Il negozio? lo apro on line

Di
Redazione Millionaire
22 Agosto 2012

E-commerce: l’Italia è ancora indietro rispetto agli altri Paesi europei, ma ha tassi di crescita superiori. I consigli degli esperti per buttarsi nel settore, in 10 domande (e risposte)

1. Ci vogliono competenze informatiche per poter svolgere questo tipo di attività?

Per poter avviare un’attività di commercio elettronico non sono necessarie particolari conoscenze informatiche. Indispensabili invece le doti imprenditoriali. Certo è bene avere una certa dimestichezza con il Web, ma è più importante la capacità di costruire relazioni con il cliente. È lui il centro del nuovo business. A lui bisogna offrire la possibilità di interagire con il sito stesso.

2. Quali i settori che hanno maggiori probabilità di successo?

Sul Web è possibile acquistare qualsiasi tipo di prodotto. Ma la nicchia e il prodotto particolare trovano nell’on line il vero mercato. In Italia uno dei settori di maggior successo su Internet è quello dell’acquisto di biglietti di viaggio, seguito dai pacchetti vacanze e poi libri e ticket per concerti, teatri e cinema. Vengono poi l’abbigliamento e l’hi-tech. Nel settore del tempo libero, in particolare per i giochi on line, continua la fase di forte crescita dovuta alla liberalizzazione del settore scommesse. Funzionano i siti che non hanno problema di magazzino o di gestione fisica dei prodotti venduti, come per esempio Oneminuteclub.it, che vende il sunto dei più importanti libri nel campo del management. Bene anche per l’editoria on line: eBook, audio libro e video su vari argomenti (investimenti, salute, marketing, seduzione) sono settori trainanti.

3. Quali sono gli elementi per avere successo on line?

› Qualità dei prodotti venduti

› Un sito ben progettato

› Esperienza positiva dell’utente (user experience)

› Una buona piattaforma software

› Pubblicità su Internet e sui media tradizionali

› E-mail marketing

› Individuazione di un target ben preciso

4. Come far conoscere il proprio sito di e-commerce?

Prodotto di qualità ed “esperienza utente positiva” generano un passaparola automatico. Inoltre, nella fase iniziale di lancio, per portare clienti al sito, è consigliabile il keyword advertising (paid search) con strumenti come AdWords di Google. In modo veloce, è possibile controllare i costi e valutare i risultati.

5. Quali gli errori da evitare?

Primo: attirare sul proprio sito utenti che non costituiscono il proprio target. In questo caso, per esempio, se si utilizza Google AdWords, non usate parole chiave (keyword) troppo generiche o lontane dai vostri prodotti.

Secondo: dare per scontata la conoscenza del prodotto, offrendo un contenuto descrittivo scarso. Più contenuti e di qualità si offrono sul prodotto che si vende, più possibilità si hanno che l’utente lo compri.

Terzo: non individuare velocemente i problemi tecnici che possono allontanare i clienti durante il completamento della procedura di acquisto. È importante verificare sempre l’intero processo anche con piattaforme e strumenti diversi per evitare che l’utente non rie­sca a inserire il proprio numero di carta di credito, a causa del suo vecchio browser non supportato, proprio mentre sta completando l’acquisto.

6. Come capire se l’idea che abbiamo in testa può avere successo o no?

Iniziate con il condurre un’indagine tra amici e colleghi che possano rientrare nel target dei vostri prodotti utilizzandoli come “cavie”. Dopo questo primo test, è possibile utilizzare le ricerche sponsorizzate per vedere qual è il potenziale numero di utenti interessati (Click Through Rate), e poi magari raccogliere adesioni con un semplice form di iscrizione, promettendo di comunicare quando il prodotto sarà di­sponibile. Con questi dati e supponendo che il 5-10% degli interessati possa acquistare il prodotto è possibile fare una valutazione approssimativa ma comunque utile per giudicare la bontà del progetto. Infine, tra gli esperti c’è chi consiglia eBay. Sul sito di aste on line,  le sezioni “pulse” e “vorrei comprare” sono infatti utili per capire se i prodotti si vendono e per analizzare le vendite effettuate.

