“Amo la sfida che il climbing mi pone”
Foto Instagram: laura.rogora / © Overchalked

“Amo la sfida che il climbing mi pone”

Di
Gilda Bruno
26 Dicembre 2023

Laura Rogora, arrampicatrice italiana classe 2001, a soli 14 anni diventa campionessa italiana lead 2015 (Trento). Nell’agosto 2020 diventa la campionessa del mondo alla IFSC Climbing World Cup (Briançon). Abbiamo chiesto a Laura cosa vuol dire raggiungere i propri obiettivi da giovanissimi.

 

A soli 19 anni si aggiudica il titolo di campionessa del mondo, l’anno successivo rappresenta l’Italia alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Oggi la ventiduenne romana guarda verso il futuro con ottimismo. È la volontà di migliorarsi «giorno dopo giorno» che permette a Laura Rogora di imparare dalle vittorie, ma anche dalle sconfitte. 

Questo è anche il messaggio al cuore del cortometraggio Never Give Up (2023), prodotto e diretto da Pietro Bagnara (Open Circle) per raccontare l’ascesa della giovane campionessa all’interno della scena sportiva nazionale e globale, presentato al Trento Film Festival lo scorso aprile. Laura è un punto di riferimento nello sport anche per la Gen Z. Basta guardare il suo account Instagram dove ha 101 mila follower che seguono con grande interesse ogni suo post.

Che cosa ti ha avvicinata a questo sport e cosa ti spinge ad andare sempre oltre?

«Ho iniziato ad allenarmi a 6 anni grazie a mio papà che è sempre stato un grande appassionato di arrampicata. Ho subito capito che sarebbe stata la mia strada tant’è che ho lasciato la ginnastica artistica per seguire la mia nuova passione. 

L’arrampicata è uno sport che non è mai ripetitivo. Al contrario, offre esperienze sempre nuove e ci incoraggia a condividerle con gli amici perché è veramente raro ritrovarsi ad arrampicare da soli. Quello che amo dell’arrampicata è proprio la sfida che mi pone. Mi piace allenarmi per migliorarmi giorno dopo giorno».

 

“Amo la sfida che il climbing mi pone”
Foto © Marco Iacono

 

Descrivi la tua giornata tipo.

«Mi alleno tutti i giorni, una o due volte al giorno, fatta eccezione per la domenica. Non avendo molto tempo libero a mia disposizione, ci tengo a dedicare quello che ho allo studio e ai miei amici».

Lo sport ti ha aiutata anche nel tuo percorso di vita?

«Praticare l’arrampicata mi ha sicuramente insegnato fin da piccola l’importanza di lavorare duramente, spingendomi a impegnarmi per raggiungere quelli che sono i miei sogni: un atteggiamento che riporto anche nella vita».

Per seguire i tuoi ideali, a cosa hai dovuto rinunciare?  

«Ho senza dubbio dovuto rinunciare a molte cose, ma avendolo fatto per portare avanti la mia passione non l’ho visto come un sacrificio. Il mio altro amore è la matematica: sto frequentando l’università ma procedo lentamente a causa dei numerosi impegni sportivi. Spero di riuscire a laurearmi nei prossimi anni».

A 14 anni sei diventata la prima arrampicatrice italiana a salire alcune delle vie più complesse al mondo. Essere donna rende più facile o più difficile questo sport per te?

«Il bello dell’arrampicata, ciò che la rende davvero particolare, è che non contando esclusivamente sulla forza fisica ma anche sull’equilibrio, la tecnica e la scioltezza è forse una delle poche discipline sportive in cui ai massimi livelli e su specifiche tracciature le donne possono superare gli uomini». 

Qual è stata la tua maggiore soddisfazione negli ultimi anni, e quali sono i tuoi piani per il futuro? 

«Ora come ora, la mia più grande soddisfazione è stata la qualifica alle Olimpiadi di Tokyo 2020, peccato non essere riuscita a ottenere il risultato che speravo di portare a casa. Il mio prossimo obiettivo è la qualifica a Parigi 2024».

Quale consiglio daresti alle “arrampicatrici in erba”?

«Penso che il miglior consiglio che possa dare sia un invito a provare tutte le forme di arrampicata, dal lead al bouldering, dalla roccia al multipitch, perché ciascuna di esse ha qualcosa di nuovo da offrire».

 

Articolo da Millionaire novembre 2023.

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