Alec Ross: «Donne, giovani e cultura del fallimento. Così l’Italia rinascerà»

Di
Tiziana Tripepi
9 Marzo 2017

Alec Ross, 45 anni, uno dei maggiori esperti americani per l’innovazione, autore del libro Il nostro futuro (Feltrinelli), è stato ospite d’onore ieri mattina al Microsoft Forum di Milano.

«Voglio parlarvi del vostro Paese, che è stato un centro di innovazione per centinaia di anni, grazie ad artisti e scienziati, e che potrà continuare a esserlo. La digitalizzazione, che ha creato migliaia di miliardi di euro di valore e centinaia di migliaia di lavori ben remunerati in altre parti del mondo, è destinata a impattare positivamente anche sull’Italia e gli italiani» ha esordito così Alec Ross dinanzi alla platea del Microsoft Forum di Milano.

«Sì, sono stato consigliere per l’innovazione di Hillary Clinton quando era segretario di Stato e l’organizzatore del comitato delle politiche tecnologiche durante la campagna elettorale del Presidente Obama, ma soprattutto sono stato un imprenditore» ha spiegato Ross. «Dopo essermi laureato (in Storia) negli Stati Uniti, ho seguito per un anno i corsi di Storia medioevale all’università di Bologna. L’Italia è la mia seconda patria, mio nonno era abruzzese. È stato proprio il periodo all’Università di Bologna che ha acceso in me l’interesse per l’innovazione e l’imprenditoria e mi ha portato, dopo la laurea, ad aprire in uno scantinato una compagnia digitale che, crescendo, si sarebbe trasformata in un’impresa globale di successo. Sì, sono stato il. Ho iniziato una società in un basement. Volevo capire come si fa a usare gli strumenti digitali per costruire ricchezza. Eravamo in 3: in otto anni siamo passati a 200 persone che lavoravano in 100 paesi». Si riferisce a One Economy, la Ong fondata nel 2000, che è diventata la più grande organizzazione che si occupa di digital divide, con progetti in tutto il mondo.

L’Italia è composta da tantissime piccole e medie imprese. Cosa devono fare per progredire sulla strada della digitalizzazione?

1. Dare più potere alle donne
«I paesi e le aziende che fanno di più per migliorare le condizioni lavorative delle donne sono quelli che hanno più successo nel futuro. Non parlo di Silicon Valley, ma di paesi come Svezia, la Finlandia, Singapore, persino una parte della Cina. Le donne hanno quelle caratteristiche emozionali e pratiche che servono per far funzionare le imprese».

2. Prendere sul serio i giovani
«Nelle aree in cui possiamo accelerare la digitalizzazione, bisogna dare più potere alle persone di 20 e 30 anni. Non è un caso che Google, Facebook, Microsoft e tante altre aziende dell’era dell’informatica siano state fondate da persone non ancora trentenni, che vedono il mondo con occhi nuovi. È ovvio che questo comporta un rischio, ma se si vuole innovare, questo rischio occorre prenderlo».

3. Non aver paura di fallire
«Civilizzarsi vuol dire fallire. Nella Silicon Valley se fallisci ti dicono: “Ok, cosa hai imparato?”. E in Italia? Bisogna avere voglia di cogliere delle opportunità, di sperimentare».

 

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