Bamboccioni a chi?

Di
Redazione Millionaire
3 Agosto 2012

Hanno tra i 19 e i 30 anni. Considerano il posto fisso un incubo. Qualcuno si è messo in proprio con meno di 10mila euro. Tutti si sono realizzati nel lavoro. Dedicato a chi crede che per costruirsi un futuro servano tanti soldi e spalle coperte

Carlo Pastore

«Spegnete il cellulare e coltivate il vostro talento»

«Il posto fisso? Per me è il baretto sottocasa dove mi ritrovo con gli amici». Carlo Pastore, veejay della rete Mtv nella trasmissione Total Request Live, 24 anni, ha già fatto mille lavori. Ha appena pubblicato un libro con Mondadori Se fai un bel respiro (16 euro) e in futuro potrebbe lanciare una piccola casa editrice. «Sono un curioso in rivoluzione perenne, mi piace cambiare, vedere dove riesco ad arrivare. E allo studio sui libri preferisco la formazione sul campo: per me Mtv è una scuola in cui imparo il linguaggio dei media» continua Pastore. Il suo curriculum? Redattore per la rivista dell’associazione culturale RockIt (www.rockit.it), ufficio stampa dell’Heineken Jammin’ Festival, direttore artistico del festival musicale Mi Ami, partecipante a vari programmi tv. In mezzo a tutto questo, si è iscritto alla facoltà di Storia: non è arrivato alla tesi di laurea, forse perché ha anche firmato articoli su L’Espresso e Rolling Stone Italia. Non sorprende dunque che il suo libro sia stato scritto di notte, a Veruno (No), dove viveva prima di trasferirsi a Milano per gli studi universitari e in cui è presidente dell’associazione Ver1 Musica. «Per capire come scrivere ho dovuto cancellare in modo brutale centinaia di pagine già finite. Tema del libro, la storia di un giovane di provincia che non si rassegna ai percorsi preconfenzionati come il lavoro in un’azienda del posto o il gioco del flipper nel bar locale. Mi interessava spiegare che è sbagliato cedere alla rassegnazione e che il talento va coltivato nel luogo in cui si nasce: così la provincia non è più lo spazio del vuoto e della noia, ma un posto in cui si cresce. In ogni contesto è possibile trovare la dimensione della propria ambizione e poi tracciare il piano che si vuole seguire: perfino in amore è necessario pensare a un “love plan”, così come un imprenditore studia il business plan. Come farcela? Spegnete Internet, la televisione e il cellulare. E imparate a guardare dentro di voi».

Michele Finotto

«Già a 10 anni pensavo di avere un’azienda tutta mia»

Nel 2007 è stato l’unico italiano tra i finalisti del premio Giovani imprenditori europei assegnato dalla rivista americana BusinessWeek (e nel 2008, di italiani non ce n’era nemmeno uno). Michele Finotto, 24 anni, ha inventato nel 2006 un software per rintracciare gli errori del computer che oggi è stato adottato da migliaia di persone nel mondo. Si chiama 16bugs (http://16bugs.com), l’uso è gratuito per la versione più semplice, mentre quella più complessa costa da 6,26 e 77,56 euro al mese. In tre settimane il prodotto ha raggiunto il break even. «I costi di gestione sono molto limitati» minimizza Finotto, che dopo quattro mesi dalla nascita di 16bugs ha avviato con due soci un’azienda di consulenza e sviluppo programmi informatici in concorrenza con colossi del calibro di Ibm. Grazie a un finanziamento di 25mila euro, ricevuto da Angel investors, ha poi lanciato Unilife (http://unilife.it), sito di social network dedicato al mondo universitario. Lui è ancora iscritto al Politecnico di Milano ma non frequenta i corsi né sostiene esami. Meglio fare impresa, anche se nemmeno lì è tutto facile. «La parte commerciale di un’attività è il nostro tallone d’Achille: non abbiamo ancora adottato strategie di marketing, finora abbiamo trovato i clienti andando alle conferenze e spesso siamo stati cercati da loro. E poi c’è il solito problema: l’età. Molti non riescono ad avere fiducia in giovani come noi, preferiscono le garanzie di grosse aziende nonostante i loro tempi più lunghi e le loro fatture più salate. Ma questo non mi fa desistere dall’avere un’azienda mia: pensavo di mettermi in proprio già da quando avevo 10 anni. Non potrei mai lavorare in un ufficio in cui faccio le stesse cose tutti i giorni: mi piace cercare nuovi stimoli e spero di trovarne sempre. Chi lo sa, magari nel 2019 potrei anche fare tutt’altro. Un ristorante? Perché no!» esclama Finotto. Fatturati? Top secret.