7. Quali gli adempimenti fiscali per aprire un’attività di e-commerce?

Il commercio elettronico di beni e servizi on line è un’attività commerciale come quelle classiche. Pertanto si deve richiedere la Partita Iva, fornendo nome e cognome oppure la denominazione dell’impresa, codice fiscale, indirizzo (che corrisponde alla sede legale dell’attività) e solo per l’attività di commercio elettronico anche l’indirizzo web (proprio od ospitante) e infine l’internet service provider. La Partita Iva si può chiedere telematicamente oppure recandosi alla più vicina agenzia delle entrate della sede competente.

8. Pagamenti: quale scegliere fra Paypal o le soluzioni offerte dalle varie banche (tipo Banca Sella o IwSmile di Iwbank). E i costi?

La pratica ha dimostrato che maggiore è il numero delle forme di pagamento consentite, maggiori sono anche le vendite. Ovviamente i costi sono differenti. Vediamoli insieme:

› Pagamento tramite contrassegno: costo zero per il venditore, costo di qualche euro per l’acquirente.

› Pagamento tramite bonifico: costo zero per il venditore costo dell’operazione bancaria per l’acquirente.

› Pagamento tramite carte o Paypal: costo zero per l’acquirente, vari costi per il venditore. In particolare, si prevede una cifra fissa per il servizio cui va sommata una percentuale calcolata sul singolo ordine. In generale, il metodo più sicuro per l’acquirente è senza dubbio la carta di credito tradizionale (non quella prepagata che è rischiosa). Tale metodo è però anche il più costoso per il merchant (definizione tecnica di venditore on line).

9. Sul mercato esistono sempre più piattaforme “chiavi in mano” per realizzare siti di e-commerce. Vantaggi e svantaggi?

In commercio esistono principalmente quattro soluzioni open o closed source che possono ritenersi “stabili” o comunque utilizzabili nel loro complesso e sono: Zen Cart, OsCommerce, Virtuemart e Prestashop. «Stiamo distribuendo Magento – osserva Paolo Morello, fondatore di e-commerce Store – è un software relativamente nuovo e le migliorie da apportare sono tante, ma ha una buona base tecnica. Magento, anche se appena dopo l’installazione si presenta scarno, è pieno di funzionalità e possibilità di personalizzazione. Si può adattare alle proprie esigenze e avere a disposizione centinaia di grafiche e moduli di buona qualità».

10. Qual è il costo minimo che occorre mettere in preventivo per vedere il proprio sito on line completamente finito?

Chi vuole intraprendere la via dell’e-commerce in maniera professionale deve avere bene in mente i traguardi che vuole raggiungere. In base a questi si dovrà procedere alla creazione di una piattaforma predisposta allo scopo. Lanciarsi nel buio sperando di vedere crescere il proprio store è una follia. Per avviare un buon negozio, utilizzando per esempio una piattaforma “chiavi in mano”, con grafica su misura, server ottimizzati e assistenza tecnica/grafica sempre presente, si è nell’ordine di 2.000-3.000 euro una tantum, più 200-500 euro al mese per i servizi di assistenza sullo store, indicizzazione e fornitura di grafica per marketing e aggiornamento del front end, cioè il lato utente. Spendere di meno si può, ma il risultato rischia di non essere all’altezza.

Che cos’è il drophship?

in pratica il venditore mette i prodotti on line con le foto. Una volta ricevuto il pagamento da parte del cliente, il rivenditore lo gira al grossista trattenendo un suo margine. Il grossista si occupa della fase di distribuzione senza rendersi mai visibile. I prodotti venduti in dropship dovrebbero dare un margine di guadagno non inferiore al 25-30%

Paolo Butera, Millionaire

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