La gara per un lavoro esclusivo
Ernesto Desiderio

La gara per un lavoro esclusivo

Di
Melania Guarda Ceccoli
31 Marzo 2023

Lavorare in Fomula 1 è sempre stato il suo sogno, che ha raggiunto con sacrifici e un pizzico di fortuna. «Perché non basta la bravura. Bisogna essere al posto giusto, al momento giusto!» Una laurea in Ingegneria all’Università di Pisa, poi un master in America e infine il grande salto in Formula 1. Ernesto Desiderio, Race Engineer, che dopo l’esperienza in WIlliams in futuro sarà impegnato nella scuderia italiana Alpha Tauri, ha sempre saputo cosa voleva fare da grande e alla fine, passo dopo passo, ora occupa una delle 20 sedie più ambite al mondo. 

Dall’Italia a Indianapolis, per poi approdare in Formula 1, la sua vera passione, e tornare in patria. Allora si può fare?

«Ci sono diverse strade per entrare nel mondo della Formula 1- racconta Ernesto Desiderio – o conosci qualcuno, o inizi con uno stage, ma è molto raro e difficile. Oppure devi scalare tutte le varie classi, così come ho fatto io, sperando di avere la fortuna di essere al posto giusto al momento giusto. Altrimenti puoi andare a seguire un master in Inghilterra dove crei contatti con le squadre. Durante l’anno ti insegnano molto più in maniera pratica come si lavora su un’auto da corsa (hanno 7 squadre su 10), quindi hanno un bacino di richieste molto grande. Io ho iniziato in Dallara, in Italia, e dopo un paio di anni, grazie alla mia tesi, mi sono spostato in America, a Indianapolis, dove ho lavorato con il simulatore e ho seguito delle squadre nelle categorie di IndyCar e Nascar. Sono stato lì per 3 anni e ho imparato tantissimo, facendo diventare l’inglese una vera e propria seconda lingua. Poi sono andato in Germania, dove ho lavorato in Toyota per due anni. Era una macchina complessa, un’altra nuova sfida e da lì sono riuscito a entrare in Formula 1».

 

 

La gara per un lavoro esclusivo
Nicholas Latifi, pilota automobilistico canadese ed Ernesto Desiderio

 

Oggi è ingegnere di pista. Il suo sogno. In che cosa consiste il suo lavoro?

«L’ingegnere di pista è quello che è alla radio col pilota e mentre è in pista gli parla, gli passa i comandi, gli dice cosa fare, ma poi, più in profondità, il ruolo dell’ingegnere di pista è quello di gestire tutto il lato del garage. Sono responsabile dell’assetto della macchina, di come va fuori, ho un altro gruppo di ingegneri che lavora con me che è più specialistico; sono la persona che prende l’ultima decisione mentre il pilota è in gara. Decido di portare la macchina ai box e cambiare le gomme. Per ogni squadra ci sono due macchine, con un pilota e un ingegnere di pista, che è il direttore d’orchestra di un lato del garage. Lui e il Performance Engineer sono le due figure chiave del lato del garage e usano tutte le risorse che ci sono sia in pista sia nei remote garage dove si trovano 100-150 persone ogni weekend a lavorare, analizzare ogni singolo dato, a fare delle analisi che gli vengono chieste. Il mio lavoro è quello di utilizzare al meglio questo insieme di risorse incredibili che ho a disposizione e di poi poter, da un lato iniziare lo sviluppo della macchina per farla andare più forte e in maniera che i progettisti lavorino per migliorare le prestazioni, oltre a questo c’è poi la corsa del weekend».

 

 

Alpha Tauri Car

 

 

Macchina vs pilota. Che cosa è più importante in Formula 1?

«Le macchine ora sono molto più complesse da guidare; non si tratta di guidare e basta, si tratta di comprenderla. C’è un processo che va affrontato in un certo modo nel tempo con un pilota nuovo. La macchina non è un semplice volante con due pedali. Ci sono 300 settaggi diversi sul volante e il pilota deve capire cos’ha a disposizione. Se non sai usare le cose che hai, stai performando al di sotto delle tue possibilità, quindi il pilota fa davvero la differenza ed è ancora la parte centrale del gioco. Un pilota nuovo che arriva da una categoria inferiore, per poter fare un’ora di prove libere (18 giri) in modo che tutto funzioni in maniera affidabile, deve lavorare con me almeno 5 giorni interi per 8 ore al simulatore, dove gli spiego tutte le procedure: di emergenza (la prima cosa è la sicurezza), poi gli spiego cosa fare per gestire una serie di problemi, poi mi accerto che mentre guida, abbia la capacità mentale di cambiare gli switch quando glieli chiamo, perché alcuni cambiamenti di settaggio possono essere legati all’affidabilità, quindi se lui non lo fa, può bruciare il motore (6-7 milioni), infine verifico che abbia capito che cosa c’è in macchina. Visto che gli sto dando  un mezzo che va forte, devo capire di cosa ha bisogno. A un ragazzo giovane che si approccia a una nuova macchina ci vogliono 6-9 mesi di lavoro continuo, guidando. Però uno sport così complesso non ha allenamenti. Ci sono solo 3 giorni di test prima della stagione da dividere tra due piloti e poi si inizia. Loro hanno solo il simulatore, ma è un modello della realtà e non sarà mai la macchina. Insomma, come nella Formula 1 non conta solo la velocità, così anche nel lavoro. L’impegno e la costanza, anche questa volta, hanno fatto avverare un sogno.

 

Articolo pubblicato su Millionaire marzo 2023

logo-footer
Il mensile di business più letto.

Direttore responsabile: Federico Rivi

Editore: Millionaire.it Srl Indirizzo: Largo della Crocetta, 2 20122 Milano (MI) Italy

Partita IVA: 12498200968 – Numero iscrizione ROC: 38684

© 2024 millionaire.it.