Hôtellerie

Hôtellerie a 5 stelle

Di
Melania Guarda Ceccoli
5 Giugno 2022

Ospitalità e family business. Siamo andati a conoscere più da vicino quattro grandi dell’hôtellerie italiana.

Boscolo

«Una storia alberghiera dove ci siamo divertiti tantissimo» racconta Roberto Boscolo, Ceo di Boscolo Collection «e dove ci stiamo ancora divertendo. Boscolo Hotels nasce nel 1978 con un piccolo albergo vicino a Venezia, a Sottomarina di Chioggia. Gli anni ‘90 vedono Boscolo Hotels espandersi a livello internazionale con l’acquisizione di prestigiosi hotel 5 stelle tra i quali: New York Palace di Budapest, Carlo IV di Praga, Exedra di Roma, Dei Dogi di Venezia, tre hotel a Nizza e uno a Lione. Il 2017 segna la fine del primo, grande progetto di famiglia, con la vendita delle proprietà. Con la vendita del gruppo, il capitale è stato reinvestito nel 2018 nel nostro hotel di Lione, che ha aperto nell’anno seguente. Mi piace pensare di aver creato una sorta di ambasciata italiana nella culla dell’arte culinaria francese. Nello stesso tempo abbiamo rilanciato il nostro albergo di Nizza che faceva sempre parte del gruppo Boscolo».

Come vede il turismo nel 2022? «Abbiamo un bel programma d’azione. Quello principale è Lione, che sta decollando. È una città in cui noi crediamo tantissimo e i numeri lo dimostrano. Per quanto riguarda Nizza, ha marcato con successo il budget del primo trimestre, superandolo, e sono convinto che faremo meglio del 2019».

Come sono cambiati i clienti in questi ultimi due anni? «Si parla molto di clienti, mentre io parlo di collaboratori: l’impatto che c’è stato su di loro, l’aspetto psicologico. Nessuno oggi vuole né è in grado di lavorare come prima. Quello che è cambiato è l’aspetto umano. Avremo persone che avranno paura anche di camminare per strada».

Ci saranno novità in casa Boscolo? «Mi piacerebbe tornare in Italia: Milano, Venezia e Roma. Oggi c’è molta competizione, ma lo faremo con calma e serenità. Non abbiamo fretta».

Che qualità servono per essere competitivi nel mondo del turismo oggi? «Bisogna uscire dagli schemi. Il mondo degli alberghi 5 stelle è terminato, ormai bisogna reinventarsi. Bisogna rendere variabili la maggior parte dei costi e delle funzionalità sull’occupazione, che è una formula che Boscolo ha sempre adottato».

Qual è la più grande difficoltà che ha affrontato? «Nella mia carriera ho aperto 35 alberghi in tutto il mondo. Ogni albergo è come se fosse un’opera d’arte. La cosa più difficile è l’istante prima dell’apertura. È quel momento, quel colpo di concentrazione, del fare, dell’energia che dai per poterlo lanciare. Hai tutte le paure possibili. Subito dopo, passate le prime 24 ore, quando vedi che l’hotel gira, è la più grande soddisfazione».

Che cosa può dire agli aspiranti imprenditori del settore? «Il mondo dell’hospitality è bellissimo. Basta però non farsi prendere troppo dalla voglia personale e non da quello che vuole il cliente. Molte volte tanti imprenditori creano l’albergo come lo vogliono loro. In realtà devi farlo in funzione di come può piacere al cliente o al target di cliente che vuoi avere».

 

Hinteregger

A 1.800 metri di altitudine sulle Dolomiti, il Forestis permette una fuga nel silenzio per il recupero psicofisico, un luogo di pace e armonia immerso nel profumo del bosco, dove respirare nella natura, un rifugio esclusivo e silenzioso, unico al mondo. 62 suite per una privacy e tranquillità circondati da una spa di 2.000 mq.

