Dai vestiti usati si ricavano filati per produrre nuovi capi e accessori: maglioni, T-shirt, cappelli sono realizzati con cachemire, cotone, seta 100% rigenerati. È quello che fa Rifò, una startup fondata a Prato nel 2017, che ha appena annunciato un round di investimento da 1,5 milioni di euro.
«Un bel traguardo che premia il lavoro che abbiamo fatto in questi anni e che stiamo facendo» ci dice Niccolò Cipriani, founder e Ceo di Rifò.
31 anni, laurea in Economia internazionale alla Bocconi, ha avuto l’idea mentre lavorava in Vietnam nel campo dello sviluppo sostenibile nelle Nazioni Unite.
«Mi sono accorto che quantità enormi di capi prodotti lì e poi esportati nei Paesi occidentali, facevano ritorno in Vietnam se non erano venduti, per non abbassare i prezzi nel mercato occidentale. E finivano in discarica o negli inceneritori. La cosa mi ha molto colpito» aveva raccontato in un’intervista a Millionaire.
Tornato in Italia, Niccolò avvia Rifò alla fine del 2017. 15mila euro per partire (grazie al crowdfunding), altri 50mila ottenuti con il programma di accelerazione Hubble, in Nana Bianca, il primo round da 300mila euro a febbraio 2020. E, due anni dopo, arrivano i nuovi investitori. Ai precedenti (Nana Bianca, Fondazione Cr Firenze, Encelado, Economa) si uniscono GM Investimenti di Giuseppe Miroglio, Filpucci, a|impact, Abnormal.
«Ci fa piacere vedere che ci sono sempre più realtà che credono nel nostro progetto come noi ci abbiamo creduto sin dal suo inizio» commenta oggi Niccolò.
Moda circolare, sostenibile, a km 0
Dal 2020 Rifò è certificata come B Corporation. Significa che è un’impresa che genera un impatto positivo sull’ambiente, rispettando standard sociali, di responsabilità e trasparenza.
La rigenerazione si basa su un processo meccanico e artigianale, che a Prato ha più di 100 anni. Il metodo permette di riutilizzare gli scarti e di ridurre le quantità di acqua, energia e prodotti chimici impiegate per la produzione.
L’obiettivo ora è aumentare la presenza internazionale del brand, che già si trova in più di 100 negozi multimarca, in particolare in Germania, Svizzera, Austria, Belgio e Canada. Circa il 60% delle vendite è all’estero. I nuovi fondi serviranno anche a fare crescere il team. La startup punta a chiudere il 2022 con 20 dipendenti e un fatturato di oltre 3 milioni di euro.
«Utilizzeremo queste risorse per ampliare la nostra collezione di abbigliamento basato su fibre rigenerate, ma anche e soprattutto per potenziare i nostri servizi di raccolta di vecchi indumenti» commentano Niccolò e il socio Daniele Ceni.
«Da sempre Rifò è un progetto di economia circolare collaborativo, oltre che un brand. Per questo continuiamo a credere che coinvolgere le persone e i partner, dando loro la possibilità di trasformare un rifiuto in una risorsa, sia uno degli aspetti che ci differenzia dagli altri brand sostenibili».