Ha appena 31 anni, è l’inventore di Bing, il motore di ricerca che Microsoft gli ha acquistato per 100 milioni di dollari. Si chiama Lorenzo Thione. È partito a 21 anni dal Politecnico di Milano. Destinazione Texas. Ma il suo destino era la Silicon Valley
Per battere Google ci voleva un’idea. Lui l’ha trovata. Inventando un motore di ricerca in grado di comprendere il linguaggio umano. Si inserisce una frase o una domanda e Bing risponde. Lorenzo Thione, 31 anni, nel 2005 ha fondato Powerset, una società che puntava a sviluppare la nuova tecnologia a partire dagli studi di Linguistica computazionale. Tre anni dopo Microsoft l’ha acquisita per la cifra (mai confermata ufficialmente) di 100 milioni di dollari. Dal 3 giugno 2009 il nuovo motore di ricerca è stato lanciato, ed è cominciata la rincorsa di Microsoft nei confronti di Google. Ma la storia di questo ragazzo inizia 10 anni prima, quando parte dal Politecnico di Milano alla volta del Texas, per uno scambio internazionale di un anno.
Cosa ti ha spinto a varcare l’Oceano a 21 anni?
«L’idea fissa, fin da quando ero ragazzino, di andare negli Stati Uniti. C’è qualcosa nella cultura americana che mi ha sempre affascinato: capacità d’innovazione, meritocrazia, libertà imprenditoriale. Non sapevo esattamente cosa avrei fatto. Sapevo solo che dovevo andare. Poi è arrivata l’occasione giusta».
E qual è stata?
«Avrei voluto frequentare l’università in America, ma i miei genitori non potevano permetterselo, così mi sono iscritto alla facoltà d’Ingegneria a Milano. Al terzo anno c’era la possibilità di partecipare al programma di scambi internazionali: un periodo di studi presso un’università straniera per sostenere degli esami e conoscere una nuova cultura. Non ci ho pensato due volte. Ho scelto l’Università del Texas, ad Austin, perché era la più adatta per il mio programma accademico. Sono partito con una borsa di studio, dovevo rimanere un anno. Ma sia io sia la mia famiglia sapevamo che non sarei più rientrato. Tra i tanti corsi che era possibile frequentare, c’era quello di Linguistica computazionale. Sono andato dal professore per convincerlo a prendermi tra i suoi studenti. E da questo ramo dell’intelligenza artificiale, dedicata alla comprensione del linguaggio umano da parte di un computer, è iniziata tutta la mia storia».
Qual è stata la tua idea vincente?
«Applicare questi studi ai motori di ricerca. Dopo la laurea all’Università del Texas ho ottenuto un posto come ricercatore al Parc (Palo Alto Research Center), nella Silicon Valley, il più grande laboratorio di tecnologie informatiche e digitali del mondo, dove la Linguistica computazionale viene studiata da 30 anni. Qui ho incontrato Barney Pell, il mio futuro socio. Barney aveva qualche anno più di me, conosceva bene il mercato, e riteneva che quello fosse il momento giusto per sviluppare un motore di ricerca basato sull’interpretazione del linguaggio umano».
Dall’idea all’impresa: in tre anni hai creato Powerset.
«È stata un’esperienza entusiasmante. Come una corsa sulle montagne russe. Avevo 23 anni e nessuna competenza finanziaria e commerciale. Mi sono dovuto trasformare in imprenditore. Insieme a Barney dovevo raccogliere i fondi per avviare la nostra impresa. Nella Silicon Valley ci sono tantissimi venture capitalist pronti a investire nelle idee dei giovani ricercatori, ma bisogna convincerli che il tuo è il business su cui puntare. Ho imparato cosa vuol dire ipotizzare i possibili scenari, programmare, negoziare. Gli investitori ci davano 90 secondi di tempo per convincerli della bontà dell’operazione. E in un anno ce l’abbiamo fatta».
Quanti soldi hai ottenuto?
«Due milioni e mezzo di dollari per avviare l’azienda. Abbiamo iniziato in tre, ognuno con il suo computer, e una sede in comodato presso il fondo di investimento che ci aveva finanziato. Ho imparato tutto sul campo. Ho scoperto che fare impresa era nel mio Dna. E che le mie aspettative sugli Stati Uniti non erano sbagliate».
È così facile creare un’impresa nella Silicon Valley?
«Immaginate la Silicon Valley come un’area piena di energia. Qui le persone interagiscono molto più che altrove, c’è voglia di creare valore. L’età media dei ricercatori è bassissima, tante sono le idee che nascono e altrettanti gli investitori pronti a scommettere sui nuovi business tecnologici, anche grazie a norme amministrative e fiscali favorevoli».
Qual è stato momento più difficile?
«Dopo il primo anno di avvio della società. Ero responsabile di un organico che cresceva a vista d’occhio (25 persone nel 2006, 60 nel 2007), ma eravamo ancora in fase di sviluppo del prototipo. I nuovi finanziamenti non arrivavano. E gli stati d’animo erano molto altalenanti. Un giorno dicevo: “siamo sulla strada giusta”. Il giorno dopo: “dobbiamo fare i bagagli e tornare a casa”. Ma questi sono stati i momenti in cui ho imparato di più».
Perché la Microsoft si è interessata a Powerset?