INFO: http://wonsys.net

Gabriele Borga

19 anni, una Srl in tasca e 12 ore di lavoro al giorno

Genovese, è a pieno titolo il più giovane imprenditore d’Italia. Nel 2008, quando aveva 18 anni, è andato davanti al notaio per il primo vero investimento della sua vita: 10mila euro, la quota di capitale minima per costituire la Innovazione italiana Srl, una società che si occupa di produzione software e vendita di spazi pubblicitari on line. Il pallino per la programmazione accompagna Gabriele Borga da quando aveva 16 anni: un programma pensato per gli allenatori di nuoto (Gabriele è un grande nuotatore) gli fa guadagnare il Premio Perotto, dedicato alla migliore realizzazione informatica ligure. La somma necessaria a costituire la società gli è arrivata dalla vendita del suo primo software. Nella sede di Confindustria Genova, dove lo abbiamo incontrato, Gabriele Borga si comporta da padrone di casa. È la mascotte, e proprio in quegli uffici ha fondato, sotto l’ala del responsabile formazione Guido Torrielli, l’Associazione giovani informatici. Oggi guida da presidente e amministratore delegato uno staff di 15 collaboratori, età media 20 anni. «Ci occupiamo di creare portali Internet e di produrre contenuti editoriali, ma il nostro core business sarà sempre più incentrato sulla vendita di spazi pubblicitari». Al momento è il portale Nuotoliguria.it a garantire la maggior parte degli introiti, con circa 150mila pagine viste mensili e 100mila euro di fatturato grazie alla vendita della pubblicità. «Ma le nostre previsioni – spiega Borga – mirano più in alto. Google, i primi anni, non ha ricavato cifre da capogiro e poi tutti sappiamo com’è andata». In fase di progettazione un sistema integrato di incrocio domanda-offerta di spazi pubblicitari, che loro hanno chiamato “Ingp”: «Contiamo di farlo partire da settembre e siamo convinti che ci darà molte soddisfazioni, perché si tratta di un progetto che attualmente nessuno ha sviluppato. La ricetta magica non esiste – racconta Borga – ma certo la passione è fondamentale: io lavoro anche più di 12 ore al giorno, dormo spesso solo tre ore a notte». E poi l’ottimismo: «Per 100 cose che vanno bene, 10 vanno male: in California per accedere ai finanziamenti devi dimostrare di aver fallito almeno una volta». Un esempio estremo per dimostrare che quel che conta è crederci e provarci. Che poi è anche l’unico modo per uscire dalla crisi. INFO: www.innit.it

di Giovanni Battaglio

Sara Lenzi

«Il lavoro è musica per le mie orecchie»

«L’età è un vantaggio quando spiego cosa faccio: la mia idea è innovativa e il fatto di avere appena compiuto 30 anni attira l’attenzione». Tra 2007 e 2008 ha fondato a Bologna l’agenzia di design sonoro Lorelei. Il design sonoro studia il rapporto tra musica, spazio e movimento delle persone. «Il suono facilita la comprensione di una mostra, rendere piacevole un’attesa al telefono, far “vibrare” una vetrina» spiega Sara Lenzi, che propone installazioni musicali a negozi, studi professionali, spazi pubblici e siti. Al suo attivo, il premio Giovani imprese 2008 della Cna Bologna e il pareggio di bilancio nel primo anno di attività. E, soprattutto, la soddisfazione per aver trasformato la passione musicale in un lavoro al di fuori del mondo artistico. «Fare impresa non era il mio sogno. E iniziare non è stato facile, perché nessuno sapeva come inquadrarla dal punto di vista giuridico: era marketing o comunicazione?» prosegue Lenzi. «La musica è parte di me da quando ho iniziato a studiare pianoforte a Trento, mia città natale. La laurea in Filosofia della scienza, discussa a Parigi dopo gli studi universitari a Bologna, non mi ha impedito di suonare il sassofono in pubblico e diplomarmi in musica elettronica. La molla che mi ha spinto all’imprenditoria? I 5mila euro vinti con il mio progetto d’attività, presentato alla Provincia di Bologna. Una volta avviata Lorelei mi sono resa conto che il mondo era meno pronto ad accogliere le mie creazioni di quanto mi aspettassi. Per me il “posto fisso” è un incubo. Non è facile farsi largo in un mondo maschile come quello musicale e nemmeno in un ambiente in cui i giovani sono poco considerati. La gente pensa che un giovane può essere pagato poco. E se ne approfitta. Ma l’anno scorso, pur di farmi conoscere, ho accettato compensi inferiori e ora inizio a raccogliere i frutti. Tra un po’ farò suonare anche una vasca da bagno!» promette Lenzi.

INFO: www.loreleiproject.com

Maria Spezia, Millionaire 4/2009

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