verduraio italiano”. Poi, capito il suo valore, gli lascia la direzione della sua banca. A malincuore, Amadeo si dimette dall’impresa del patrigno e si getta nella nuova avventura.

La sua idea: una banca più moderna, con meno garanzie e più facilità di accesso al credito. «Il mondo si sta trasformando, noi dobbiamo capirlo e, se possibile, adeguarci alla modernità» dice al cognato. Ma il suo spazio di manovra è limitato. E così Amadeo, a 34 anni, lascia la banca del suocero per fondarne una sua: la Bank of Italy, ad azionariato diffuso (poi diventerà Bank of America).

«I nostri clienti sono quelli che voi avete sempre rifiutato. Faremo prestiti di importi anche modesti alle nuove imprese, agli immigrati, a chi non può dare garanzie, ma ha buone idee e voglia di lavorare. Le banche devono avere una funzione sociale, guidare lo sviluppo, creare opportunità, diventare la forza su cui l’imprenditore può fare conto» amava ripetere Giannini. Rifiuta la carica di presidente (sarà solo vice) perché vuole che la banca sia di tutti gli italiani. Gli inizi sono difficili, poi riesce a farsi conoscere.

La battuta d’arresto e la ripartenza

Anche Appi si trova coinvolto in un evento tragico, capace di distruggere la sua vita e tutto ciò che ha costruito. Se oggi è il Covid-19, nel 1906 a San Francisco è il terremoto a buttare all’aria decenni di lavoro: città distrutta, 3.000 morti, una crisi senza precedenti. La banca è in macerie, ma tempo pochi giorni e lui la riapre al porto, la zona più popolare. È solo un banchetto da verduraio con la scritta Bank of Italy e, sotto, “business as usual”. E una mission chiara: dare i soldi a chi intende contribuire alla ricostruzione. Senza garanzie, perché le uniche garanzie sono l’onestà e la voglia di lavorare. «L’insegnamento è anche per i politici e i governanti di oggi che danno i soldi in base alla pancia e all’opportunità di ottenere dei voti. E invece bisogna darli a chi intraprende, dà lavoro, produce ricchezza» commenta Chiarva.

Seguono anni intensi. Giannini scommette sull’industria del cinema («È il futuro dell’intrattenimento: è incredibile come uno stesso spettacolo possa essere visto nello stesso momento in città diverse»), finanziando capolavori come Il monello dello sconosciuto Chaplin (non chiede interessi, ma il 20% degli incassi: un azzardo ben ripagato), Biancaneve e i sette nani di Walt Disney (ne scoprì il talento e gli diede l’idea della storia da mettere in scena) e Via col vento.

Le imprese memorabili

È il 1910. Negli Stati Uniti le donne non solo non possono votare, ma neanche possono svolgere lavori di concetto. Giannini ritiene che sia uno spreco e le assume in banca. Addirittura, un’intera filiale impiega solo personale femminile, più gradito alle clienti. Nel 1911, le donne ottengono il diritto di voto in California. L’anno dopo, Amadeo e la moglie fanno uno dei tanti viaggi in Italia e organizzano un pranzo in piazza per 100 persone nel paese d’origine dei suoi genitori. «Anche se viviamo dall’altra parte del mondo, il nostro cuore è qui con voi».

Nel 1917, fonda la Banca dell’Italia Meridionale, che nel 1922 diventa la Banca d’America e d’Italia. Ma le sue origini insinuano il sospetto che sia mafioso. La moglie gli dice: «È solo con il tuo lavoro che potrai mettere a tacere queste voci». E quando la mafia prova a usare la banca di Giannini per i suoi loschi traffici, lui li rimbalza con una scusa, bluffando: «Non posso: i federali mi tengono d’occhio».

Passano gli anni e passa anche la Prima guerra mondiale. Nel 1928, Giannini tiene un discorso a Stanford, università che finanzia e dove ha aiutato ad andare a studiare molti figli dei suoi dipendenti. Quando la sua banca rischia una lotta intestina, lui fa un passo indietro e lascia la guida al figlio Mario, emofilico, molto più diplomatico di lui. Arriva la crisi del 1929, ma la banca di Giannini resiste: depositi prudenziali di oro e conti chiusi agli speculatori.

Il Golden Gate e l’amore per l’Italia

Nel 1932 si presenta da lui l’ingegner Strauss: «Ho scommesso la mia vita su questo ponte, ho investito 10 anni di vita e tutti i miei soldi. Ora sono a un passo dal rinunciare, lei è la mia unica speranza». Giannini sa che l’affare può essere buono, così fa una sola domanda a Strauss: «Quanto durerà questo ponte?» La risposta («Per sempre») lo convince. Così lo finanzia con 35 milioni, al posto dei 32 richiesti. È un ottimo investimento.

Quando, a un evento della Chrysler (società che aveva contribuito a salvare) gli viene regalata un’auto, lui si indigna: «A malapena accetto una bottiglia di grappa». La restituisce e pretende che il valore sia dato in beneficenza e la notizia riportata dai giornali. Quando, durante la Seconda guerra mondiale, gli italiani negli Usa sono considerati dei nemici, Giannini si ribella. «Allora arrestate anche me!». E si dà da fare per liberarli. A guerra finita, fa esporre il tricolore alla finestra di tutte le filiali. «Oggi per la nostra banca è un giorno di festa». Quindi aiuta l’Italia con prestiti a varie aziende, fra cui la Fiat, a cui destina 4 milioni di dollari.

Negli anni, la sua banca cresce grazie a fusioni e all’apertura di filiali in tutto il Paese, il che fa di lui “il più grande banchiere di tutti i tempi”. Nel 1945, per i suoi 75 anni, non fa un regalo a se stesso ma al mondo: fonda la Giannini Family Foundation (che esiste ancora) per promuovere la ricerca medica. Amadeo Peter Giannini muore nel 1949. Al suo funerale partecipano migliaia di persone commosse e il feretro è salutato da un lungo, interminabile applauso.

Tratto da Millionaire di maggio 2020. 

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