Cinefili, senza aiuti e senza sponsor. Si sono messi insieme. Hanno rilevato una sala che stava per chiudere. L’hanno ristrutturata e, tra mille difficoltà, sono partiti. «Costruirne una con le proprie mani è un sogno per chi fa cinema»
Alla faccia dei multiplex, dei blockbuster in 3D proiettati in megasale da 500 posti, delle transenne dietro cui si fa la fila per entrare. La sfida ai multisala stile Usa arriva dal Pigneto di Roma, ex quartiere popolare, oggi riscoperto dalla vita notturna. Lì lo scorso 10 febbraio è stato inaugurato Kino, una sala di 40 posti prenotabili dai social network e da cellulare, dove si proiettano solo film fuori circuito. Come è nata l’idea? «A fine 2009 ho saputo che gli organizzatori del cinema d’essai Grauco, nel giro di sei mesi, avrebbero abbassato la saracinesca per sempre: era impossibile far quadrare i conti. E così ho pensato a come utilizzare quello spazio che, di lì a poco, sarebbe stato svuotato e forse dimenticato» racconta Cristiano Gerbino, 35 anni, produttore, regista e ideatore dell’iniziativa. Ma gli incontri con altri produttori e distributori per proporre un recupero del locale, ottenevano sempre la stessa risposta: «Un monosala di film fuori circuito? Bella idea. Ma rischiosa dal punto di vista economico» ricorda Gerbino. «Non mi restava che una strada: rivolgermi ad altre persone come me, che lavorano nell’industria del cinema. Gente che è impegnata nella casa di produzione e distribuzione Fandango, nel Festival di Roma, alla Biennale… Da loro ho subito riscosso un entusiasmo enorme. E così, senza nemmeno discutere un business plan, siamo partiti. Per passare dalle parole ai fatti, abbiamo stabilito delle regole: i soci avrebbero dovuto lavorare nel settore cinema, avere tra i 30 e i 40 anni, essere disposti a entrare nel progetto entro una data prefissata. Così siamo riusciti a fare due calcoli: eravamo in 56. E dal primo giorno abbiamo capito che quello spazio era tutto da sistemare» ricorda Gerbino. Prima mossa: la decisione di non aspettare bandi pubblici per ottenere finanziamenti. «Sarebbe passato del tempo e avremmo perso lo spirito giusto. Abbiamo preferito stabilire una cifra che tutti avrebbero potuto versare: 600 euro a testa» prosegue Gerbino. Scelta l’associazione culturale senza fini di lucro come forma societaria, con Gerbino presidente, il passo successivo è stata la lista dei lavori da fare. «Alcuni interventi, come il rimodernamento dell’impianto elettrico o la messa a norma dell’aerazione, dovevano essere eseguiti da professionisti per le certificazioni. Al resto avremmo pensato noi in prima persona: ci siamo divisi i compiti e a ognuno era assegnato qualcosa, dalla nuova pitturazione dei locali fino alla distruzione di muri e allo smaltimento rifiuti. Per non parlare delle trafile burocratiche dei vari permessi. L’impegno era notevole: chi ha potuto ha scelto di lavorare part time per impegnarsi con il Kino, altri dopo la giornata di lavoro ricominciavano qui. Ma l’entusiasmo era alto» spiega Gerbino. Dopo un primo periodo, la tensione per la riuscita e le preoccupazioni economiche prendono però il sopravvento.
Sembrava andare tutto storto
«La burocrazia ci ostacolava: sembrava che le autorità facessero di tutto per sbarrarci il passo. Oggi rimpiangiamo di non averci girato un film: ne sarebbe venuta fuori una commedia» commenta Gerbino. C’erano poi gli intralci nell’avanzamento dei lavori alla sala. «Ogni giorno saltava fuori un problema nuovo. Ci sono stati momenti in cui ci siamo detti: se l’avessimo saputo prima, non ci saremmo imbarcati in questa impresa. Fino a che, a novembre, ci siamo resi conto che i nostri fondi erano insufficienti» confida Gerbino. Anche perché per la sala era stata prevista la tecnologia in Hd più nuova, in aggiunta al noleggio di tablet sul posto per vedere i film già passati nella programmazione della sala. Come fare? La stampa, nel frattempo, stava facendo da cassa di risonanza all’iniziativa: una notorietà improvvisa e inaspettata che poteva essere utile. «Così abbiamo pensato che se avessimo lanciato una festa per raccogliere altri fondi avremmo potuto farcela» aggiunge Gerbino.
