cronache di spogliatorio calcio
Da sinistra, Giulio Incagli e Stefano Bagnasco

“Così abbiamo conquistato gli appassionati di calcio”

Di
Lucia Ingrosso
19 Maggio 2022

Come si diventa autorevoli con contenuti veloci, ma di qualità. La storia di Cronache di spogliatoio.

È il 2015 e le strade di Stefano Bagnasco (oggi 35 anni) e Giulio Incagli (27) sono destinate a incrociarsi, ma loro ancora non lo sanno. A unirli, per il momento, c’è la passione per il calcio. Stefano, milanista, ha appena lanciato una pagina Facebook in cui racconta il dietro le quinte dello sport più seguito al mondo. In parallelo, Giulio, tifoso della Fiorentina, rincorre il sogno del giornalismo sportivo tradizionale. «Lavoravo 7 giorni su 7, fra radio e quotidiani, eppure mi accorgevo che il settore era in crisi. La mia cartina di tornasole era mio fratello di 10 anni: gli chiedevo che cosa pensasse di quello che facevo, ma a lui non arrivava: preferiva ridere su YouTube».

«I primi due anni senza guadagnare un euro»

Nel 2017, in occasione della Confederation Cup, Giulio conosce dei colleghi spagnoli che lavorano per un canale sportivo su YouTube. «Lo confesso: all’inizio, io che non avevo neanche un profilo su Instagram, ero scettico. Poi vado a vedere. Avevano mezzo milione di iscritti e, con le loro interviste ai calciatori, facevano il botto. Mi prendo una settimana di ferie per studiare il fenomeno. Mi convinco che il futuro del giornalismo è nei nuovi media. Un giorno, in un’agenzia, conosco Stefano. La sua pagina ha 50mila iscritti. C’è tanto da fare. E decidiamo di farlo insieme. Ci buttiamo a capofitto, per due anni lavoriamo a testa bassa senza guadagnare un euro».

Poi arriva il 2019 e un’intuizione. «Se vogliamo portare i calciatori dalla nostra parte, dobbiamo procurarci un “cavallo di Troia”. Così vendiamo il 20% a una società che ha al suo interno due giocatori di calcio di serie A, il portiere Emiliano Viviano e il centrocampista Luca Cigarini. Da qui ci arrivano le risorse per assumere le prime due persone, un giornalista e un videomaker. E cominciare a fare sul serio. Le interviste ai calciatori, con un tono confidenziale, diventano uno dei nostri punti di forza. Mentre un punto di arrivo coincide con la prima volta in cui è il calciatore stesso, Juan Sebastián Verón nella fattispecie, a offrirsi per un’intervista con noi».

«La nicchia non ci interessa: vogliamo conquistare tutti»

Il loro target di riferimento è rappresentato dai tifosi di calcio. «La nicchia non ci interessa: vogliamo conquistare tutti. Come? Con contenuti veloci, ma non banali: un fast food di qualità. Con cui li agganciamo per contenuti più approfonditi come i video su YouTube, che possono durare anche 40-50 minuti. In questo caso, ci documentiamo, leggiamo libri, scriviamo un testo di 25mila battute… Fondamentale adattare i contenuti per ognuno dei social su cui decidiamo di sbarcare: Instagram, Twitter, Twitch…» spiega Giulio. Fondamentale anche la riconoscibilità: infografiche chiare, con una bella foto, elementi stilistici ricorrenti (le frasi sottolineate in giallo), la fonte sempre presente.

Senza mai prendere un finanziamento, Cronache di spogliatoio è cresciuto in modo esponenziale: 15 dipendenti, 2 uffici, 1 sala di registrazione, quasi un milione di follower su Instagram, 750- 800 milioni di impression al mese, 250mila view di ogni storia (80-90 al giorno, sempre sul pezzo), 38 milioni di interazioni. E ancora: un sito da 5 milioni di visite al mese e una testata giornalistica registrata. Obiettivi centrati anche grazie all’assunzione di giornalisti con esperienza (in alcuni casi nell’editoria tradizionale), senza rinunciare alle loro competenze, ma cucendo loro addosso dei vestiti su misura dei nuovi media.

Cronache di spogliatoio, nel frattempo, è anche diventato un romanzo pubblicato da Mondadori. «Parla del calcio puro, quello vissuto nei campi di periferia, in grado di tirare fuori la vera essenza del pallone».

«Come guadagniamo? Con i contenuti sponsorizzati. La nostra sfida è quella di abituare gli utenti a contenuti più strutturati. E ottenere, con branded content, gli stessi risultati delle nostre stories. Guai a pensare solo alla Generazione Z, che è quella che ti illude, perché interagisce di più. Il segreto è dimostrarsi sempre credibili, fino a diventare un punto di riferimento. Da qui a 5 anni, sogniamo di crescere all’estero, Spagna e Regno Unito. E stiamo pensando di cercare 2-3 milioni di finanziamenti, tra investitori e piattaforme, per fare il salto di qualità».

Tratto da Millionaire di marzo 2022

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