Lo chef italiano Massimo Bottura e la sua Osteria Francescana tornano sul tetto del mondo, per la seconda volta. Il ristorante di Modena è stato premiato ieri come migliore del pianeta, al Palacio Euskalduna di Bilbao. Già nel 2016 aveva raggiunto la vetta della classifica The World’s 50 Best Restaurants. Era la prima volta per la cucina italiana. Lo scorso anno era arrivato secondo. Altri tre gli italiani premiati nell’edizione 2018, Enrico Crippa, Massimiliano Alajmo e Niko Romito, tra il 16 e il 36 posto.
«Il mio ringraziamento va a tutta la squadra, ma il primo pensiero va ai Refettori, al progetto che stiamo portando avanti, alla lotta per una cucina più solidale» ha detto Bottura ritirando il premio. Il riferimento è ai refettori per i bisognosi aperti in varie città italiane e non, dove grandi chef cucinano con il cibo di recupero della Caritas. Per Bottura, la comunità degli chef ha il potere di cambiare il mondo, di compiere una rivoluzione, combattendo gli sprechi e nutrendo il pianeta. «Voglio usare questo riflettore per rendere visibile l’invisibile».
Chi è Massimo Bottura
Bottura, 55 anni, modenese, avvocato mancato, ci aveva raccontato come è nata la sua passione per la cucina. «Da bambino mi rifugiavo sotto un tavolo di cucina. Sfuggivo ai miei fratelli. E lì, nascosto fra i piedi di mia nonna, mia madre e mia zia che tiravano la pasta per i tortellini, trovavo la serenità. Lì ho deciso che cosa avrei fatto da grande, ma ancora non lo sapevo. Poi mi sono iscritto a Legge. Ma nell’inverno del 1986, quando mio fratello mi parlò di una trattoria in vendita fuori Modena, ho capito quale fosse la cosa giusta da fare».
Nove anni dopo avrebbe rilevato l’Osteria Francesca, 3 stelle Michelin dal 2011 e decine di premi in tutto il mondo. Nel 2017, per aver trasformato una piccola impresa familiare in un successo senza precedenti, Bottura ha ricevuto anche la laurea ad Honorem in Direzione Aziendale all’università di Bologna. Il suo segreto? «Ho sempre creduto nel duro lavoro». E ai giovani che cercano una strada dice: «Non entrate in alcun loop. Inventarsi un lavoro è difficile, bisogna avere il coraggio di reinventare se stessi».