Chiara Russo

Chiara Russo: “Ho scritto le mie prime righe di codice a otto anni e ho cominciato a sognare di cambiare il mondo programmando”

Di
Eleonora Caruso
11 Luglio 2023

Codemotion, fondata nel 2013 da Chiara Russo e Mara Marzocchi, è la piattaforma che a oggi conta oltre 250 mila professionisti specializzati in ambito tecnologico e che opera in Italia, Spagna e Nord Europa. Nel 2019 le due cofondatrici sono entrate in Endeavor, la più grande community internazionale non profit che supporta l’imprenditoria ad alto impatto in 40 Paesi. Abbiamo intervistato Chiara Russo, la CEO di Codemotion (Top 100 Forbes Women in Italy 2021) che ci ha raccontato le sfide del fare impresa nel mondo tech. 

 

Chiara, parlaci di te, qual è il tuo background? 

«Ho studiato Ingegneria informatica. Nella mia famiglia c’erano molta tecnologia e materie STEM, essendo mio padre ingegnere elettronico e mia madre matematica. Ho scritto le mie prime righe di codice a otto anni e ho cominciato a sognare di cambiare il mondo programmando».

 

Come è iniziata la tua avventura con Codemotion?

«Codemotion è nata per caso, un giorno in cui andai a trovare un professore all’università. Lì incontrai Mara Marzocchi, la mia futura co-founder. Mara stava dicendo al professore che avrebbe smesso di organizzare un evento molto seguito, il Java Day, una conferenza sul linguaggio di programmazione Java, perché non riusciva più a starci dietro da sola. Il professore buttò l’idea che fossi io ad aiutare Mara, e così fu. Decidemmo di aprirlo a tutti i linguaggi, rinominandolo Codemotion. A quel punto l’evento crebbe ancora di più, superando i confini italiani, fino al punto in cui ci trovammo a dover scegliere tra Codemotion e i nostri lavori».

 

Quanto tempo avete impiegato dal progetto al lancio dell’azienda?

«I primi 4 anni sono stati un esperimento in cui abbiamo capito cosa fosse un’azienda e come farla crescere. Nel 2017 abbiamo scelto di rendere il tutto scalabile muovendoci nel venture capital. Col nostro seed round di 1,5 milioni abbiamo assunto il management e sviluppato la prima release della piattaforma per portare Codemotion online. L’abbiamo lanciata alla fine del 2019».

 

Che effetti ha avuto l’anno 2020 sulla vostra impresa?

«È stato un momento delicatissimo, ad aprile 2020 abbiamo chiuso un round di 6 milioni. A causa del Covid, da un giorno all’altro avremmo perso 4 milioni di fatturato. Da una parte, abbiamo dovuto ricominciare tutto da capo, ma dall’altra siamo state fortunate, perché il round serviva proprio per effettuare il passaggio all’online». 

 

Quanto è importante avere una community come quella di Codemotion nel settore tecnologico?

«Le community hanno un valore inestimabile, in un’ottica di crescita personale e professionale. Quando hai un problema e puoi confrontarti con qualcun altro che l’ha già affrontato, il valore è superiore a quello di qualunque corso di formazione. Lo vivo anche io come imprenditrice, facendo parte di Endeavor». 

 

Nell’azienda, quale ruolo vi siete ritagliate tu e la tua co-founder?

«Nonostante sia io la programmatrice delle due, è sempre stata Mara il volto di questo aspetto di Codemotion. Lei segue soprattutto la linea di contenuti per la community, mentre io il lato business e imprenditoriale. Uno degli aspetti più importanti del mio ruolo credo sia portare le persone a guardare avanti, essere il driver della nostra visione».

 

Mara Marzocchi, co-founder Codemotion e Chiara Russo, co-founder & CEO Codemotion.

 

Quanto sono importanti i professionisti e il lavoro in team in una azienda? 

«Io, per esempio, assumo manager più bravi di me. Questa è la prima volta che faccio l’imprenditrice e voglio che i miei C-level siano persone esperte che mi aiutino a crescere. Per intraprendere l’avventura di far scalare un’azienda non devi avere paura di confrontarti con persone che potrebbero saperne più di te, o che sentono l’azienda come se fosse loro. Senza di loro non si cresce. Il team rappresenta la  capacità di esecuzione. Moltissime persone sono in grado di tirare fuori buone idee dal cilindro, la differenza la fa la capacità di metterle a terra, ed è il team a renderlo possibile. Però non basta che le persone siano brave, vanno integrate in un contesto in cui siano appagate e stimolate a fare sempre meglio».

 

Come si scelgono i collaboratori giusti? 

«Le esperienze e le competenze contano molto, ma dipende dal livello della persona che vuoi inserire. Sulle figure junior la parte di competenza tecnica è meno prioritaria, perché quella la puoi acquisire sul campo, l’importante è che tu senta un legame con l’azienda. Per me più che un accumulo di titoli contano altre cose, tipo aver fatto esperienze all’estero e aver dimostrato una forte passione e capacità di uscire dagli schemi. L’unico requisito tecnico indispensabile è parlare almeno inglese o spagnolo».

 

Il mestiere dello sviluppatore sarà necessario anche in futuro?

«Io lo vedo in crescita e credo lo sarà sempre di più, perché viviamo circondati dalla tecnologia. Il 95% delle aziende oggi sta affrontando la digital transformation. L’immagine dello sviluppatore è cambiata, è passata da nerd nel garage a protagonista dell’innovazione. È un ruolo sempre più ricercato, specie nel campo della sicurezza. Al momento ci sono tantissimi posti di lavoro e poche persone rispetto alla domanda, quindi c’è una sorta di guerra al rialzo delle RAL che sta un po’ drogando il mercato».

 

Cosa hai imparato dalla tua esperienza e quanto sono importanti gli errori?

«Ne ho fatti tanti che è difficile metterli in fila! Forse gli errori più grandi dell’azienda sono stati quelli sull’internazionalizzazione, ma i miei nello specifico erano legati alla difficoltà di delegare, non per mania del controllo, ma per mancanza di abitudine. Non è stato semplice imparare a condividere la visione con i manager e lasciare a loro la messa a terra, ma era necessario farlo per diventare una scaleup».

 

Articolo pubblicato su Millionaire giugno 2023.

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