Luca Micheli, 30 anni, romano, da due anni e mezzo a Dublino, nel 2011 ha lanciato «quasi per caso» QuizPatente!, un’app che permette agli utenti di esercitarsi in vista della patente. Puntando su gamification e cura della grafica, l’applicazione ha scalato le classifiche degli store, arrivando nelle top 100 e superando i 7,5 milioni di downloads. Luca ha appena venduto la sua app (completamente autofinanziata) per dedicarsi a tempo pieno a un nuovo progetto. Si chiama Customerly. È un software che facilita la gestione dei clienti, con live chat integrata per il customer service, strumenti per marketing automation e raccolta feedback.
Come inizia la tua storia di imprenditore tech?
«Da sempre sono appassionato di informatica. Il mio primo libro sulla programmazione per iPhone, pagato 22 euro, è stato il mio migliore investimento, quello con il più alto rendimento. Ho iniziato con app semplici, ai tempi dell’università. La svolta è arrivata con QuizPatente! La mia ragazza di allora doveva prendere la patente e si esercitava sulle schede classiche. Ho pensato di creare qualcosa che le rendesse il compito più semplice, meno noioso e alla portata di smartphone. Gli utenti hanno iniziato subito a scaricare l’app».
Che cosa ti ha spinto all’exit?
«È stato un percorso stupendo, a volte difficile, pieno di soddisfazioni e notti insonni, ma con la crescita di Customerly non potevo più occuparmi anche di QuizPatente. Quando ho deciso di vendere, sono stato contattato da Sermetra, la rete di agenzie di pratiche auto. Ho ceduto il 100% ma continuerò a lavorare come advisor». La cifra, non rivelata, ammonta a «centinaia di migliaia di euro».
Com’è nata l’idea di Customerly?
«Dopo QuizPatente!, ho creato un SaaS per le autoscuole (AutoscuolainCloud). Da lì mi sono reso conto dei problemi nella gestione clienti: la mancanza di track records, di automazione basata sui comportamenti degli utenti o di una chat integrata. Ho sviluppato Customerly insieme a Matteo Martinelli e Daniele Ratti. Nel 2016 abbiamo creato la versione beta e, anziché optare per un lancio massivo, abbiamo fornito il widget gratuitamente a cinque startup italiane, come Lanieri e Fatture in cloud, per testarlo. In un anno abbiamo avuto 6000 registrazioni solo attraverso il “powered by” della chat. Abbiamo rilasciato Customerly alla fine del 2017».
Perché in Irlanda?
«Ho vinto una borsa di studio per la startup school di Mind The Bridge a San Francisco e lì ci hanno consigliato di aprire una Inc o una Ltd. Avevo pensato di andare a Londra ma, considerando la Brexit, ho scelto Dublino. Sono soddisfatto perché è un ambiente ideale per le imprese tech, anche per burocrazia e sistema fiscale».
Come sta andando?
«Nel primo anno, il 2018, siamo arrivati a 150mila euro di vendite. Oggi contiamo 13mila registrazioni, con una crescita di 1200 utenti al mese, il 20% in Italia, gli altri all’estero, molti negli Stati Uniti e in India. 150mila persone usano il widget in ogni momento della giornata. Siamo un team di sei persone, lavoriamo da remoto, tra Italia e Irlanda. Andiamo avanti a obiettivi e task quindi non importa se stai otto ore in ufficio o lavori di notte, l’importante è il risultato».
Come vi siete fatti conoscere?
«Il punto di svolta è stato il deal con PitchGround (una piattaforma che offre software a prezzi scontati con la formula Lifetime Deal: un unico pagamento anziché un abbonamento mensile per avere il prodotto a vita). Abbiamo realizzato 70mila euro di vendite in pochi giorni, ottenendo così soldi e visibilità, anche sul mercato estero».
Come funziona Customerly?
«Si può installare su qualsiasi sito web. Permette di comunicare con il cliente tramite chat, tracciarne lo stato, inviare email automatizzate, targettizzare messaggi specifici per un segmento di persone, raccogliere feedback. La nostra vision: creare relazioni umane. Facciamo automazioni, non chatbot. Ti offriamo tool tecnologici per un customer service umano. E i clienti apprezzano. Gli utenti di Customerly possono sottoscrivere diversi piani, da quello basic gratuito solo con live chat a quello completo».
Avete raccolto investimenti?
«No, anche Customerly è interamente autofinanziata, perché sono convinto che i primi investitori debbano essere i clienti. Preferisco concentrarmi sul prodotto e avere una gestione diretta della startup. È possibile costruire startup, dall’idea alla exit, anche senza investitori».
Come si fa?
«La prima cosa è il mindset: devi ragionare in modo smart, imparare dagli errori ed essere creativo. Anche senza investimenti, oggi ci sono tante opportunità per arrivare sul mercato. Informati e studia. Io divoro libri di marketing, leadership, coaching. Credo che la self-education sia fondamentale. Ho imparato tanto anche sul campo e dagli altri. Quindi punta sulle relazioni: parla della tua impresa con tutti, chiedi consigli, circondati di persone che sono più avanti rispetto a te. Per esempio, per me è stato importante il confronto costante con Daniele Ratti. Anche la scelta iniziale di fornire Customerly gratuitamente ad alcune scaleup ci ha ripagato. Come si dice: “Lavora gratis o per molto, mai per poco”. E poi, non mollare finché non arrivi all’obiettivo. Prima della exit, ho presentato QuizPatente ad altre realtà che mi hanno detto “no”. Poi è stata Sermetra a contattarmi».
Info: www.customerly.io/it