Stefan Hinteregger e Teresa Unterthiner, volevano creare una destinazione che fosse estremamente radicata nella loro regione natale. Il padre albergatore di Stefan, Alois, si è imbattuto nel vecchio edificio sul sito 21 anni fa e si è reso conto del potenziale del luogo. L’attuale iterazione ha richiesto 6 anni di lavoro, con Teresa e Stefan, che sono tornati dal lavoro in Asia per guidare il nuovo progetto dell’hotel.

«Tutto è iniziato 8 anni fa» racconta Teresa Hinteregger «ma in realtà il Forestis è stato aperto a luglio 2020 da me e Stefan. Entrambi provenienti dalla scuola alberghiera, lui con un percorso di studi in Hotel management, io in Management di architettura, nel 2014 decidiamo di gestire l’hotel».

«L’essenza del Forestis è la location, luogo ricco di energia, che cambia le persone. Gli ospiti arrivano stressati» spiega Teresa «ma dopo 10 minuti sono già cambiati. 100 anni fa questo luogo era un sanatorio a causa dei 4 elementi: acqua (una delle più buone), aria, sole e clima, che è mite tutto l’anno. Proprio per questo motivo abbiamo creato qualcosa di unico e totalmente diverso, a cominciare dal design. I clienti cercano silenzio, privacy, ritiro e solitudine per cercare il proprio ritmo interiore. Per il Forestis la location è tutto, seguita da design e servizio. Il posto è unico, con un’energia speciale.

Il momento più bello è quando ti accorgi che l’ospite apprezza tutto e porta il ricordo a casa. La cosa più bella del nostro hotel sono i dettagli: la nostra sedia, i vasi, i piatti. Se il cliente vede i dettagli allora vuol dire che riconosce la sua unicità. Quello che consiglio a chi volesse iniziare un’avventura nel mondo dell’hôtellerie è prendersi del tempo, perché non si può costruire una cosa così in un anno. Devi crescere con il progetto. Sono una grande viaggiatrice: Cina, Messico, Hawaii. I viaggi certamente ispirano, ma alla fine devi fare quello che ti piace. Per noi la base è fare un progetto che piaccia prima di tutto a noi. Io vivo dentro l’hotel. Non potrei farlo se non ne fossi innamorata».

 

Orlacchio e De Siano

«Sono nato e cresciuto nell’albergo di famiglia. A Ischia» racconta Maurizio Orlacchio, general manager e uno dei proprietari di Borgo Santandrea. «Con i miei fratelli, ho assorbito l’essenza dell’ospitalità italiana, seguendo due modelli: mia nonna Teresa, e mia mamma Margherita».

«Borgo Santandrea è il risultato di una sfida, un ambizioso progetto di due famiglie di albergatori, noi e i De Siano, legate da una profonda conoscenza del mondo dell’hospitality che si tramanda da tre generazioni e da un solido rapporto di amicizia. Borgo Santandrea è la nostra casa, una residenza sul mare, un capolavoro di architettura italiana che unisce il design anni ’50 con lo stile mediterraneo. È un rifugio unico composto da 29 camere e 16 suite. La collezione privata di pezzi di arredo e corpi illuminanti degli anni ’50 e ’60, così come le riedizioni di mobili Molteni&C disegnati da Gio Ponti e gli arredi Tosconova e Lisar. Completano il quadro i tessuti Rubelli, Dedar e Once Milano e la presenza di manufatti artigianali realizzati su misura, che conferiscono agli spazi intimità e stile».

Cosa si cerca in un hotel di lusso? «Il lusso oggi è sinonimo di cura dei dettagli, anticipazione delle esigenze dei clienti, capacità di stupirli, massima flessibilità, farli sentire a casa, pur lontani da casa. Questo spesso resta un mero slogan: la vera sfida è farla diventare un’esperienza tangibile».

Come vede il turismo nel 2022? «Si prospetta una stagione sui livelli del 2019. Ma prima dobbiamo riprendere la nostra spensieratezza».

Quanto conta il servizio al cliente? «Il servizio è il vero lusso. La sfida è sviluppare un ambiente dove tale servizio deve essere impercettibile, elegante ma vero. Siamo noi i primi ambasciatori della destinazione e dobbiamo farlo mantenendo un livello di servizio eccellente. Non c‘è spazio per la mediocrità».

