Così ho rivoluzionato la pizzeria della mia bisnonna

Di
29 Gennaio 2014

A 21 anni ha preso in mano l’antica pizzeria di famiglia nel quartiere Sanità a Napoli. E l’ha rivoluzionata puntando su prodotti biologici, la collaborazione dei più importanti chef nazionali, una comunicazione molto “social” e attività di beneficenza per il quartiere:

«L’innovazione passa, innanzitutto, per il rispetto delle tradizioni. Se vuoi fare qualcosa di nuovo, non devi svendere le tue origini» spiega Ciro Oliva di Da Concettina ai Tre Santi, storica pizzeria attiva dal 1951. L’abbiamo intervistato.

Dietro ogni attività c’è una storia. La tua?

Tutto parte dalla mia bisnonna che faceva le pizze dal basso (abitazioni poste al piano terra ndr) dove abitava. Poi conosce un giovane che si innamora perdutamente di lei e grazie al suo sostegno apre la pizzeria. Poi l’attività è passata nelle mani dei figli fino ad arrivare a me che mi sono appassionato al mestiere dall’età di dodici anni».

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© Michela Iaccarino

Cosa hai deciso di fare per distinguerti dalla vecchia gestione?

Mio padre ha lavorato duramente per fidelizzare la clientela del quartiere con importanti risultati. Allora sono partito da lì, ma ho cercato di allargare la base dei clienti anche a chi non era residente nelle zone limitrofe. Ho lavorato su alcune direttive. La differenziazione dell’offerta: da noi trovi sia pizze popolari (con 6 euro mangi e bevi) che pizze gourmet, prodotti studiati con la collaborazione di chef. Poi ho puntato su prodotti biologici tipici della tradizione campana: vado direttamente nelle aziende e verifico ogni fase della lavorazione. Infine, la comunicazione: i social oggi sono necessari, ma per funzionare devi raccontare una storia: la nostra è come cerchiamo di migliorare con il nostro contributo il benessere del quartiere».

In che modo riuscite a dare il vostro aiuto?

Abbiamo creato la pizza sospesa come succede qui a Napoli con il caffè: un cliente paga una quota in più (es. 3 euro) e regala una pizza a una persona che non può permettersela. Il caffè è un lusso se ci pensi, mentre la pizza può essere una necessità. Poi abbiamo pizze nel menu ad hoc che se le compri puoi contribuire a piantare alberi nel quartiere: il verde dà vita, oltre che speranza. Infine, stiamo lavorando con le scuole per avvicinare i bambini alla tradizione. Vengono qui e con l’aiuto del nostro team imparano a fare una pizza».

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Che consigli dai a chi ha un’attività tradizionale e vuole rinnovarla?

1) Puntare su un pubblico diverso da quello abituale. Capire come catturarlo, cosa offrire di diverso. 2) Dare massima attenzione al cliente: se vuoi che si parli di te e allargare il giro devi presentarti in modo impeccabile. 3) Andare sul mercato con prezzi adattati al tipo di pubblico. 4) Guadagnare anche meno, ma difendere il proprio lavoro, le proprie tradizioni. Insomma, non svenderti mai passando a una produzione industriale. 5) Impara e impara. Non si finisce mai di apprendere cose nuove. Bisogna avere una mente aperta e guardare al di là del proprio naso».

INFO: http://www.pizzeriaoliva.it/

Giancarlo Donadio

(Fonte foto immagine in evidenza © Michela Iaccarino)

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