Lorenzo, vent’anni, mette volentieri le mani sul prosciutto di San Daniele. Coccola un salume eccellente, che la sua famiglia produce dal 1976. Con altri operai specializzati, “stucca” parti senza cotenna con un impasto di grasso e farina di riso, per proteggere le preziose carni di maiale, destinate a diventare prosciutto di San Daniele DOP.
Anche Lorenzo, figlio di Teresa Coradazzi, entrerà nell’azienda, dove lavorano il nonno, lo zio e la mamma, con passione, ogni giorno. Nel loro stabilimento di San Daniele, ogni anno entrano 13mila cosce di suino, provenienti da allevamenti per lo più lombardi, che fanno parte della filiera del San Daniele e devono adeguarsi alle regole del disciplinare della DOP.

I numeri e i progetti per il futuro
Il Consorzio ha lavorato nel 2020 oltre 2milioni e mezzo di cosce, il fatturato totale del San Daniele DOP ha raggiunto i 310 milioni di euro. Il 18% si esporta, per il 57% nell’Ue. 21,3 milioni le vaschette certificate sul mercato.
Il Consorzio festeggia i 60 anni di attività. È il più antico consorzio italiano di salumi. Oltre all’azione di vigilanza e promozione del prodotto, sta avviando interventi per migliorare la sostenibilità della filiera. “Impatto gentile”, dice il presidente Giuseppe Villani. Tutela dei lavoratori, rispetto per gli animali (negli allevamenti), bassi consumi energetici, riduzione dell’impiego di sale.