La festa per diventare sostenitori
Enorme il successo dell’evento, organizzato nel gennaio scorso: 3.000 presenze, a fronte delle 1.500 preventivate “per eccesso”, lunghe le file per l’ingresso. In quell’occasione, a chi versava da 100 euro in su per diventare sostenitore del progetto, erano proposti in cambio dei benefit come l’utilizzo dello spazio per eventi. «Messa a posto la parte finanziaria, bisognava impegnarsi sulla tempistica. Nei primi giorni di agosto, pensavamo che avremmo aperto in ottobre e poi, di mese in mese, continuavamo a rimandare. In novembre avevamo promesso la di-sponibilità della sala per una rassegna da presentare in febbraio ma, ancora una settimana prima della data prevista, eravamo in alto mare. Ma desideravamo finire tutto in tempo. Ogni decisione era complicata: ognuno voleva dire la sua. Per il nome dello spazio avevamo scritto tutte le proposte su un muro e poi abbiamo votato. Per il colore degli ambienti ci sono state discussioni a non finire. Però è stato bello: divertente, coinvolgente» confessa Gerbino.
Tutti per uno, uno per tutti
Il 10 febbraio scorso, la prima serata di apertura e da subito una tabella di marcia rigorosa: tre proiezioni al giorno (alle 18.30, alle 21 e alle 23: «per essere sempre sfalsati rispetto agli orari delle altre sale»), dal martedì alla domenica, sette le persone in gioco per ogni serata di spettacolo (per l’accoglienza, il bar…). «Qui cadono le barriere: il regista Alessandro Aronadio un momento prima serviva vino al bar e, a pausa conclusa, entrava in sala a presentare il film. L’atmosfera del Kino è familiare, lontana dal divismo che accompagna il mondo del cinema» osserva Gerbino. Lo spazio infatti richiede un grosso impegno. è il calendario il punto forte dell’iniziativa. «Che senso aveva aprire un club d’essai dove proiettare tutti i film di Fellini, Kubrick e Antonioni che conosciamo già e che possiamo acquistare sul Web? Il cineclub moderno è quello che ti fa vedere lavori che in Italia non arrivano e non si conoscono: titoli che hanno partecipato ai festival d’Oltralpe, d’Oltreoceano, africani, asiatici… Tutti senza distribuzione in Italia. Oppure opere di piccole case di produzione, film controcorrente che non si riescono a scaricare nemmeno dalla Rete» spiega Cristiano Gerbino. In studio poi altre iniziative, come i corsi di regia, laboratori e incontri sul cinema, la proiezione di serie tv… «Vogliamo unirci con altre piccole sale di Roma, in modo da ottenere migliori accordi con i distributori. Per ora però siamo soddisfatti: dopo due settimane di apertura abbiamo totalizzato 1.000 tesserati. Certo, per ora riusciamo a pagare solo la persona che cura il segretariato e chi si occupa del bar. Del resto stiamo ancora chiudendo l’acquisto a rate di proiettore e impianto d’allarme. Ma siamo soddisfatti: aprite anche voi un Kino nella vostra città».
INFO: www.ilkino.it
l’esperto
quando la cultura vince
«Il Kino? Un’iniziativa che porta alla luce quella parte di cinema formata da corto e lungometraggi, documentari e film d’animazione che non arrivano mai al pubblico. Tutto materiale che, nonostante la crisi, continua a crescere grazie al sorgere di case di distribuzione indipendenti» spiega Marco Asunis, presidente Ficc (Federazione italiana circoli del cinema, www.ficc.it). «Alla base di progetti come quelli del Kino c’è sempre una grande passione per il cinema e la voglia di proporlo come strumento di crescita, modo per migliorare le capacità personali di analisi. Le sale che, come Kino, vanno controcorrente, radunano 40-60 spettatori per serata e spesso vivono sul lavoro volontario di chi crede che la cultura vada coltivata. Anche a dispetto del guadagno».
Maria Spezia, Millionaire 4/2011