Laura Soucek
Laura Soucek, CEO della biotech Peptomyc

«Stavo per rinunciare. La borsa di studio a San Francisco non era sufficiente neanche per pagare l’affitto»

Di
Alessandra Ponti
26 Maggio 2023

Laura Soucek, un diploma di maturità classica, poi la laurea in biotecnologia con una tesi su un inibitore che riesce a sconfiggere le cellule dei tumori, infine il ruolo di CEO nella sua biotech. Non avevano tutti i torti gli amici quando la definivano una persona caparbia. Così Laura Soucek, classe 1973, di Velletri, arriva a Barcellona, passando per San Francisco, e supera – 20 anni dopo – la Fase I del primo saggio clinico con la sua proteina Omomyc. In gergo viene chiamata “fase di sicurezza” perché verifica appunto se un farmaco è sicuro per i pazienti e se ha effetti collaterali importanti. Come quelli di una chemioterapia, per intenderci. 

Con la somministrazione di Omomyc, infatti, 8 pazienti su 18, definiti in fase terminale, non solo non hanno avuto alcun effetto collaterale serio ma hanno visto una stabilizzazione della malattia. Soprattutto quelli affetti da tumore al pancreas, uno dei più aggressivi, che ha un tasso di mortalità elevatissimo. 

 

L’incontro con Myc

«Avevo sempre creduto che la natura fosse perfetta, poi ho iniziato a studiare il cancro da vicino e non riuscivo a capire il perché di questa imperfezione». E così Laura scopre che il Myc, normalmente un vero e proprio “direttore di orchestra” che divide le cellule in modo perfetto, nel cancro si comporta diversamente, ordinando alle cellule di separarsi in modo imperfetto e continuo, anche quando non è necessario. Inoltre, cambia forma costantemente. Qui inizia la sfida per Laura: trovare il modo di fermarlo. «Ho scoperto che Myc non è sempre senza una forma precisa, ma che, per funzionare, a un certo punto ha bisogno di unirsi a Max, un’altra proteina, con la quale si trova bloccato in una forma ben definita. Quindi ho disegnato un falso Max, che ho chiamato appunto Omomyc, che blocca Myc in una forma inattiva. E così ho iniziato a vedere che con Omomyc le cellule del cancro morivano». Questa scoperta sensazionale però non basta al mondo scientifico. Doveva essere testata sugli animali per scoprire se funzionava veramente. 

 

Laura Soucek

Il trasferimento negli States

Laura vola così a San Francisco con una borsa di studio del CNR. «In realtà stavo  per rinunciare. L’importo previsto dalla borsa a San Francisco non era sufficiente neanche per pagare un affitto. Così scrissi al mio capo di allora, che poi è diventato il mio mentore: Gerard Evan. Gli dissi che mi ero sbagliata e che non potevo più andare. Mi rispose di partire e che mi avrebbe pagato la differenza». L’inizio fu tutto in salita, proprio come le strade di San Francisco. Lo stipendio italiano sarebbe arrivato solo ogni 4 mesi. «Comprai una bici usata per risparmiare sui mezzi pubblici e per giorni interi ho mangiato solo pasta». Ma, dopo poco più di un anno, arriva la lettera di assunzione dalla University of California, San Francisco, dove rimane per 10 anni. I risultati sui topi, nel frattempo, erano eccezionali, anche se l’obiettivo sembrava ancora lontano. «Mi dissero che era tutto molto interessante ma che i tumori dei topi sono più semplici di quelli umani».

Gli italiani all’estero e le donne nelle discipline STEM

«Ho sempre vissuto in un ambiente multietnico, mio padre è cecoslovacco. Ma all’estero ho incontrato tanti italiani, tutti di livello. Siamo una risorsa e gli scienziati sono molto apprezzati». Così come le donne. «Quando ho iniziato a dirigere il mio laboratorio mi hanno fatto notare che ero la prima donna a ricoprire quel ruolo. Non ci avevo fatto caso. Mia madre è sempre stata un avvocato quando le avvocate donne erano davvero poche. E così mi ha sempre insegnato a non pormi limiti». 

 

Laura Soucek

 

Barcellona e la nuova esperienza come CEO 

Nel 2011, Laura Soucek lascia la University of California, San Francisco e arriva al Vall d’Hebron Institute of Oncology (VHIO) di Barcellona, dove inizia a dirigere un suo laboratorio in cui è possibile studiare campioni di cancro che vengono forniti dalla sala operatoria. Ricercatori e oncologi lavorano insieme, come una vera e propria squadra. Laura decide allora di fare in modo che Omomyc diventi un farmaco per pazienti. Nell’iniziare questa nuova fase però deve reinventarsi. E, oltre ai panni di ricercatrice, incomincia ad indossare anche quelli di imprenditrice. È così che, sempre a Barcellona, insieme alla collega canadese Marie-Eve Beaulieu fonda Peptomyc, una biotech dove si sviluppano terapie contro il cancro basate sull’uso di miniproteine anti-Myc che penetrano nelle cellule. 

Laura diventa CEO dell’azienda. «Ho iniziato a cercare fondi privati e aziende farmaceutiche interessate a rendere Omomyc un farmaco accessibile a tutti. Parlare della mia ricerca in termini di ritorno economico non è semplice». Ma Laura non ha intenzione di fermarsi neanche di fronte a questa ennesima sfida. «A giugno inizieremo la Fase II con nuovi pazienti affetti da cancro al pancreas. Poi, il mio prossimo obiettivo sarà arrivare anche alla cura del cancro pediatrico». 

 

Articolo pubblicato su Millionaire aprile 2023

logo-footer
Il mensile di business più letto.

Direttore responsabile: Federico Rivi

Editore: Millionaire.it Srl Indirizzo: Largo della Crocetta, 2 20122 Milano (MI) Italy

Partita IVA: 12498200968 – Numero iscrizione ROC: 38684

© 2024 millionaire.it.