12 marzo 1989. Nei laboratori del Cern di Ginevra nasceva il World Wide Web per intuizione dello scienziato inglese Tim Berners-Lee. L’idea era creare un sistema per gestire e condividere la grande massa di informazioni prodotta dai ricercatori, scambiarsi i dati da un computer all’altro. Berners-Lee lo sviluppò insieme al ricercatore Robert Cailliau. L’invenzione che ha cambiato la vita di milioni di persone gli è valsa numerosi premi e riconoscimenti: l’informatico, 63 anni, è considerato una delle 100 persone più importanti del secolo scorso, ha vinto il Millennium Prize e il premio Turing, la regina Elisabetta lo ha nominato Sir.
Il 12 marzo di trent’anni fa, Berners-Lee presentò per la prima volta il progetto al suo supervisore, con un documento che oggi è esposto al Cern. Solo due anni dopo, il 6 agosto 1991, l’inventore pubblicò il primo sito web, pensando alla Rete come uno strumento democratico, utile a tutti. Oggi quella visione si è in parte realizzata. Ma l’inventore del web più volte ha espresso i suoi timori sul futuro della Rete e le sfide da affrontare.
Nel messaggio pubblicato sul sito della World Wide Web Foundation, in occasione dei trent’anni della Rete, scrive:
«È il momento di celebrare quanto lontano siamo arrivati, ma anche di riflettere su quanto lontano dobbiamo ancora andare. Il web è diventato una piazza pubblica, una biblioteca, uno studio medico, un negozio, una scuola, un ufficio, un cinema, una banca e molto altro. Ma il divario tra chi è online e chi non lo è aumenta… Oggi la metà del mondo è online. È più che mai urgente assicurare che l’altra metà non sia lasciata indietro offline e che ognuno contribuisca a una Rete che promuova uguaglianza, opportunità e creatività».
«Visto quanto il web è cambiato negli ultimi trent’anni, sarebbe disfattista e privo di fantasia pensare che non possa essere cambiato in meglio nei prossimi trenta. Se rinunciamo a costruire un web migliore ora, non sarà il web ad averci deluso. Saremo noi ad aver fallito».
I problemi principali sono tre: gli attacchi hacker, la logica del profitto che sacrifica gli interessi degli utenti e la qualità del discorso online spesso caratterizzato da un linguaggio d’odio. Per superarli occorre l’impegno di governi, aziende e utenti.
«Il web è per tutti», conclude Tim Berners-Lee, «e collettivamente abbiamo il potere di cambiarlo. Non sarà facile. Ma se sogniamo un po’ e lavoriamo molto, possiamo ottenere la Rete che vogliamo».