Alberto Cartasegna e Filippo Mottolese, classe 1989, nel 2017 hanno creato un format di ristorazione basato sulla pasta (fresca e preparata con farine di qualità). Si chiama Miscusi. In tre anni, i due amici hanno aperto 11 locali in sei città italiane. L’azienda ha conquistato investitori e clienti: 5 milioni di euro raccolti, il fatturato è passato da uno a 11 milioni. E oggi annuncia un nuovo round da 20 milioni di euro.
L’operazione è guidata dal venture capital MIP, che conferma la sua fiducia nel progetto, con la partecipazione di Kitchen Fund. È la prima volta che il fondo americano, specializzato in realtà innovative del food, investe in Europa.
Il round segna «la ripartenza post Covid» per Miscusi. Che con le nuove risorse punta a crescere in Italia e all’estero e a lanciare un nuovo progetto di agricoltura rigenerativa (per ingredienti nutrienti e sostenibili).
«La produzione di cibo dovrà aumentare del 60% nei prossimi 30 anni. Qui risiede la sfida e l’opportunità più grande per combattere il surriscaldamento ed evitare un disastro» ha commentato il Ceo Alberto Cartasegna.
31 anni, a 14 fa consegne a domicilio per una pizzeria, a 18 trascorre un anno “sabbatico” a Londra, lavorando nella ristorazione. Poi si laurea in Economia, prima alla Bicocca di Milano, poi alla Bocconi (grazie a un prestito per merito). MBA negli Stati Uniti, una breve esperienza in Boston Consulting, un’altra a Berlino, in Rocket Internet, e a 26 anni torna in Italia per creare la sua startup.
«”La pasta unisce” è sempre stato uno dei nostri motti, ma il Covid ci ha obbligato a dividerci. Un boccone amaro, una digestione molto faticosa. Abbiamo reagito concentrandoci sul futuro».
Il 2020 è stato un anno complicato per la ristorazione, tra pandemia e restrizioni. Miscusi ha risposto all’emergenza con diverse iniziative di solidarietà, donando pasti a ospedali, associazioni e anziani soli. «Siamo rimasti in silenzio, abbiamo lavorato tanto, forse come mai prima, ora siamo pronti a riaprire le nostre porte». Due nuovi locali apriranno a Padova e a Milano, ma l’azienda punta anche all’internazionalizzazione, con le prime aperture in Europa forse già nel 2021.
«Il mondo è diviso tra quelli che hanno paura del cambiamento e quelli che lo abbracciano e cercano di capirlo» ha detto Angelo Moratti, anchor investor di MIP. «La visione di lungo periodo di Alberto permetterà all’azienda di diventare, attraverso la ristorazione, un movimento globale».