Qual è la più grande difficoltà che ha affrontato? «Negli anni ho cercato di vivere le difficoltà anticipandole, e poi come opportunità, perché c’è sempre una soluzione se si ha la flessibilità, ma soprattutto se si è circondati da persone che sposano la stessa mission: il direttore è inutile senza grandi collaboratori».

Che cosa ha imparato, in questi anni? «Che se do per scontato che ho imparato tutto non ho imparato niente, qui l’errore incombe. Questo mondo ha regole, ma ci saranno circostanze dove bisognerà adattarsi in fretta senza snaturare la propria idea, con l’obiettivo di far felice l’ospite, che è sempre al centro».

Cosa consiglia agli aspiranti imprenditori del settore? «Circondarsi di persone che possano essere fonte di ispirazione, essere curiosi e darsi obiettivi temporali».

 

Fabri

Con 30 alberghi nel cuore delle più belle destinazioni d’Italia e del mondo, Starhotels è l’unico gruppo alberghiero italiano a vantare hotel di proprietà all’estero: una crescita aziendale costante ed etica, quella generata dalla famiglia Fabri da 40 anni, che ha portato il Gruppo a essere dal 2019 la prima compagnia alberghiera italiana per fatturato.

«Nei nostri hotel batte un cuore italiano»  racconta Elisabetta Fabri, presidente e Ad Starhotels.

«Raffinatezza e design italiano degli ambienti, servizio accogliente e personalizzato, gentilezza ed empatia del personale, qualità e territorialità della proposta enogastronomica.Il nostro obiettivo è rappresentare l’eccellenza dell’ospitalità italiana, puntando sempre di più su un concetto di authentic luxury experience che sappia colpire i nostri ospiti lasciando un ricordo memorabile, che vada oltre il soggiorno in hotel. Non è un caso, infatti, se recentemente abbiamo deciso di investire sul Made in Italy, acquistando solo nel nostro Paese. L’unicità è per noi un valore importante: pensiamo ai nostri alberghi esattamente come un artigiano pensa al suo prodotto, ognuno diverso dall’altro. Per ciascun albergo abbiamo infatti creato un progetto e un’identità differente, scegliendo di renderlo espressione della città in cui si trova».

Cosa si cerca in un hotel di lusso? «I viaggiatori di oggi sono sempre più interessati all’autenticità e all’unicità dell’esperienza di viaggio. Sicuramente si aspettano di essere sorpresi. Se il concetto di “lusso” è variabile nel tempo e a seconda dei target, credo che oltre alla qualità dei servizi in un albergo di fascia alta ci si aspetti soprattutto personalizzazione. Un servizio di lusso è quello creato su misura rispetto alle aspettative dell’ospite, anche le più particolari, di fronte alle quali non ci si può far trovare impreparati».

Chi sono i vostri clienti? «Gli ospiti Starhotels sono viaggiatori evoluti, business & leisure, alla ricerca di alti standard di qualità e di esperienze di soggiorno indimenticabili. Si tratta principalmente di viaggiatori che scelgono di soggiornare nel cuore delle destinazioni più belle, che amano il comfort e i servizi che ritrovano in tutti i nostri hotel, che apprezzano la nostra identità spiccatamente italiana e la nostra passione per l’arte e l’alto artigianato».

Che cosa può insegnare agli aspiranti imprenditori del settore? «I tempi sono cambiati e il mondo è in grande evoluzione, l’esperienza accumulata mi permette di avere le giuste intuizioni per affrontare le continue sfide. Credo sia importante non innamorarsi del business senza conoscerne le dinamiche e avere consapevolezza delle problematiche da affrontare».

Che cosa insegna la vostra storia? «È un esempio di visione lungimirante e profonda dedizione al lavoro, contraddistinta dalla costante attenzione alle persone e ai risultati, con l’intento di creare legacy per il futuro».

 

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