Il “positive thinking” è obsoleto.
La produzione infinita di libri e riviste sul concetto del pensare positivo inizialmente ci ha fatto sognare, come ci fa sognare tutto ciò che sembra avere l’effetto della bacchetta magica. Ci dicevano che bastava pensare, desiderare fortemente una cosa, per ottenerla. Certo nessuno si è mai sbilanciato sul tempo che ci sarebbe voluto, ma a nessuno è realmente importato quanto tempo necessitasse.
Ci bastava sognare che era proprio così: desiderio = obiettivo raggiunto.
Poi, però, anno dopo anno è cresciuto dentro di noi un sospetto: vuoi vedere che ci fanno credere nelle favole perché hanno scoperto che ci piace farlo?
Ed ora il sospetto diventa realtà. Non solo, è un fatto scientifico.
Lien Pham, ricercatore dell’Univerisità di Los Angeles, ritiene che il solo pensiero positivo non riesce a portarci dove vorremmo. E’ l’azione a fare la differenza.
A questo proposito, è stato condotto un esperimento su alcuni studenti: coloro ai quali è stato chiesto di immaginare di superare un esame a pieni voti, in realtà, hanno preso voti bassi. Inoltre, dopo anni di osservazione, si è scoperto che i ragazzi più inclini a immaginare una vita lavorativa perfetta finiscono statisticamente con più facilità nel gruppo dei disoccupati o degli occupati insoddisfatti.
Sembra quasi che immaginare la perfezione e sognare a occhi aperti, sottragga energie al raggiungimento dei propri obiettivi.
Cambiare è la parola d’ordine. Il cambiamento determina un’attivazione totale in noi stessi e i muscoli della volontà, che in genere vengono atrofizzati da lavori di routine e insoddisfacenti, vengono immediatamente riattivati per fronteggiare situazioni nuove.
E’ il comportamento ad influire sui nostri pensieri ed emozioni.
Se stiamo bene, sorridiamo. Certo, il pensiero positivo ci spinge a pensare bene e quindi a sorridere. Ma è molto più importante, invece, partire dall’effetto. Se ci forziamo a compiere questa azione, notiamo subito un diretto benessere fisico. E infatti, studi australiani hanno evidenziato che se ci si forza a sorridere, davvero si sta meglio.
A favore di questa ipotesi, esiste un altro esperimento condotto con un gruppo di persone che simula una normale attività di ufficio, con capi e impiegati. Tutti coloro che ricoprono il ruolo di capi mostrano un livello di testosterone più alto di quello degli impiegati. Pur essendo solo una finzione, gli effetti fisici sono tutt’altro che irreali.
Se vogliamo una cosa, cominciamo con il desiderarla ma, immediatamente, passiamo all’azione.
Questo è ciò che raccomandano questi ricercatori.
Non limitiamoci all’idea: il pensiero è solo preparatorio, dobbiamo agire, anche semplicemente compiendo delle piccole azioni nella direzione di ciò che vogliamo. Fare concretamente un primo passo ci darà tante risposte a domande che prima neanche ci sognavamo di porci.
Fare ci aiuterà a raggiungere davvero l’obiettivo che ci siamo prefissi o anche, sorpresa delle sorprese, ci aiuterà a scoprire che forse quello che pensavamo fosse il nostro sogno, non era realmente ciò che desideravamo. Ed anche questo conta.
Raffaele Loscialpo
Raffaele Larry Loscialpo è autore de “I piccoli passi di un grande consulente, nuove strategie d’azione” (Ed. F.Angeli 2003), “Qhaosing – l’arte del management creativo” (Ed. Lulu 2011). Ha fondato Qhaosing®, cloud community sul cambiamento individuale, di gruppo e sociale e su Facebook “Italiani che si fanno da soli”, per la valorizzazione dello spirito imprenditoriale. Oggi dirige il Customer Service di una grande multinazionale americana nel settore Health Care.
(Fonte foto: utente Flickr Steve Slater (Wildlife Encounters))
E voi, volete iniziare ad agire per ottenere il cambiamento? Cominciate con noi a Roma, sabato 13 ottobre. Vi aspettiamo. Cambiare si può