SCALAPAY

Scalapay chiude un round da 155 milioni di dollari. Il Ceo: «Mio padre, missionario in Australia, mi ha insegnato la bellezza di rischiare»

Di
Redazione Millionaire
10 Settembre 2021

Scalapay raccoglie 155 milioni di dollari. Lo fa da Milano, chiudendo un round serie A. Tra i principali investitori: Tiger Global, società di investimento americana. E raggiunge una valutazione da 700 milioni di dollari.

La startup offre soluzioni di pagamento dilazionali per l’e-commerce. Compri oggi e paghi in tre rate, senza interessi. L’idea è di Simone Mancini, 33 anni, di cui 30 in Australia, rientrato in Italia con moglie, tre figli e l’idea rivoluzionaria di questa startup.

«Avevo conosciuto il mondo dei pagamenti dilazionati in Australia. Vedevo che funzionava. Aiutava i piccoli e-commerce a farsi conoscere nel grande mare del web e le persone a godere dei piccoli piaceri della vita. Ho pensato che l’Italia, che in fondo era il mio Paese, era il posto giusto per conquistare il mondo della moda, quello della cosmetica e dei viaggi».

Liceo artistico, laurea in Economia e commercio, quando arriva in Italia nel 2019 non parla italiano ma conquista tutti velocemente. «Non immaginavo di andare così veloce. Le cose che hanno valore richiedono tempo».

Il modello di Scalapay è win-win: «Il cliente paga a rate, mentre il merchant nella maggior parte dei casi riceve tutto l’importo sul suo conto. I nostri ricavi arrivano dalla commissione che i merchant pagano per l’utilizzo del servizio».

Storia nella storia. I genitori di Simone sono missionari partiti trent’anni fa, proprio oggi 10 settembre 1991, mandati da Papa Paolo Giovanni II in Australia a far conoscere la Chiesa cattolica. «Hanno venduto tutto quello che avevano, l’azienda, la casa e sono partiti. Come discepoli. In tasca, un biglietto di sola andata. Non parlavano inglese, non avevano niente. E ce l’hanno fatta, grazie alla generosità della gente. Mi hanno insegnato a non aver paura di rischiare e quanto è bello dipendere dagli altri. Ogni sera una famiglia vietnamita ci portava un cesto di frutta e verdura».

Scalapay parte da Milano ma con un team internazionale. «Johnny Mitrevski, cofounder e Cto, è australiano, e prima di Scalapay aveva gestito un team tech a livello globale per la più grande banca australiana. Io e Johnny avevamo lavorato insieme nel mondo delle vendite online. Raffaele, il nostro Cfo, lavorava a Goldman Sachs, aveva esperienza nella raccolta capitali» spiega Simone. Pingki Houang, nuovo direttore generale nominato a luglio, è l’ex direttore di ShowroomPrive.

scalapay team
Da sinistra: Raffaele Terrone CFO, Simone Mancini CEO, Johnny Mitresvki CTO, Pingki Houang, Direttore Generale

«Sì, si può fare startup in Italia. Non è la Silicon Valley, non è Tel Aviv, ma è un luogo dove ci sono imprenditori fantastici. E se c’è una cosa che insegna la mia storia è l’importanza del team. Devi trovare le persone con i tuoi stessi valori e aspirare sempre a qualcosa di più grande».

Il modello Scalapay convince subito gli investitori, tanto che in due anni la fintech raccoglie 203 milioni di dollari. Il team raddoppia, arrivando a oltre 150 persone da gennaio 2021. Oltre 3000 sono i merchant che hanno integrato Scalapay nei loro sistemi, tra Francia, Italia, Germania, Spagna, e poi Portogallo, Finlandia, Belgio, Olanda, Austria.

«La mia più grande felicità non sono i soldi. Il bene degli altri è l’unica cosa che mi rende felice. Il poter aiutare qualcuno. Un percorso verso la felicità comincia, a volte, dal piacere per le piccole cose»

Il round è stato guidato da Tiger Global, con la partecipazione di Baleen Capital e Woodson Capital, investitori che si aggiungono ai precedenti Fasanara Capital e Ithaca Investments. I nuovi fondi serviranno ad ampliare team e far crescere le attività.

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