«Microsoft cercava un’idea per un nuovo motore di ricerca che facesse concorrenza a Google. Avevano un progetto che si chiamava Bing (dalla crasi di big thing, la “grande cosa”, ndr), ma non avevano ancora trovato la strada giusta. Hanno sentito parlare della nostra tecnologia, sono venuti da noi per vedere di cosa si trattava. Nel febbraio 2008 ci hanno proposto una partnership, in agosto il contratto è stato concluso».
Per la modica cifra di 100 milioni di dollari…
«L’importo non è mai stato rivelato, né da parte nostra né di Microsoft. Ma qualunque esso sia, non sono state considerazioni di tipo monetario a farmi fare questo passo. La cosa più bella è vedere che c’è qualcuno che crede nelle tue idee e ti dice: “Vai, e costruisci in base alla tua visione”. Grazie a Microsoft ho potuto portare avanti il mio progetto e condurre in un porto sicuro le tante persone che lavoravano per me».
Come è cambiata la tua vita dal 2008?
«La cessione di Powerset mi ha dato l’opportunità di dedicarmi a diversi progetti imprenditoriali, anche in campi lontani dall’information technology, come la produzione teatrale. (Thione sta producendo un musical che debutterà a Broadway nel 2012, ndr)».
Cosa ha contato di più nel successo della tua impresa?
«La determinazione, la voglia di fare, la creatività. Ma c’è un fattore che fa la differenza: la capacità di interagire con le persone. Se hai un’idea, devi essere in grado di presentarla, comunicarla e ottenere dei riscontri. La vita di un imprenditore ha una forte componente sociale».
INFO: www.bing.com
Identikit
Lorenzo Thione è nato a Mariano Comense (Co) e cresciuto a Milano. Iscritto a Ingegneria informatica al Politecnico di Milano, nel 2000 si trasferisce negli Stati Uniti per studiare presso l’University of Texas dove si laurea in Computer science. Poi entra come ricercatore presso il Palo Alto Research Center (www.parc.com). Nel 2005 fonda Powerset, e mette a punto un nuovo motore di ricerca basato sull’analisi semantica delle frasi. Nel 2008 Powerset è acquisita da Microsoft. Attualmente Thione gestisce il team degli sviluppatori di Bing. INFO: www.powerset.com
l’idea vincente di Bing
Un computer capace di comprendere il linguaggio umano. È questa l’idea che c’è dietro il motore di ricerca inventato da Thione. Com’è possibile? «Ho studiato degli algoritmi che fanno l’analisi logica, grammaticale, sintattica di quello che un utente digita quando fa una ricerca on line» spiega Thione. «Facciamo un passo indietro: l’analisi logica ci dice quali sono i “mattoni” di cui si compone una frase (per esempio soggetto, predicato, complemento oggetto). L’analisi sintattica ci spiega quali sono le regole che compongono una frase. La stessa cosa fanno gli algoritmi, cioè le “sequenze di istruzioni” che noi informatici diamo al computer. Ma non è tutto cosi facile. Se ci limitassimo solo a questo passo avremmo molte risposte ambigue. Per esempio, se digitiamo nel motore di ricerca “Microsoft si è mangiata Powerset” l’algoritmo lo può interpretare in senso letterale: “Microsoft ha inghiottito Powerset”. Il nostro linguaggio, infatti, ha diverse sfumature che utilizziamo a seconda del contesto. Per far capire a un computer che Microsoft non ha letteralmente “mangiato” Powerset, ma l’ha acquisita, ci serviamo dell’analisi numerica, che ci dice che statisticamente le società non “mangiano”». La versione completa di Bing (cioè quella che utilizza la tecnologia Powerset) è disponibile per ora solo negli Stati Uniti. In Italia, come nel resto del mondo, è in versione beta (cioè non definitiva).
l’esperto
«Google non ha rivali, ma Bing offre di più»
Grazie all’idea rivoluzionaria di Thione, la Microsoft ha deciso di dichiarare guerra a Google per la supremazia dei motori di ricerca. Ce la farà? L’abbiamo chiesto a Marco Montemagno, fondatore di diverse società che operano nel campo del Web (http://augmendy.it).
«Impossibile. Google è lontana anni luce, sia in termini di mercato sia di tecnologia. Ma quello che sta avvenendo con Bing è che per la prima volta si presenta un potenziale concorrente in grado di erodergli una parte delle quote di mercato. E, visto il valore della “torta” (soltanto Google nel 2009 fatturava 27 miliardi di dollari), anche un punto percentuale significa molti soldi». Ma quali sono le differenze tra i due motori di ricerca? «L’analisi del risultato. Anche su Google si possono inserire delle frasi, ma i risultati che otteniamo sono i siti che hanno maggior “attinenza” con la frase inserita, oltre a quelli più “linkati” da altre pagine web. Google, infatti, reputa che più un sito è linkato (cioè collegato con link che provengono da altre pagine web), più è autorevole, quindi viene messo ai primi posti dei risultati di ricerca. Bing fa qualcosa di diverso: analizza il significato della frase e ci dà risultati in base a quel significato. I risultati ottenuti con Bing ci aiutano a prendere delle decisioni (è anche conosciuto come decision engine). Per esempio, se devo fare un viaggio e interrogo Bing, otterrò come risultato non solo i siti che parlano di viaggi, ma anche quelli con gli orari dei treni che arrivano prima a destinazione». Se volete metterli a confronto: www.bing-vs-google.com
Tiziana Tripepi, Millionaire 5/2011