Raccoglie 188 milioni di dollari, round serie F, e la sua startup diventa il nuovo unicorno della Silicon Valley. Il secondo creato da italiani in meno di tre mesi. Sysdig è stata valutata 1,19 miliardi di dollari.
Lui si chiama Loris Degioanni, laurea al Politecnico di Torino, è partito 15 anni fa da Vinadio, in provincia di Cuneo, e oggi la sua Sysdig fattura, assume, incanta investitori e conquista il mercato. Il suo prodotto per la sicurezza del cloud è usato dalle più grandi banche del mondo, da aziende di telecomunicazioni, da case automobilistiche.
«Più che a un unicorno, bello e perfetto, che in un attimo ha successo, noi siamo simili a scarafaggi. Piccoli, imperfetti, ma resilienti. Abbiamo preso pugni, lavorato per oltre 10 anni, ma non abbiamo mai mollato. E, come noi, i ragazzi di Kong» ci racconta in esclusiva per l’Italia.
Loris si occupa di cloud computing, o meglio di un’evoluzione del cloud: si chiama Container, è un fenomeno informatico che sta esplodendo in questa parte di Terra. «Siamo i leader al mondo nei settori sicurezza e del monitoring dei Container». Ha una tecnologia forte, un’azienda super moderna, 300 dipendenti, ricerca e sviluppo in Italia e investitori di primissimo piano tutti pronti a scommetterci.
È la quarta volta che intervisto Loris Degioanni in 5 anni. E ogni volta è una notizia bomba. E oggi, 17 ora italiana, le 9 a San Francisco, proprio mentre entra nell’Olimpo delle startup miliardarie, mi parla dell’Italia. «Il nostro Paese quest’anno ha creato due unicorni in Silicon Valley: negli ultimi tre mesi, Kong e Sysdig sono state valutate sopra il miliardo di dollari. Sono due aziende molto simili. Operano nello stesso settore (il cloud computing), anche se fanno cose diverse (Kong crea l’infrastruttura per il passaggio dei dati, Sysdig facilita la sicurezza). Hanno entrambe un HQ a San Francisco e sono create da espatriati. Abbiamo studiato in Italia. Siamo figli dell’ecosistema italiano. E oggi possiamo dire che gli italiani non sono forti solo nei settori fashion, food e design, ma anche nella tecnologia software più avanzata».
Ci siamo buttati in una piscina piena di coccodrilli e abbiamo imparato a nuotare
Sia Loris sia i ragazzi di Kong hanno fatto quello che in gergo si chiama pivot. «Facevamo una cosa e ora ne facciamo un’altra. Abbiamo cambiato missione, siamo caduti e ci siamo rialzati. Non siamo geni tecnici, con la lampadina sulla testa capaci di prevedere il futuro. Ci siamo buttati in una piscina piena di coccodrilli e abbiamo imparato a nuotare. Con mille cambi di direzione e mille difficoltà». Ecco perché alla metafora dell’unicorno, Loris preferisce quella dello scarafaggio. «Sono meno belli, ma la loro caratteristica è la resilienza».
L’ultimo round
L’ultimo round di Sysdig, che porta la raccolta totale a 395 milioni, è stato guidato da Premji Invest e Third Point Ventures, con la partecipazione di grandi investitori come Accel, Bain Capital Ventures, Glynn Capital, Goldman Sachs.
Loris impiegherà i nuovi fondi anche in Italia
«Assumerò talenti. Negli ultimi 12 mesi, i dipendenti italiani di Sysdig sono passati da 42 a 75. Ho raddoppiato i posti di lavoro (tutti ben pagati) in Italia. E intendo crearne almeno altrettanti entro Natale. Mi piace pensare che, grazie ad aziende come la mia, parte del capitale della Silicon Valley possa essere riversato nell’economia italiana. Ci sono tanti modi per contribuire, in un momento così difficile, al proprio Paese: questo è il mio. Ma non assumo per gratitudine. Abbiamo trovato in Italia il miglior mix tra talento, costo del lavoro e lealtà dei dipendenti».
Sysdig cerca sviluppatori software, team tecnico, designer di software, product manager, figure altamente specializzate (per candidarsi: https://sysdig.com/jobs/)
«Siamo considerati cervelli in fuga, spesso descritti come quelli che se ne vanno, abbandonando la barca, ma non è così. Siamo storie da seguire. Kong diventerà un’azienda da 10 miliardi. Ne sono certo». E voi? Ci vedremo al Nasdaq? «Chi lo sa? Sarebbe arrogante dirlo, ma alla fine sono convinto che avesse ragione Henry Ford quando diceva:
« “Whether you think you can, or you think you can’t, you’re right”: sia che tu creda che ce la farai o che fallirai, avrai ragione».
L’importanza dell’attitudine.